Rio+20, via al nuovo modello economico

Per superare la crisi attuale, c’è bisogno di prendere delle decisioni in un orizzonte temporale di breve periodo, ma vogliamo che i leader mondiali mantengano la prospettiva di lungo termine della sostenibilità

Sostenibilità vuol dire soddisfare le nostre necessità quotidiane senza limitare la capacità delle generazioni future di soddisfare le loro. Secondo il WWF, il ritmo al quale viviamo ci ha portato a consumare dal 2005 ad oggi il 30 % in più rispetto alle risorse che il pianeta può realmente offrire. Siamo già in ritardo, è diventata una questione urgente, eppure non abbiamo ancora capito appieno cosa veramente significhi vivere in un mondo finito.

È questa la realtà che i governi devono affrontare a Rio de Janeiro nel prossimo mese di giugno quando si incontreranno al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, Rio+20. Bisognerà raccogliere due sfide: trovare un accordo su principi vincolanti per l’ecologizzazione dell’economia e la simultanea eliminazione della povertà; creare un quadro istituzionale mondiale per lo sviluppo sostenibile.  Dobbiamo costruire un mondo diverso. È più economico prevenire i problemi che rimediarvi. È il momento in cui possiamo riuscire a dare una base sostenibile alle nostre economie. A Rio, le Nazioni Unite devono costruire insieme un nuovo ordine economico.

Ecologizzare la nostra economia implica un ripensamento dei modelli attuali di consumo e produzione. Sono le decisioni e le azioni quotidiane degli attori della società civile che renderanno sostenibili le nostre economie e i nostri stili di vita. Lanciamo un appello ai leader politici perché dichiarino a Rio il loro impegno nei confronti di una tabella di marcia per un’economia verde con obiettivi e meccanismi di monitoraggio chiari che garantisca una transizione verso un’economia verde che sia efficiente sotto il profilo economico, giusta sotto quello sociale e rispettosa dell’ambiente. Ci preme sottolineare che questo processo di transizione deve essere accompagnato da un dialogo costante con la società civile.

In termini concreti, possiamo arrivare a un consumo e a una produzione sostenibili impiegando un ampio spettro di strumenti politici, tra cui misure regolamentari, strumenti di politica fiscale, appalti pubblici verdi, ricerca nell’eco-innovazione e incentivi. Nel momento in cui prendiamo provvedimenti per affrontare la crisi, dobbiamo stare attenti a che la crescita non significhi arrecare un danno all’ambiente. Si tratta di una sfida che l’Ue può e deve contribuire a raccogliere. È mia convinzione personale che l’UE può assumere una posizione di leader nei negoziati multilaterali in questo campo, grazie all’esperienza, alle competenze specifiche, alle tecnologie e alle risorse di cui dispone.

Riteniamo che l’ecologizzazione dell’economia sia un’opportunità per le imprese. La sostenibilità non è una moda passeggera; è un nuovo modello imprenditoriale con benefici strategici di lungo termine. Questo nuovo modello va ben al di là della responsabilità sociale delle imprese perché influenza l’approccio globale all’attività imprenditoriale, lungo tutta la catena del valore. Chiediamo ai nostri leader politici di definire un quadro politico per l’economia verde chiaro, stabile e prevedibile tale da creare nelle imprese la fiducia per effettuare gli investimenti necessari. Ciò non soltanto darebbe all’Europa il vantaggio dell’essere la prima ad agire in questo senso, ma creerebbe anche posti di lavoro ad alta intensità di conoscenza.

Allo stesso tempo, bisognerebbe integrare maggiormente la dimensione sociale in modo che la transizione verso un’economia sostenibile si accompagni ad una crescita che elimini la povertà e l’ingiustizia sociale. A tal fine, esortiamo i leader politici perché rinnovino il loro impegno nei confronti del conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio e perché adottino misure aggiuntive sostenute dai finanziamenti necessari. Chiediamo in particolare ai paesi sviluppati di dare attuazione concreta al loro impegno di destinare lo 0,7 % del loro reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo.

Sono lieto di constatare come il progetto preliminare (lo “zero draft”) che forma la base dell’accordo finale dei Rio+20 riconosca i limiti del PIL come misura del benessere. Naturalmente, le proposte di indicatori alternativi devono essere sottoposte a un dialogo pubblico a tutto raggio. È a questo fine che il Comitato economico e sociale europeo (CESE) raccomanda l’istituzione di un Consiglio per lo sviluppo sostenibile e un’Agenzia per l’Ambiente delle Nazioni Unite, oltre a sostenere la proposta già avanzata di un mediatore per le generazioni future.

 

Il lavoro del Comitato economico e sociale europeo per la Conferenza Rio+20 rispecchia il mio impegno politico volto a coinvolgere le persone nella promozione di un’Europa sostenibile. “GO sustainable, BE responsible!” (“Diventa sostenibile, sii responsabile!”) è il messaggio che il CESE rivolge al prossimo vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile Rio+20 ed è anche il titolo del convegno da noi organizzato gli scorsi 7 e 8 febbraio per assicurare un contributo della società civile europea al vertice. Il CESe ha lavorato perché le organizzazioni della società civile di tutta Europa formulassero un deciso messaggio comune indirizzato ai leader europei e mondiali in vista del vertice di Rio+20. Concordiamo tutti nel volere che i nostri leader siano più ambiziosi in termini di obiettivi, scadenze, finanziamenti e impegni.

Il vertice mondiale di Rio+20 non risolverà da un giorno all’altro i problemi del mondo. Esso può, tuttavia, mobilitare le volontà, riunire le energie e favorire il cambiamento imprimendo un nuovo slancio allo sviluppo sostenibile.. Dobbiamo continuare a lavorare per far sì che la sostenibilità sia sistematicamente e coerentemente integrata nelle nostre politiche e nei nostri comportamenti.

Immaginiamo che ciascuno di noi faccia un gesto piccolo ma significativo per l’ambiente che ci circonda. Immaginiamo la somma di 7 miliardi di questi gesti: Solo se lo vogliamo riusciremo a rendere la nostra Terra vivibile per le generazioni future.

 

di Staffan Nilsson, Presidente del Comitato economico e sociale europeo

 

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