Cina: scoppia il caso della fabbrica d’energia pulita che inquina

Le autorità cinesi hanno ordinato la chiusura provvisoria dello stabilimento della Jinko Solar Holding dopo le quattro giornate di protesta cittadina. La Società si scusa e promette di correre ai ripari

(Rinnovabili.it) – Sono state le squadre della polizia anti-sommossa a interrompere i quattro giorni di protesta cittadina contro un sito produttivo di moduli fotovoltaici di proprietà della Jinko Solar Holding, accusato di rilasciare tossine nel fiume locale. L’accesa manifestazione era iniziata lo scorso giovedì quando ben 500 abitanti di Haining, cittadina nella provincia di Zhejiang, si erano ritrovati davanti lo stabilimento dando vita, in alcuni casi anche a violenti scontri. Dopo l’intervento delle forze armate e l’arresto di una ventina di persone, le autorità hanno deciso di chiudere provvisoriamente la fabbrica. Secondo quanto riferito da Hongming Chen, vice capo dell’ufficio di protezione ambientale di Haining, l’impianto non era riuscito a soddisfare gli standard ambientali dal mese di aprile in poi nonostante gli avvertimenti ufficiali. Una situazione che, unitamente ai reclami dei cittadini rimasti inascoltati, hanno fatto sì che il clima si surriscaldasse. Le accuse mosse rimangono gravi: le attività avrebbero provocato, oltre ad una moria diffusa nei pesci del fiume anche ad un aumento dei casi di tumore nella popolazione. JinkoSolar non ha rilasciato commenti pubblici sulla vicenda fino ad oggi quando il portavoce della società, Zhang Longgen, ha ammesso in conferenza stampa la fuoriuscita del fluoro dai contenitori per rifiuti dopo le forti piogge a fine agosto e il conseguente inquinamento del vicino fiume. La società, nonostante la smentita in merito alla gravità dei danni provocati, ha riconosciuto l’incidente promettendo di venire a capo del problema.

 

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