Rinnovabili • carenza d'acqua

Media Valle del Po, siglato oggi a Piacenza il 1° Contratto di Fiume biregionale

Siglato tra due Regioni, 34 Comuni, l’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, l’Aipo, tre Consorzi di Bonifica e due Società di gestione dell’acqua.

carenza d'acqua
By Zhang Yuan, CC BY 3.0, Link

Bologna – Un’alleanza per il fiume più lungo d’Italia. Tra due Regioni34 Comuni, l’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, l’Aipotre Consorzi di Bonifica e due Società di gestione dell’acqua.

Sono i firmatari del Contratto di Fiume della Media Valle del Po, siglato oggi a Piacenza nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese. Un vero e proprio patto di collaborazione tra enti e soggetti diversi, per tutelare, promuovere e valorizzare quel tratto del “Grande Fiume” che attraversa il piacentino, il cremonese e il lodigiano. Con una particolarità: è il primo Contratto di Fiume italiano che vede il coinvolgimento di due Regioni, l’Emilia-Romagna e la Lombardia.

Fulcro dell’accordo, che è frutto di un lungo processo partecipativo, è il suo Programma d’azione, una raccolta di 94 proposte territoriali riconducibili a tre ambiti tematici: qualità e sicurezza del Po, tutela e uso sostenibile del territorio fluviale, promozione e valorizzazione turistica.

La sigla del Contratto è stata preceduta da un’Assemblea dei sottoscrittori, introdotta dal sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, e dagli interventi dell’assessore all’Ambiente e Difesa del suolo della Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, e dell’assessore al Territorio e Protezione civile della Regione Lombardia, Pietro Foroni.

“La vastità e la trasversalità dei temi trattati ha consentito di sviluppare numerose progettualità, per costruire una strategia condivisa e unitaria volta alla valorizzazione del Po e del suo territorio- ha commentato Priolo-. Il fatto che due Regioni, istituzioni ed enti facciamo squadra insieme lungo questo tratto del Grande Fiume è un segnale davvero importante: quello della Media Valle del Po è il primo Contratto di Fiume interregionale siglato dall’Emilia-Romagna- ha aggiunto l’assessore-, si inserisce all’interno di una strategia più ampia che vedrà concretizzarsi lungo l’intera asta del fiume importanti progetti di valenza nazionale come la ciclovia Vento, il programma di rinaturazione dal valore di 357 milioni e la navigazione, con uno stanziamento aggiuntivo di 145 milioni”.

I sottoscrittori del Contratto

Promotori e sottoscrittori del Contratto sono i Comuni di Piacenza, Cremona, e la Provincia di Lodi. In tutto il Contratto è sottoscritto da 43 soggetti: 2 Regioni (Emilia-Romagna e Lombardia), 34 Comuni, di cui 15 del cremonese, 9 del lodigiano e 10 del piacentino (oltre alla città capoluogo, Calendasco, Caorso, Castel San Giovanni, Castelvetro Piacentino, Monticelli d’Ongina, Rottofreno, San Pietro in Cerro, Sarmato, Villanova sull’Arda), Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po), 3 Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Dugali Naviglio Adda Serio, Consorzio di Bonifica di Piacenza, Consorzio di Bonifica Navarolo), 2 Società di gestione dell’acqua (Padania Acque S.p.A., S.A.L. S.r.l. Società Acqua Lodigiana).

Le origini

La volontà di sottoscrivere il Contratto di Fiume si basa sulla convinzione dell’importanza dei contratti come strumenti volontari per una governance innovativa dei corsi d’acqua. L’obiettivo è dar vita a una programmazione negoziata e partecipata livello di bacino o sottobacino idrografico, capace di integrare le azioni di mitigazione del rischio idraulico e corretta gestione delle risorse idriche con la tutela paesaggistica, la valorizzazione ecologica, ambientale e fruitiva del sistema fluviale, contribuendo allo sviluppo economico locale sostenibile.

La Regione Emilia-Romagna, oltre a partecipare al Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume, nel 2015 ha aderito alla Carta nazionale dei Contratti di Fiume e, su proposta del Coordinamento delle Agende 21 di cui fa parte, al documento “Il ruolo delle città e dei territori d’Italia nella strategia nazionale contro i cambiamenti climatici”, riconoscendo l’importanza di questi Contratti nell’ambito degli strumenti per la lotta al cambiamento climatico. Il Contratto della Media Valle del Po è il primo accordo interregionale a essere firmato dall’Emilia-Romagna. A oggi la Regione conta 3 Contratti di Fiume già sottoscritti (Medio-Alto Panaro e Medio Po; contratto di Rii dell’Appennino Reggiano), 2 Contratti di Fiume in corso (Marecchia, in conclusione per fine anno, e Trebbia), 3 al via: Po (Piacenza), Chiusa di Casalecchio e Bologna città d’acqua (Bologna) e Santerno.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.