A Roma spuntano due balene da un mare di plastica usa e getta

Greenpeace in azione a Roma con una nuova installazione per denunciare i danni dell’inquinamento da plastica. Costa: “Nella lotta, istituzioni, cittadini e aziende devono fare fronte comune”

plastica usa e getta
Foto di Lorenzo Moscia/Greenpeace

 

Anche le aziende devono fare a loro parte nella riduzione della plastica usa e getta

(Rinnovabili.it) – Due enormi balene sono spuntate questa mattina nel centro di Roma: i cetacei, riprodotti a grandezza naturale, emergono emblematicamente da un mare di plastica usa e getta, da cui fanno fatica a districarsi. È la nuova installazione realizzata da Greenpeace Italia davanti al Pantheon per accompagnare il lancio del report “Stessa spiaggia, stessa plastica”. Il documento contiene i risultati del lavoro svolto dall’associazione su sette spiagge italiane: tra maggio e giugno, infatti, sulle coste di Bari, Napoli, Trieste, Palermo, Fiumicino, Chioggia e Parco Regionale di San Rossore, i volontari di Greenpeace hanno organizzato una campagna di raccolta e catalogazione dei rifiuti in plastica abbandonati sugli arenili. Un lavoro puntuale – condotto seguendo il protocollo del Brand Audit – che ha portato alla selezione della spazzatura per categoria merceologica (imballaggi per alimenti, l’igiene domestico o personale), tipologia di plastica (polimero) e, laddove possibile, la “casa madre”.

I risultati, sebbene limitati a un numero ristretto di spiagge non solo confermano, ancora una volta, come la plastica rappresenti la tipologia di rifiuto più diffusa, ma evidenziano come la sua presenza non risparmi neppure le aree protette. Sul lido in prossimità della foce del fiume Serchio, all’interno del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli (Toscana) sono stati recuperati oltre 4700 litri di plastica.

 

Greenpeace Italia
Foto di Lorenzo Moscia/Greenpeace

 

Tra tutti i rifiuti raccolti, i contenitori e gli imballaggi per alimenti risultano essere i più diffusi: circa il 90 percento della plastica abbandonata in totale. Non si può conoscere ovviamente l’identità di chi ha gettato i rifiuti, ma per l’80% degli imballaggi abbandonati è stato possibile identificare i marchi di appartenenza: appartengono a Coca Cola, San Benedetto, Ferrero, Nestlé, Haribo e Unilever. “È necessario – afferma Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – che i grandi marchi si assumano le proprie responsabilità di fronte a questo grave inquinamento, partendo dalla riduzione dei quantitativi di plastica usa e getta immessi sul mercato”.

 

plastica usa e getta
Foto di Lorenzo Moscia/Greenpeace

 

Una visione fortemente condivisa dal neo ministro all’Ambiente, Sergio Costa, secondo cui le imprese “devono diventare i nostri primi alleati nel passaggio, sempre più necessario, a un modello di economia circolare”. “La plastica inquina il nostro pianeta, in particolare i nostri mari, rendendo impossibile la vita delle specie che li abitano”, ha aggiunto Costa commentando positivamente la nuova iniziativa dell’associazione. “Nella lotta intrapresa all’uso della plastica, istituzioni, cittadini e aziende devono fare fronte comune”.

 

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