L’economia circolare ha contagiato l’elettronica, parola di Cobat

Tra nuove normative e tecnologie innovative il settore dell’elettronica spezza la linea retta dei tradizionali modelli di business. E a chiudere il cerchio ci pensa la piattaforma italiana di servizi per l’economia circolare

 

cobat

 

Nel 2018 Cobat ha avviato al riciclo oltre 140 mila tonnellate di rifiuti tecnologici e prodotti a fine vita

(Rinnovabili.it) – L’industria elettronica sta cambiando, parola di Cobat. Dopo un’era di frenetico usa e getta, l’economia circolare ha messo radici nel settore, complici anche le nuove normative e la rinnovata preoccupazione per le risorse. Il mercato ha finalmente curvato quella linea retta che caratterizzava i vecchi modelli di business, aumentando il riciclo dei rifiuti tecnologici ma prestando anche attenzione a produzione e consumo. Di questo cambiamento si è parlato oggi al MAXXI di Roma, in occasione della presentazione del Rapporto Cobat 2018 (pdf). Quest’anno, infatti, lo storico consorzio italiano della circular economy ha accompagnato il suo resoconto annuale con una ricerca su “Scenari e strategie future di gestione dei rifiuti tecnologici”, offrendo un prezioso sguardo sul domani dell’industria elettronica. L’analisi, realizzata dalla società di consulenza Althesys, affronta trend e incognite del settore.

 

Viaggio nel futuro dell’elettronica, tra digitalizzazione e riciclo

Le previsioni di Althesys vogliono un mercato sempre più aperto, democratico ed economico in cui tuttavia i rifiuti non saranno il punto di arrivo. Il merito è in parte, almeno in Europa, delle nuove norme sull’economia circolare, eco design e lotta all’obsolescenza programmata: si punterà sempre più all’uso efficiente delle risorse, alla possibilità di riparare i prodotti e al recupero delle materie prime seconde.

Ma come spiega Alessandro Marangoni, CEO di Althesys, il cambiamento non si esaurisce con la teoria circolare. Al contrario, è più profondo e radicato e va cercato anche nella nuova tendenza alla dematerializzazione e digitalizzazione tecnologica: sistemi in cloud, sharing economy e la cosiddetta economia della sottoscrizione (Subscription economy) stanno rivoluzionando il mondo di produrre e consumare i servizi. Molti prodotti tecnologici, afferma Marangoni, “non saranno più acquistati dai consumatori ma diventeranno servizi”. Si passerà dal cosiddetto “pay for goods” al “pay for use”. Non solo. Muteranno i canali di vendita,oggi sempre più online e senza confini precisi, portando con sé nuove sfide e, obbligatoriamente, nuove modalità di gestione del fine vita.

 

Cobat, 30 anni al servizio dell’economia circolare

Ma, prima del domani, c’è l’oggi e il presente è fatto soprattutto dalla crescita dei numeri sul riciclo.

A dimostrarlo sono proprio i risultati raggiunti da Cobat sul fronte dei rifiuti tecnologici. Nel 2018 la piattaforma ha gestito oltre 140 mila tonnellate di prodotti a fine vita, divisi tra batterie al piombo, pile portatili, RAEE e pneumatici fuori uso (PFU). Come sottolinea Michele Zilla, Direttore generale del Consorzio, per decenni il ruolo di Cobat è stato garantire la raccolta e il riciclo prima di pile e accumulatori esausti, aprendo nel tempo anche a rifiuti elettronici e pfu. “Oggi continuiamo il nostro impegno, ma ci siamo trasformati per anticipare le nuove sfide tecnologiche e normative – aggiunge Zilla – la nostra storia e il nostro know-how sono diventati la base per fare di Cobat un sistema con capacità progettuale e visione industriale”.

 

Entrando nel dettaglio, nel 2018 il Consorzio, tramite la sua sezione COBAT RIPA, ha raccolto oltre 116 mila tonnellate di batterie al piombo esauste e oltre 6 mila tonnellate di vecchie pile di portatili. Sul fronte dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, COBAT RAEE ha chiuso lo scorso anno 19 mila tonnellate gestite nei suoi 1.392 Punti di Raccolta, valore in aumento del 35,43% rispetto al 2017. Altro dato interessante, quello sui RAEE professionali: la raccolta, gestita direttamente dal Consorzio con operatori logistici qualificati, è passata dalle 1.360 tonnellate del 2017 alle 1.401 tonnellate del 2018. A crescere è anche il quantitativo di pneumatici raccolti. COBAT TYRE ha superato le 2mila tonnellate di PFU, un più 6,5% frutto della crescente fidelizzazione degli autodemolitori.
Ottimi risultati che confermano la bontà del modello Cobat.

 

Come ricorda il suo Presidente Giancarlo Morandi, il Consorzio “da oltre 30 anni è il braccio operativo di un’economia circolare che trasforma in nuove materie prime montagne di prodotti non più utili, erroneamente considerati rifiuti. Aggiustiamo costantemente il nostro lavoro al cambiare degli orizzonti, normativi e tecnologici. […] Oggi finalmente possiamo dire che l’economia circolare sta iniziando a diventare quello che tutti noi speravamo: la normalità”.

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