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Protocollo d’intesa per la valorizzazione paesaggistica degli orti urbani

Dattolo: "L’intesa getta le basi per sviluppare un nuovo modo di vivere"

orti urbani
Foto di Couleur da Pixabay

Gli assessori regionali Alfonso Dattolo (urbanistica e governo del territorio) e Michele Trematerra (agricoltura), con il direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria Francesco Prosperetti, hanno sottoscritto, oggi, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro nella sede della Presidenza della Giunta di palazzo Alemanni, il protocollo di intesa per l’individuazione, la creazione e la valorizzazione agricolo-paesaggistica degli spazi pubblici urbani e periurbani. All’incontro con i giornalisti  – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta – erano presenti anche il dirigente generale del Dipartimento urbanistica Saverio Putortì e il consigliere regionale Candeloro Imbalzano.

“Un accordo – ha spiegato l’assessore Dattolo – che da continuità pratica al Qtr Paesaggistico contenente la più importante strategia della Calabria come paesaggio parco da valorizzare. L’intesa getta le basi per sviluppare un nuovo modo di vivere attraverso la rigenerizzazione del paesaggio che, attraverso un nuovo modo di sostenere la qualità dell’abitare, sia urbano sia rurale, avrà ricadute positive anche in termine economici e turistici”.

L’assessore Trematerra ha esordito affermando che quando pensa che nel 2050 si stima che la popolazione del pianeta possa raggiungere i dici miliardi di persone, immagina che “la crescita sostenibile possa esserci principalmente attraverso i beni che possediamo. E tra tutti il bene più importante è la terra e, quindi, l’agricoltura”. “Noi – ha rimarcato – non dobbiamo sfruttare i tetti dei grattaceli per far nascere gli orti urbani perché abbiamo immensi spazi da utilizzare e recuperare. La normalità è un concetto non un fatto fisico. Quindi vogliamo utilizzare e mettere a disposizione gli spazi urbani da affidare alla cittadinanza. Sulla programmazione comunitaria – ha sottolineato ancora l’esponente della Giunta regionale – ci giochiamo il futuro della Calabria. Il protocollo che abbiamo sottoscritto oggi è un punto di partenza. Con questa intesa, che genera rapporti di scambio, collaborazione e cooperazione tra i soggetti firmatari, puntiamo a stimolare una maggiore interazione tra i cittadini, gli spazi urbani, il territorio, il paesaggio e le istituzioni”.

Secondo Prosperetti “pensare all’agricoltura come strumento per riqualificare gli spazi urbani è la rivincita del paesaggio: la precondizione per attivare un nuovo modello di crescita e di sviluppo. Perciò, oggi, con questa intesa, ci auguriamo di portare in città la qualità del paesaggio attraverso il recupero del nostro giardino mediterraneo”.

Per l’attuazione del protocollo d’intesa sarà costituito un Tavolo di concertazione che dovrà sviluppare strategie per indirizzare gli enti territoriali, ed in generale la collettività, e  per programmare le successive attività che, nello specifico, riguardano: specificazione dei criteri di individuazione delle aree oggetto di possibili interventi di riequilibrio; identificazione delle aree più degradate o destrutturate o in conflitto con aree di interesse naturale e/o storico-culturale da sottoporre ad interventi trasformativi; attivazione programmi per la riqualificazione di paesaggi degradati attraverso l’elaborazione di strategie per la ricostruzione dei margini urbani, la creazione di parchi urbani agricoli multifunzionali, di orti urbani e fattorie didattiche; qualità del paesaggio urbano e naturale (gli spazi pubblici, i giardini, il centro storico); potenziare il sistema del verde, di interesse ecologico e fruitivo (sistema delle acque, fasce tampone, riforestazione, percorsi, attrezzature, fasce di “filtro” e “protezione”) in grado di espandersi dal centro alle  aree peri-urbane; azioni di riqualificazione delle aree periurbane da destinare a usi rurali, ricreativi con una buona dotazione di risorse naturali (boschi, siepi), anche attraverso la formazione di parchi agricoli e accordi con i produttori (greenbelt); azioni di ricomposizione ecologica e paesistica dei margini urbani per migliorare il paesaggio di transizione dalla città alla campagna aperta; individuare le aree di maggior degrado fisico e sociale ed intervenire con progetti di ricomposizione e riqualificazione degli spazi pubblici; sostenere le attività agricole delle aree periurbane con  la formazione di mercati di prossimità, integrandola con attività per il  tempo libero, la gestione del verde, anche attraverso la formazione di parchi agricoli.

Per la selezione destinata agli enti  locali si procederà con specifici bandi da finanziare con la nuova programmazione comunitaria 2014/2020. Il protocollo ha la validità di tre anni.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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