Una turbina eolica ad elio per i venti d’alta quota

Una startup americana ha sviluppato la prima turbina eolica ad elio. Fluttua a 1000-2000 metri di quota, retta da un cavo che trasmette a terra l’energia

Una turbina eolica ad elio per i venti d'alta quota

 

(Rinnovabili.it) – Il gigante delle telecomunicazioni giapponese SoftBank investe 7 milioni di dollari nella startup Altaeros Energies, che ha sviluppato una turbina eolica ad elio. L’invenzione si presenta come un piccolo dirigibile, e galleggia più di un migliaio di metri di quota. Il suo nome è “Buoyant Airborne Turbine” o BAT. Il Ceo di Softbank, Masayoshi Son – l’uomo più ricco del Giappone – si interessa sempre di più a tecnologie di generazione energetica pulite ed efficienti, e sembra intenzionato a sviluppare nel suo Paese nuovi sistemi energetici a seguito del disastro nucleare di Fukushima.

L’idea alla base delle turbine eoliche di alta quota è che il vento che soffia tra 1.000 e 2.000 metri da terra è molto più intenso e costante dei venti che arrivano al suolo. La turbina Altaeros dovrebbe essere in grado, secondo i progettisti, di generare più del doppio dell’energia rispetto a una turbina della stessa dimensione torre eolica tradizionale. Un lungo cavo collega le turbine di Altaeros a terra per la trasmissione di energia, in modo molto simile a quel che avviene per un’altra tecnologia per l’eolico di alta quota: il KiteGen.

 

La società, con sede a Cambridge, in Massachussets ha lavorato all’installazione della prima turbina per un progetto pilota a Fairbanks, in Alaska. Il team prevede di lanciare la turbina per la fine del 2015. Sembra che il progetto abbia subito qualche ritardo a causa di problemi nell’ottenimento dei permessi per mettere in cielo l’oggetto. L’Autorità Alaska Energy monitorerà il progetto e ha dato ad Altaeros una sovvenzione di 740 mila dollari, contribuendo a sostenerlo.

In Alaska vigono alcune delle tariffe elettriche più alte degli Stati Uniti, e in certi luoghi particolarmente remoti la BAT può abbassare i costi e consentire una installazione più rapida rispetto ad altre infrastrutture energetiche. La turbina può infatti essere spedita in un container standard, e non ha bisogno dei supporti che servono invece a sostenere una turbina eolica tradizionale.

La facilità di installazione potrebbe rendere questa tecnologia un buon candidato per le zone disastrate, le isole e altri luoghi in cui l’elettricità costa molto ed è di difficile accesso.

Articolo precedenteIl Coou comunica l’ambiente al Motor Show
Articolo successivoZero Energy Building: utenti ancora troppo ‘ignoranti’ sui vantaggi dei NZEB

2 Commenti

  1. E’ un’idea interessante ma credo ci siano alcuni aspetti critici:

    1) caduta di tensione su 2000 metri di cavo;
    2) il peso che il dirigibile ad elio deve sostenere, ovvero la turbina e i 2000 metri di cavo;
    3) la torsione del cavo ed il suo srotolamento;
    4) l’allineamento della turbina al vento;
    5) le turbolenze e le forze su cavo;
    6) le manutenzioni.

    Cordiali saluti

    Paolo Campioni

  2. Sono un ingegnere progettista in pensione. I punti critici citati da Paolo mi sembrano solo dati di progetto e non problemi.
    2000 metri di cavo sono infinatamente di meno rispetto a quelli da una centrale alla città più vicina o da una turbina offshore a terra. E via di questo passo. Rispetto al KiteGen è una passeggiata.
    Il vero problema mi pare piuttosto che il dirigibile, realizzato con vari compartimenti, non venga perforato da fulmini, proiettili, velivoli fra le nuvole. Insomma, zona di impiego interdetta ai voli e tranquilla in tutti i sensi.
    Con un cerchio di atterraggio bello sgombro.
    Oppure un riavvolgimento automatico (quello di recupero per le manutenzioni) molto veloce.
    Altrimenti la frittata è un po’ costosa.
    Marco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!