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Stefania Prestigiacomo, il nuovo Ministro dell’Ambiente

Chi è la giovane Ministro dell'Ambiente, la storia di questo importante dicastero e dei suoi Ministri

Una delle quattro donne del nuovo esecutivo Berlusconi é Stefania Prestigiacomo, entrata per la prima volta alla Camera nel’94. Nata a Siracusa il 16 dicembre 1966, é figlia di imprenditori siracusani, impegnati nel settore delle materie plastiche. E’ laureata in Scienze della Pubblica Amministrazione e sposata con Angelo Bellucci, notaio, coordinatore provinciale di Forza Italia. Nel 1990, a 23 anni, è stata eletta presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Siracusa.
E’ madre di un figlio, nato durante il suo primo incarico ministeriale.
Il suo ingresso in politica é avvenuto sulla scia del coniuge e dello zio Santi Nicita (ex Presidente DC della Regione Sicilia), appunto con l’esordio del nuovo movimento politico di Silvio Berlusconi, Forza Italia, nel 1994. Alle elezioni politiche di quell’anno, infatti, la Prestigiacomo viene eletta alla Camera dei Deputati nella lista proporzionale del partito.
Nei successivi governi Berlusconi è stata ministro delle Pari Opportunità per cinque anni, mentre nella passata legislatura é stata membro dell XI Commissione – Lavoro Pubblico e Privato ed ha presentato come prima firmataria diverse proposte di legge come “Disposizioni in materia di pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive”, “Nuove disposizioni in materia di contrasto dei reati di violenza sessuale”, “Disposizioni in materia di prostituzione”, “Modifiche alla legge in materia di adozione e affidamento internazionali”, “Modifica al decreto legislativo per l’ampliamento delle agevolazioni in materia di riposi e permessi in favore dei lavoratori con figli affetti da handicap grave”.

h4{color:#D3612B;}. Storia del Ministero dell’Ambiente

All’epoca del primo governo Craxi (Psi), nel 1986, con la Legge n. 349 viene istituito il Ministero dell’Ambiente, disponendo che: «E’ compito del Ministero assicurare, in un quadro organico, la promozione, la conservazione ed il recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività ed alla qualità della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall’inquinamento».
Fu una legge che significò un passaggio fondamentale nella politica ambientale italiana. Non solo viene istituito uno specifico Ministero ma sono introdotte nel ordinamento la valutazione di impatto ambientale ed il concetto di danno all’ambiente con il relativo obbligo di risarcimento. La legge costituisce così la prima struttura organica di tutela ambientale poiché contiene disposizioni di principio e direttive di attuazione rilevanti per la questione ambientale. Infine grazie alla legge sono introdotte innovazioni per la difesa degli interessi dell’ambiente come bene pubblico e la possibilità concreta di configurare la responsabilità civile per danno all’ambiente.

*Cronologia dei governi e il relativo Ministro dell’Ambiente*

_Qui di seguito l’elenco in ordine cronologico inverso (dai giorni nostri al 1986)_

II° Governo Prodi – (maggio 2006 – aprile 2008)
*Alfonso Pecoraro Scanio*

II° Governo Berlusconi – (giugno 2001- aprile 2005)
*Altero Matteoli*

II° Governo Amato – (25.04.2000 – 11.06.2001)
*Willer Bordon* (fino al 6 giugno 2001)
*Gianni Francesco Mattioli* (interim dal 6 giugno 2001)

II° Governo D’Alema – (22.12.1999 – 25.04.2000)
*Edo Ronchi*

I° Governo D’Alema (21.10.1998 – 22.12.1999)
*Edo Ronchi*

I° Governo Prodi – (17.05.1996 – 21.10.1998)
*Edo Ronchi*

Governo Dini – (17.01.1995 – 17.05.1996)
*Paolo Baratta*

I° Governo Berlusconi – (10.05.1994 – 17.01.1995)
*Altero Matteoli*

Governo Ciampi (28.04.1993 – 10.05.1994)
*Francesco Rutelli* (dimissionario e sostituito dall’On. *Valdo Spini* nominato il 4 maggio 1993)

I° Governo Amato (28.06.1992 – 28.04.1993)
*Carlo Ripa di Meana* dimissionario dal marzo 1993, in sostituzione *Valdo Spini*

VII° Governo Andreotti (12.04.1991 – 24.04.1992)
*Giorgio Ruffolo*

VI° Governo Andreotti (22.07.1989 – 12.04.1991)
*Giorgio Ruffolo*

I° Governo De Mita (13.04.1988 – 22.07.1989)
*Giorgio Ruffolo*

I° Governo Goria (28.07.1987 – 13.04.1988)
*Giorgio Ruffolo*

VI° Governo Fanfani (17.04.1987 – 28.07.1987)
*Mario Pavan*

II° Governo Craxi (01.08.1986 – 17.04.1987)
*Giorgio Postal*

I° Governo Craxi (04.08.1983 01.08.1986)
*Alfredo Biondi*, delega all’ecologia (dimissionario 31 luglio 1985 )
*Valerio Zanone* (con decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 1985 – G. U. 5 agosto 1985, n. 183, nominato ministro senza portafoglio per l’ecologia)

 

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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