Rinnovabili •

Conferenza Internazionale di Roma: un’armonia di strumenti integrati

La sfida dell’Architettura e dell’Urbanistica verso la sostenibilità ambientale, economica ed energetica delle nostre città.

Nei giorni di giovedì e venerdì della settimana appena conclusa si è svolta, presso la sede dell’ Ordine degli Architetti della Provincia di Roma, la Conferenza Internazionale “Un’armonia di strumenti integrati”: un momento di riflessione in preparazion e della Conferenza Mondiale UIA (Union International des Architettes) che si terrà a Tokyo il prossimo settembre 2011 e che ha visto protagonista l’attuale rapporto tra fonti energetiche rinnovabili, istituzioni politiche e tecnici progettisti.
Promossa ed organizzata dell’ Ordine degli Architetti di Roma, dall’“Unione Internazionale degli Architetti (UIA)”:http://www.uia-architectes.org/, da ARES, daEurosolar Italia e sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, la Conferenza si è svolta nell’elegante scenografia della Casa dell’Architettura ed ha richiamato l’attenzione del pubblico, fortunatamente piuttosto giovane, sulla valorizzazione del patrimonio artistico ed ambientale in tema di sostenibilità e risparmio energetico.
Protagonisti della prima giornata, personaggi internazionali del calibro di Christos Zerefos (Premio Nobel per la Pace 2007), Peter Droege (Presidente Eurosolar), Serge Latouche (IEDS Parigi) ed anche importanti esponenti del panorama italiano quali,Federico Butera (Docente e ricercatore – vincitore del premio Eurosolar per la promozione di fonti rinnovabili ed architettura sostenibile), Francesca Sartogo(Architetto- Premio Solare Europeo 2001), Patrizia Colletta ( Presidente Consulta Progetto sostenibile ed efficienza energetica); delusione dei partecipanti per l’assenza di Renzo Piano, la cui video conferenza non è stata possibile a causa di impegni istituzionali oltreoceano.

Durante gli interventi susseguitisi nella prima giornata, si è cercato di portare alla luce il rapporto tra le città nelle quali attualmente viviamo e le loro versioni future, legate inevitabilmente a nuove esigenze energetiche dovute ai cambiamenti climatici. Ruolo fondamentale in questo contesto è quello dell’Architettura, vista come strumento di integrazione, capace di dar vita ad edifici completamente autosufficienti ed in grado di ridisegnare il territorio urbano sulla base delle esperienze presenti e future. Naturalmente il ruolo delle autorità locali, soprattutto in tema di controllo e legislazione, è stato altrettanto al centro del dibattito, portando alla luce il valore di una possibile sinergia tra il mondo pratico delle amministrazioni, il mondo in continua evoluzione delle professioni ed il mondo culturale e di ricerca delle università.
Nell’interessante discussione emersa durante la giornata, un quesito più di altri si è fatto spazio tra i partecipanti ed i relatori: “Cosa può essere fatto per minimizzare l’impatto delle fonti fossili e nucleari sul clima, aiutare a ridurre i rischi e massimizzare l’uso delle energie rinnovabili?”. A questa domanda si è cercato di rispondere durante la seconda giornata del Convegno, grazie al racconto diretto di personaggi che, con il loro impegno, sono stati capaci di realizzare esempi concreti di città, quartieri ed edifici perfettamente in linea con questi principi. Il fatto che l’edilizia utilizzi ben il 40% dell’energia mondiale e sia la responsabile di quasi il 70% delle emissioni di ossidi di zolfo e del 50% di CO2, ci fa capire come il tema del cambiamento del parco edifici a favore delle fonti rinnovabili non sia solo di buon auspicio, ma sia un’esigenza impellente ed inevitabile. Tra gli interventi volti in questa direzione ed illustrati durante la giornata, ritroviamo il pioneristico caso tedesco del progetto per il Centro di formazione per il Ministero dell’interno del Nord Reno, collocato nel cuore della Ruhr e vincitore del Premio Solare europeo 1999, grazie al quale, già 12 anni fa, è stato possibile raggiungere un megawatt di energia pulita, sfruttando le celle fotovoltaiche poste sulla copertura. Con l’intervento dell’Architetto Francois-Hélène Jourda si è poi parlato del progetto pilota di restauro della Hall Pujol in prossimità della stazione ferroviaria di Parigi, divenuto manifesto per la città come esempio in termini ecologici e di sviluppo sostenibile.

Nell’internazionalità dei progetti anche l’architetto italiano Mario Cucinella ha preso parte al dibattito, ponendo l’accento sulla“dignità di un’architettura, la tecnologia è subordinata ad un progetto efficiente, in grado di rispondere da solo a molte esigenze espresse”.
Con il Green designer Thomas Auer si è poi parlato di Masdar City, valido esempio di città in grado non solo di soddisfare al 100% l’esigenza energetica totale, ma anche di garantire una qualità della vita dei suoi futuri abitanti molto alta. Restando in tema di città, gli interessanti casi studio esposti durante la Conferenza Internazionale, hanno riguardato anche Stoccolma, proclamata Capitale Europea Verde nel 2009. In particolare si è parlato del famoso quartiere ecologico di Hammarby Sjostad, del caso del porto di Royal Seaport con un obiettivo energetico di 55kWh/m 2 /anno e del quartiere di Jarva con più di 60.000 abitanti. In tutti e tre i casi è interessante notare come il ruolo delle istituzioni pubbliche e della municipalità, non sia mai stato secondario, ma anzi fondamentale, nella crescita del progetto. Nel primo caso, ad Hammarby Sjostad, le società di fornitura dei servizi dell’Acqua e l’Amministrazione per la Gestione dei rifiuti di Stoccolma hanno sviluppato in sincronia con i tecnici e progettisti, un nuovo modello legato al ciclo ecologico dell’energia e dei rifiuti, atto a garantire un organico sistema di riciclaggio e produzione indipendente di energia, modello utilizzato successivamente anche per il progetto di riqualificazione del Royal Seaport. Anche nel terzo caso di Stoccolma portato ad esempio, il quartiere di Jarva, i progettisti ed i tecnici sono statio capaci di ridurre oltre il 50% i consumi annuali di più di 60.000 abitanti, passando da 180 a 88 kWh/mq.
La ricchezza del dibattito di queste intense due giornate si è conclusa con le premiazioni dei partecipanti al Premio Solare Europeo 2009-2010, in memoria di Hermann Scheer. Segnaliamo nella categoria Amministrazioni Pubbliche e Locali il premio al presidente della Regione Puglia, Niki Vendola, per il “nuovo modello energetico per il governo del territorio Regionale”.
L’esito finale della Conferenza è sembrato decisamente positivo e ricco di riflessioni, con moltissime tematiche da approfondire e rendere concrete. La speranza dei relatori che hanno concluso gli interventi, alla quale possiamo unirci senza indugio, è che il sogno di pochi possa al più presto divenire la realtà di molti.

 

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Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

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Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

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Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

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La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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