Troppi shopper fuorilegge nella Grande distribuzione organizzata

La legge sulle buste di plastica non viene ancora rispettata ovunque. In Campania e Basilicata il record del finto biodegradabile

Troppi shopper fuorilegge nella Grande distribuzione organizzata

 

(Rinnovabili.it) – L’Italia è uno dei paesi più avanti a livello mondiale sul fronte della sacchetti biodegradabili. Tra i primi a proibire le shopper tradizionali, a luglio dello scorso anno abbiamo anche approvato le prime sanzioni per chi commercializza buste di plastica che non rispettano la normativa europea UNI EN 11432. Nonostante ciò alcuni strascichi di illegalità continuano a rimanere come rivela oggi Legambiente. Attraverso i suoi circoli locali e comitati regionali, l’associazione ha avviato lo scorso anno una campagna di monitoraggio per valutare il rispetto della legge di messa al bando delle buste non compostabili. Si è così scoperto che su 37 sacchetti per la spesa prelevati presso diversi punti vendita della Grande distribuzione organizzata, ben 20 (il 54% del totale) sono risultati non conformi. Gli shopper fuorilegge sono stati rinvenuti in  Campania (7 sacchetti), Basilicata (6), Puglia (3), Calabria (3) e Lazio (1).

“Siamo di fronte ad un diffusa situazione di illegalità nel settore delle buste per l’asporto delle merci, e questo è evidente nonostante abbiamo evitato di fare verifiche sui tanti piccoli negozi commerciali e sui mercati rionali, dove la situazione è visibilmente ancor più grave, anche a causa di una azione capillare da parte di alcuni distributori che vendono, anche online, sacchetti palesemente fuori legge”, ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani.

 

A livello provinciale la situazione peggiore è quella di Potenza (6 sacchetti fuori legge), seguita da Avellino, Bari e Napoli (3), Vibo Valentia (2), Benevento, Catanzaro e Roma (1). Suddividendo i 20 casi di sacchetti fuori legge per punti vendita delle aziende della Grande distribuzione, si ottiene questa classifica: Sigma (5 sacchetti non conformi), A&O (3), Crai, Eurospin e Sisa (2), Conad, Despar/Eurospar, Eurocisette, Imagross, M.A. Supermercati/Gros, Maxisidis/Intersidis (1). Legambiente ricorda come per essere realmente a norma i sacchetti debbano avere contemporaneamente tre elementi imprescindibili: la scritta “biodegradabile e compostabile”, la citazione dello standard europeo “UNI EN 13432:2002” e  il marchio di un ente certificatore che tutela il consumatore come soggetto terzo (Cic, Vincotte e Din Certco sono i più diffusi). Quindi, occhio allo shopper!

Articolo precedenteUltimatum all’Ue: tra 2 anni stop al gas russo tramite l’Ucraina
Articolo successivoInternet rischia la fusione per il global warming

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!