Caorso, trasferiti in Slovacchia tutti i 5.900 fusti contenenti scorie radioattive

Il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non sarà in Emilia-Romagna: nessun sito in regione

nucleare in Italia
via depositphotos.com

Per il loro trattamento e il condizionamento

Bologna – È stato completato il trasferimento in Slovacchia di tutti i 5.900 fusti di materiale prodotto, tra resine e fanghi radioattivi, nel periodo di funzionamento della centrale di Caorso, nel piacentino. Inoltre, il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non sarà in Emilia-Romagna: lo esclude la Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei ad accogliere il sito di stoccaggio, pubblicata lo scorso 5 gennaio da Sogin (Società gestione impianti nucleari). Nessuna delle 67 localizzazioni indicate si trova in regione.

Sono le due importanti novità emerse stamattina in occasione del Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale, tornato a riunirsi al Cinema Fox di Caorso dopo due anni di stop imposto dalla pandemia, e che nel pomeriggio si recherà con una delegazione in visita alla centrale. Convocato dall’assessore regionale all’Ambiente è stato introdotto dai saluti della sindaca. Presenti, oltre ai vertici di Sogin, funzionari di Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e Arpae, insieme ai rappresentanti dei comuni della Bassa, di Legambiente e delle sigle sindacali. 

Il Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale

È stato istituito dalla Regione nel 2015 con il compito di seguire il percorso di attuazione del progetto di decommissioning dell’impianto di Caorso, per garantire il più ampio livello di conoscenza, partecipazione e comunicazione nei confronti di tutti i soggetti interessati alle attività e alla messa in sicurezza del sito.

Fino allo scoppio della pandemia, è tornato a riunirsi con cadenza pressoché annuale. L’ultimo appuntamento risale al 25 ottobre 2019, quando era stato annunciato l’avvio del trasferimento in Slovacchia delle resine radioattive raccolte in 5.900 fusti, per il loro trattamento e condizionamento: operazioni fondamentali per accrescere la sicurezza nella gestione di questi materiali e per renderli idonei agli standard di conferimento al futuro deposito nazionale, quando sarà realizzato.

Le attività, stoppate nei mesi del lockdown imposto dalla pandemia, sono quindi riprese già nel 2020 con il trasferimento mensile dei fusti. Gli ultimi sono partiti nelle scorse settimane. Quando torneranno in Italia, il volume dei materiali nucleari sarà ridotto del 90%.

Altro tema fondamentale riguarda i lavori in corso per migliorare la sicurezza nella gestione dei rifiuti radioattivi presenti nella centrale: sono in corso gli interventi di ricostruzione di un deposito e si è in attesa che l’Isin autorizzi le operazioni necessarie sui restanti due.

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