COP26, il Sudafrica preme sull’adattamento al cambiamento climatico

La ministra dell’Ambiente sudafricana, Barbara Creecy, ha proposto di discutere come quantificare i progressi nella resilienza di ecosistemi e paesi agli impatti climatici, in modo da fissare un obiettivo globale: incrementare la resilienza climatica della popolazione mondiale del 50% entro il 2030, e di almeno 90% entro la metà del secolo

Adattamento al cambiamento climatico: la proposta del Sudafrica
Foto di Tri Le da Pixabay

La proposta: rendere quantificabile l’adattamento al cambiamento climatico

(Rinnovabili.it) – Il tema dell’adattamento al cambiamento climatico deve avere la stessa dignità di quello della riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. E ci pensa il Sudafrica a sgomitare affinché il dossier fammi vedere la giusta rilevanza nell’agenda del vertice sul clima di Glasgow. La ministra dell’Ambiente sudafricana, Barbara Creecy, ha proposto di discutere come quantificare i progressi nella resilienza di ecosistemi e paesi agli impatti climatici.

La mossa del Sudafrica mira a vincere le resistenze dei paesi sviluppati su un punto su cui i progressi negli ultimi anni sono stati scarsi se non quasi inesistenti. Durante le ultime COP, il tema è stato affrontato dall’angolo del meccanismo Loss & Damage, strumento che in teoria dovrebbe servire per rimediare ai crescenti costi umani ed economici che derivano dal cambiamento climatico. Ma che le economie avanzate rifiutano per timore di vedersi addebitare tutto il portato climatico del loro percorso – anche plurisecolare – di industrializzazione.

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Rendere quantificabili i progressi nell’adattamento al cambiamento climatico è un primo passo, anche se non dichiarato, nella direzione di istituire qualcosa di molto simile a questo meccanismo. La proposta del Sudafrica chiede che i membri del vertice si impegnino a incrementare la resilienza climatica della popolazione globale del 50% entro il 2030, e di almeno 90% entro la metà del secolo. Ovviamente, per rendere concreto questo obiettivo è necessario trovare un accordo su come conteggiare i progressi.

Secondo Creecy, in vista della COP26 bisogna rimettere al centro le comunità più vulnerabili e concordare un aumento quantificabile della loro capacità di adattarsi a eventi meteorologici estremi, inondazioni, siccità e all’aumento del livello del mare. L’idea avanzata dalla ministra è di dare enfasi all’aumento dei benefici per la salute, la sicurezza alimentare e idrica, e l’adattamento delle infrastrutture.

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“Il Sudafrica è del parere che i progressi limitati nell’elaborazione di dettagli granulari sull’adattamento minano l’equilibrio politico raggiunto a Parigi, nonché l’intento di raggiungere la parità tra mitigazione e adattamento”, dichiara a Climate Hone News un funzionario del ministero dell’Ambiente sudafricano.

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