La sostenibilità non è un recinto nel mondo dell’architettura

    Si è tenuta stamattina a Roma, presso la sede del Consiglio Nazionale Architetti, un’interessante riflessione sulla sostenibilità in architettura

    La sostenibilità non è una bolla nel mondo dell’architettura

     

    (Rinnovabili.it) – Oggi a Roma in occasione della conferenza di presentazione della scuola di specializzazione S.O.S. (School Of Sustainability) ha avuto luogo, presso la sede del Consiglio Nazionale degli Architetti, una profonda riflessione sulla sostenibilità in edilizia, sul ruolo dell’architetto e sui cambiamenti politici, economici e scientifici degli ultimi anni.

     

    Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, ha  parlato della sostenibilità come di una sfida. Gli architetti che si occupano di greenbuilding non devono chiudersi in un recinto, ma mobilitarsi e agire praticamente. Uno dei pregi dell’Italia è la capacità di trasformare i vincoli in opportunità per esportare all’estero prodotti di pregio. Si parla spesso di fonti rinnovabili, ma sarebbe giusto che il dibattito si spostasse da “farlo o non farlo” a “come farlo producendo bellezza” .

     

    “La risorsa più importante tra le rinnovabili è l’intelligenza umana (…) ho sempre pensato che quel “di più” che distingue l’Italia è la concezione estetica che non è scontata. Definire la bellezza è difficilissimo; una frase di Bob Marley dice ‘le cose più belle non sono perfette ma sono speciali’” dichiara Realacci.

     

    I progetti dovrebbero sempre essere frutto di un’alleanza tra tecnologia e sapere, tra futuro e bellezza ed in questo il ruolo dell’architetto è fondamentale. I professionisti non devono perdere di vista la finalità delle loro opere: ambienti da vivere, comodi, salutari, accessibili e rispettosi dell’ambiente. Non si può rimanere fermi alla progettazione di cinquant’anni fa, i grandi maestri ci hanno insegnato molto, ma è il momento di spostare l’attenzione ad altri modelli.

    L’architetto deve sempre dialogare con urbanisti, paesaggisti e sociologi; sono proprio le necessità della società il punto di partenza della progettazione. “Ci sono bisogni, ci sono domande, ci sono temi che chi fa il sociologo filtra e trasmette al progettista. Questo apparentemente è logico ma in realtà è un processo completamente nuovo, che dovrebbe diventare una pratica.” Racconta Mario Abis, professore di sociologia dei media della IULM.

     

    Il problema dell’architettura italiana è che si sofferma troppo spesso sulla carta, perdendo di vista la realtà. La parola condono edilizio all’estero non esiste perché il condono è una ferita e una debolezza, è l’ammissione che qualcosa che non dovrebbe esistere c’è e non si può cambiare.

    In un momento di importanti cambiamenti nel sistema edilizio italiano, con il nuovo regolamento nazionale, la riforma del catasto ed altre importanti iniziative sono gli architetti che devono indicare la strada del progresso.

     

    Mario Cucinella partendo dal dato reale che in Grecia con il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature medie si è alzato il tasso di mortalità delle fasce più a rischio come anziani e persone poco abbienti ha sottolineato l’importanza di una progettazione consapevole. L’architetto ha un importante ruolo sociale nella tutela dei cittadini e non deve limitarsi a partecipare alla gara “a chi lo fa più bello”. Le case ad energia zero tra qualche anno non saranno rari esemplari ma una consuetudine, l’Italia deve saper guidare questo cambiamento.

     

    “I progettisti saranno protagonisti nella scelta delle tecnologie, dei  temi da affrontare, degli strumenti e delle modalità per migliorare la vita delle persone e l’impatto sul territorio.” Spiega.

     

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