Abbandonare la Carta dell’energia, la Francia apre la strada per i Paesi Ue

In una lettera firmata da quattro ministri francesi, l’Unione europea dovrebbe “sollevare pubblicamente” la questione. I negoziati sulla sua riforma sono in stallo ed è per questo che bisognerebbe prendere in considerazione un “ritiro coordinato”. La Carta va aggiornata agli impegni internazionali sui cambiamenti climatici

Carta dell’energia
via depositphotos.com

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Abbandonare la Carta dell’energia. E’ questo quello che dovrebbe fare l’Unione europea, secondo la Francia. In particolare, in una lettera che trova la firma anche del ministro dell’Economia e delle finanze francese Bruno Le Mairee riportata da Euractiv – si legge che “l’opzione di un ritiro coordinato dell’Ue e dei suoi Stati membri dovrebbe essere sollevata pubblicamente d’ora in poi”.

La posizione espressa da Parigi si può così sintetizzare: Ue e Stati membri dovrebbero trarre le conseguenze dell’attuale situazione di stallo nei colloqui multilaterali sulla riforma del Trattato della Carta dell’energia e prendere in considerazione un ritiro coordinato.

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La Carta dell’energia – viene spiegato – è stata firmata all’inizio degli anni ‘90 per proteggere le compagnie petrolifere e del gas dal rischio politico quando investono nell’ex Unione Sovietica; l’UE vuole ripristinare il suo “diritto di regolamentare”, aggiornando e allineando il Trattato agli impegni internazionali sui cambiamenti climatici. I negoziati però sono stati rallentati dal fatto che c’è l’obbligo di dover prendere decisioni all’unanimità. Inoltre dopo i molti colloqui tra i 54 firmatari, negli anni non sono stati fatti progressi. E’ per questo che – viene riferito nella lettera inviata alla commissione Europea – “in assenza di progressi decisivi sulla riforma nel 2021, dovrebbero esser tratta le giuste conseguenze”.

Secondo quanto sottoscrivono i quattro ministri francesi che hanno firmato la lettera – oltre a Le Maire, ci sono anche i nomi di Barbara Pompili (Transizione ecologica), Franck Riester (Commercio estero) e Clément Beaune (Affari europei) – “dopo due anni di discussioni preparatorie, tra il 2017 e il 2019, e tre cicli formali di negoziati nel 2020, è chiaro che il processo di modernizzazione della Carta dell’energia non è sulla buona strada”. E “l’attuale dinamica delle discussioni non produrrà probabilmente risultati per diversi anni”. Infine gli obiettivi su energia e clima posti dall’Ue, in linea con gli sforzi a livello globale e soprattutto con il Green deal, sono “lontani dall’essere raggiunti”.

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Tra i 54 Paesi che fanno parte del Trattato sulla Carta dell’energia, ci sono anche Azerbaigian, Turkmenistan, Kazakistan, Mongolia e Uzbekistan; che sono – come si può immaginare – altamente dipendenti dai combustibili fossili. E infatti, tra le motivazioni messe in evidenza nella lettera, si trova chiaro questa tema: “Non tutte le parti contraenti sembrano condividere le ambizioni europee nel campo della lotta ai cambiamenti climatici”; invece la volontà dell’Ue è di “escludere i combustibili fossili dal campo di applicazione della Carta dell’energia in chiave moderna”. Dal momento che l’Ue i suoi 27 Stati membri rappresentano più della metà dei 54 Paesi partecipanti, secondo i ministri francesi questa potrebbe essere “una leva che dovrebbe essere sfruttata inviando un forte segnale politico”.

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