Rinnovabili • Beach Litter 2022

Legambiente presenta l’indagine Beach Litter 2022 e le iniziative di Spiagge e Fondali Puliti

Su 53 spiagge e 14 regioni sono stati censiti quasi 45.000 rifiuti. Oltre al documento di indagine presentato, l’associazione ha lanciato per il fine settimana 13-15 maggio più di 70 eventi di monitoraggio e pulizia delle spiagge

Beach Litter 2022

70 iniziative per Spiagge e Fondali puliti

(Rinnovabili.it) – Ogni 100 metri, su una spiaggia italiana, ci sono in media 834 rifiuti: questi i dati allarmanti riportati in Beach Litter 2022. Gran parte di questi (l’84%) sono rifiuti di plastica, il 46% sono oggetti monouso, spesso tra quelli messi al bando dalla Direttiva SUP. Bastoncini cotonati, cannucce, contenitori per l’asporto, dunque, benché banditi continuano a sporcare le nostre coste.

La presentazione Beach Litter 2022 è stata accompagnata dal lancio di Spiagge e Fondali puliti, la campagna di monitoraggio e pulizia dei rifiuti. “Riprendiamoci la spiaggia!”, lo slogan di quest’anno. La campagna è realizzata con il supporto di Sammontana, Biotherm e del Gruppo Esposito, con l’Erasmus Student Network. L’edizione 2022 prevede già più di 70 iniziative, distribuite in 17 regioni, che si terranno tra il 13 e il 15 maggio e nel corso del mese di giugno. Saranno coinvolti decine di enti, scuola, comuni e associazioni.

Gli eventi saranno diversificati. Ci saranno momenti di pulizia e riqualificazione come a Marina di Acate (RG), ma anche momenti di acqua-trekking come a Montoro (AV), pulizia di siti di interesse storico a Selinunte (TP), dei fondali a Polignano a Mare (BA) e di sensibilizzazione, come il flash-mob che, a Terracina (LT) chiederà un porto aperto, pulito e sicuro.
Parte rilevante degli eventi sarà inserita in Youth4Planet, il progetto che coinvolge giovani da Palermo, Trani, Perugia, Ravenna, Quartu Sant’Elena, Nettuno, Palmi e Termoli. Qui si puliranno spiagge, si faranno visite naturalistiche, attività di fitness funzionale e yoga all’aperto e momenti di sensibilizzazione sugli ecosistemi marini.

Beach Litter 2022

L’indagine condotta da Legambiente, nell’edizione di quest’anno, offre un quadro dell’emergenza rifiuti abbandonati lungo le coste. Beach Litter 2022 si configura come una grande campagna di citizen science. Essa infatti adotta un protocollo di campionamento e catalogazione dei rifiuti per tutte le spiagge. Sono 834 i volontari e le volontarie dei circoli locali di Legambiente impegnati in queste attività.

I dati forniti non rassicurano: su 53 spiagge e 14 regioni sono stati censiti quasi 45.000 rifiuti. Le regioni coinvolte – Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lombardia, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna, Veneto – presentavano infatti 44.882 rifiuti su una superficie di 271.500 mq.
Beach Litter 2022 ci mostra dunque che abbiamo 834 rifiuti ogni 100 metri. Cioè che, a ogni passo, incontriamo 8 differenti rifiuti. Siamo ampiamente al di sopra del valore soglia stabilito a livello europeo. Secondo l’UE, infatti, possiamo ritenere una spiaggia in buono stato ambientale se su di essa troviamo al massimo 20 rifiuti ogni 100 metri di costa.

Beach Litter 2022: sulle nostre spiagge rifiuti già messi al bando

Tra i rifiuti abbandonati primeggia la plastica, con l’84% degli oggetti rinvenuti (37.604 su 33.882). Seguono metallo, con 2.004 oggetti, ossia il 4,5% dei rifiuti abbandonati, e carta e cartone, con 1920 oggetti, il 4,3%. All’ultimo posto il vetro e le ceramiche che, con 1566 oggetti, rappresenta il 3,5% dei rifiuti.
Il problema principale resta la diffusione dei prodotti usa e getta, che costituiscono infatti il 46% dei materiali rinvenuti, nonostante siano stati già in larga parte banditi.

La Direttiva Europea SUP infatti ha già normato la riduzione della plastica monouso, vietando la produzione e commercializzazione di una serie di prodotti e imponendo obbligo di marcatura di quelli consentiti. Nonostante questo, le nostre spiagge restano piene di oggetti di questo genere. Primato assoluto per le bottiglie e i contenitori di plastica (compresi anelli e tappi), che i volontari hanno trovato ben 6.564 volte. Al secondo posto i mozziconi e le reti da pesca e acquacoltura (rinvenuti rispettivamente 3836 e 3610 volte). Seguono cotton fioc, cannucce, contenitori per alimenti, bicchieri e buste di plastica. Infondo alla classifica, ma con un importante impatto ambientale, gli assorbenti igienici e i palloncini di gomma.

Beach Litter 2022: top ten dei rifiuti abbandonati

Il 64% del totale dei rifiuti è rappresentato da 10 tipologie di oggetti.
1) oggetti e frammenti di plastica tra i 2,5 e i 50mm, che sono il 14,7% del totale dei rifiuti raccolti.
2) mozziconi di sigaretta, con l’8,5%.
3) pezzi di polistirolo tra i 2,5 e i 50 cm, pari all’8,4%.
4) tappi e coperchi in plastica (7,9%).
5) stoviglie usa e getta (6,1%).
6) bottiglie e contenitori in plastica per bevande (4,8%)
7) reti o sacchi per mitili e ostriche (4,7%)
8) cotton fioc in plastica, che sono il 4,5% nonostante in Italia siano stati messi al bando a vantaggio di alternative sostenibili e compostabili.
9) oggetti e frammenti di plastica espansa (2%)
10) altre bottiglie e contenitori in plastica (1,9%).

“Anche quest’anno Spiagge e fondali puliti ritorna con uno straordinario lavoro di citizen science, con centinaia di volontari che hanno compiuto il monitoraggio dei rifiuti dispersi sulle nostre spiagge e con una straordinaria rete e di collaborazione fra associazioni, istituzioni, cittadini e imprese, che decidono rendersi protagonisti indossando i guanti come atto di protesta e di azione. — ha commentato Giorgio Zampetti, Direttore Generale Legambiente — Un’edizione particolarmente importante, visto che il 2022 si è aperto con il recepimento in Italia della direttiva europea SUP (Single Use Plastics) e nella settimana in cui è stata approvata finalmente la Legge Salvamare che permette ai pescatori di liberare il mare dai rifiuti.

Risultati su cui ci siamo impegnati molto e che rappresentano senza dubbio un segnale positivo, in risposta all’SOS che ci lanciano le nostre spiagge anche con il monitoraggio di quest’anno. L’usa e getta in plastica, come confermato dall’indagine Beach Litter 2022, resta tra le principali cause di inquinamento in mare e minaccia per l’ecosistema marino. L’impegno deve essere ora quello di proseguire in questa direzione, lavorando sulla sensibilizzazione delle persone, sulla gestione e il riciclo dei rifiuti, l’infrastrutturazione dei porti, altrimenti la sola messa al bando non sarà sufficiente”.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.