Rinnovabili • sostenibilità aziendale

La cultura della sostenibilità aziendale

Come far diventare la sostenibilità un elemento intrinseco alla cultura aziendale a tutti i livelli gerarchici

sostenibilità aziendale

 

 

Nell’articolo del 26 marzo 2019 pubblicato su Rinnovabili.it,  intitolato “Come la strategia della sostenibilità entra nel business”,  abbiamo provato a spiegare perché un’ azienda – che voglia competere in modo efficace nello scenario di sviluppo di mercato che si sta aprendo (un mercato  in cui i consumatori sono sempre più attenti non solo alla qualità e al prezzo dei prodotti e dei servizi, ma anche ai criteri di sostenibilità degli stessi) – debba necessariamente partire dall’integrazione della sostenibilità nella propria strategia di business, per poi declinarla in un piano operativo dettagliato e misurabile.

Per un’azienda che inizia un percorso volto allo sviluppo sostenibile del proprio business, i pilastri della sostenibilità non possono quindi che diventare colonne portanti dell’organizzazione. Tutto questo non è possibile se non partendo da un radicale cambiamento culturale da parte sia dei singoli soggetti presenti in azienda che dell’intero “corpo organizzativo” nel suo complesso.

 

Anche le Aziende attive da diversi anni sulle principali aree della sostenibilità, e che si sono date obiettivi coerenti con gli SDGS (Sustainable Development Goals), se vogliono effettivamente evolvere verso un modello di sviluppo sostenibile, hanno la necessità di creare una reale Cultura Diffusa Della Sostenibilità.

Se infatti inizialmente tramite investimenti economici mirati e azioni concrete (es. impianti di efficienza energetica, etc) è possibile ottenere importanti variabili di diminuzione di impatto nel tempo, questi KPI (Key Performance Indicator) andranno a stabilizzarsi e il miglioramento continuo potrà essere conseguito solo grazie ai piccoli gesti quotidiani di ogni singolo componente dell’organizzazione.

 

Ciò può essere ottenuto secondo alcune direttrici rivolte ad ogni stakeholder.

Livello interno:

  1. Coinvolgendo nell’Agenda della sostenibilità tutte le persone che operano all’interno dell’organizzazione
  2. Completare un sistema di valutazione sulle performance ESG che coinvolga i dipendenti

 

Clienti/Consumatori:

  1. Favorendo comportamenti sostenibili attraverso una comunicazione dedicata per prodotto/servizio dell’azienda
  2. Mantenendo la costruzione trasparente e affidabile di relazioni (ad es. Customer Care, CRM-Customer Relationship Management)

 

Comunità e altri Stakeholder:

5. Promuovendo l’impegno per l’agenda globale degli SDGS attraverso programmi di collaborazione

6. Aumentando l’efficacia della comunicazione ai propri stakeholder sull’Agenda di sostenibilità dell’Azienda

 

Il percorso della sostenibilità aziendale: le prime basi

Per iniziare questo percorso non si può che partire dalla Matrice dei valori e della Materialità: asset fondamentale nel percorso strategico di coinvolgimento dell’intera  popolazione aziendale. L’output della materialità permette di individuare le principali aree di intervento, dandosi degli obiettivi a medio/lungo termine.

In coerenza con questi obiettivi, quello che dovrà essere fatto è sviluppare un percorso di coinvolgimento del personale che utilizzi strumenti sia tradizionali che innovativi, per far sì che la sostenibilità diventi parte integrante della cultura aziendale. L’obiettivo è quindi ottenere un “pensare sostenibile” spontaneo, coerente e omogeneo da parte dell’’intera popolazione aziendale.

 

La nostra idea progettuale

Partendo da tali premesse, l’idea è quella di coinvolgere tutti i dipendenti in un percorso che non appaia di “semplice” formazione, ma costituisca un vero e proprio “laboratorio” diviso in aree tematiche, ove si possa sperimentare il concetto di “training on the job”.

Crediamo infatti che, al di là di una prima base di formazione sui concetti fondamentali della CSR, sia necessario far comprendere a ogni persona all’interno dell’organizzazione che può essere una componente attiva e determinante nel processo di transizione della società verso l’integrazione della sostenibilità nel business.

 

Come realizzarla: la creazione di un’architettura

Siamo profondamente convinti che per arrivare all’obiettivo sia necessario utilizzare un approccio metodologico innovativo, che preveda un’architettura basata trasversalmente su mission, vision e valori della organizzazione.

 

 

Il metodo CSRValue

 

Immagine CsrValue Formazione

 

FASE 1 : ASSESMENT – La prima fase del progetto richiede un’analisi che risponda alla domanda” a che punto siamo nel termometro del “pensare sostenibile?”

Allo scopo, viene proposta la somministrazione di un questionario anonimo a tutti i componenti della organizzazione (compresi gli operai), questionario che servirà al committente quale strumento di verifica sia  del livello di consapevolezza raggiunto  da ciascuno degli interessati,  sia del grado di  attuazione delle buone pratiche di sostenibilità raggiunto dall’organizzazione nel suo complesso.

 

Successivamente, si dovrà valutare l’eventuale utilità di estendere la survey anche gli altri stakeholder in modo da avere un ulteriore punto di vista “esterno” su come questi temi sono percepiti da chi “guarda da fuori” l’organizzazione.

 

FASE 2: OBIETTIVO – Una volta analizzato quanto emerso dalla survey, anche in ottica SWOT, si condivideranno i punti di forza e le aree di miglioramento definendo un cluster di obiettivi a tre anni .

 

FASE 3 : FOCUS GROUP E TAVOLI DI LAVORO – Gli esiti delle fasi 1 e 2 andranno incrociati con gli obiettivi inseriti nel bilancio di sostenibilità, al fine di individuare le tematiche più interessanti su cui focalizzare il percorso (es. Economia circolare, riduzione dei rifiuti, supply chain, engagement). Ogni obiettivo sarà declinato in KPI (rapportati agli standard GRI).

Nell’organizzazione, per ogni funzione aziendale, dovranno essere individuate una o più persone da nominare ”agenti della sostenibilità, cui affidare il ruolo di portavoce dei principi e progetti nell’organizzazione. Tali agenti potranno funzionare  da “cinghia di trasmissione” tra il comitato e il management e le diverse funzioni aziendali coinvolte.

Attraverso focus group, suddivisi per popolazioni omogenee di 20/30 persone, si provvederà a mappare i singoli processi per valutare quali possano essere buone pratiche e/o modifiche di processo da attuare al fine di migliorare le performance sulle aree tematiche individuate.

Ove giudicato conveniente, potranno essere studiati percorsi interfunzionali, ad esempio  tramite inserimento  nello stesso gruppo di membri del R&D, settore vendite, marketing.

Ogni gruppo sarà coordinato da un moderatore. Inoltre perogni tavolo o gruppo di tavoli suggeriamo di inserire un agente di sostenibilità.

 

FASE 4: SISTEMATIZZAZIONE; RESTITUZIONE DEI CONTENUTI – I rapporti emessi dai singoli gruppi  confluiranno poi in un documento finale che costituirà la sintesi dei contributi forniti da ciascun gruppo, da cui ricavare delle linee guida progettuali per realizzare gli obiettivi condivisi.

 

FASE 5: DIFFUSIONE ED ENGAGEMENT, EVENTO – Dopo avere condiviso con il management quanto emerso dal lavoro di gruppo, sarà organizzato un evento al quale verrà invitata a partecipare tutta la popolazione aziendale. Per chi eventualmente non potesse essere presente (in streaming su skype per gli operai, in caso siano di turno), le riprese video dell’evento sarà reso disponibile su apposita area della intranet aziendale.

Inoltre si dovrà valutare se far partecipare – in ottica di engagement – anche altri stakeholder, tra cui clienti e fornitori.

Durante l’evento saranno premiate le migliori idee emerse. La premiazione sarà fatta dall’AD e alla “competizione” parteciperanno tutti i dipendenti, compresi gli operai.

 

FASE 6: MONITORAGGIO – Con periodicità semestrale dovrà essere monitorato lo stato di avanzamento del raggiungimento degli obiettivi, mentre con periodicità annuale verrà ripetuta la survey (adattandola al momento aziendale e tenendo conto di quanto nel frattempo emerso a livello progettuale e di obiettivi.

 

Strumenti di comunicazione e digitali

Per prima cosa andrà pianificata un’intensa attività di comunicazione corporate, come newsletter, house organ, calendario/agenda della sostenibilità, consigli/slogan per aiutare i dipendenti ad essere “sostenibili nel loro quotidiano”  (ad esempio: “usa le scale e non l’ascensore, fa bene a te e all’ambiente”)

Per poter lavorare in modo più efficace, oltre a ricorrere ai mezzi classici, noi ci troviamo impegnati a studiare  e ad approntare strumenti innovativi adatti trasversalmente a tutti i dipendenti; ciò attraverso l’implementazione di un sistema di attività digitali (app-gaming), video intranet aziendali,…) idonee a promuovere la creazione di una  COMMUNITY INTERNA che interagisca e condivida il percorso aziendale sostenibile.

 

Ogni anno dovrà essere pianificato un evento  corporate  (es festa di Natale in associazione alla eventuale  approvazione del Bilancio di Sostenibilità ), tale da offrire a tutti l’opportunità di  condividere i successi raggiunti e di contribuire a fissare i nuovi obbiettivi. Esso potrà inoltre essere l’occasione per premiare  il/i dipendente/i “più sostenibile/i” .

L’insieme di tutte queste pratiche – strutturate in un progetto pluriennale, che deve essere sempre monitorato nei risultati e aggiornato insieme all’evoluzione dell’organizzazione – porterà ogni dipendente a integrare la sostenibilità nel proprio pensare quotidiano, fornendo in questo modo il proprio personale contributo al raggiungimento degli obiettivi aziendali (quali ad es. la riduzione degli impatti ambientali) in una misura che vada al di là di quanto ottenuto dagli investimenti iniziali. Tutto ciò sarà il frutto del miglioramento incrementale dovuto alla somma di tante piccole azioni positive sinergiche che ogni componente dell’organizzazione avrà compiuto nei suoi gesti quotidiani.

 

Ci piace concludere con questa affermazione di DARWIN: “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.”  Chi non saprà cambiare muovendosi verso l’integrazione della sostenibilità nella cultura aziendale, non sarà in grado di affrontare le sfide del mercato che ci attendono.

 

 

 

di Alessandra Fornasiero – CSRValue

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

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Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

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Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

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La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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