Qual è il futuro dei lavori verdi? Una radiografia dei green jobs

Nel 2020, più di 1/3 dei nuovi contratti attivati in Italia riguardava posti di lavoro verdi. Oggi la crescita dei green jobs viaggia sui binari del digitale e dell’innovazione. Un universo in espansione che non guarda solo a ingegneri e tecnici

green jobs
via depositphotos.com

I green jobs nel Belpaese occupano più di 3 milioni di persone

(Rinnovabili.it) – Nel 2015, un ragazzo fresco di laurea che cercava lavoro su LinkedIn veniva bombardato con 5 offerte legate al mondo delle fossili per ogni annuncio relativo alle rinnovabili o all’ambiente. Nel 2020 la proporzione era scesa a 2:1. I dati si riferiscono al mercato statunitense, ma fotografano bene la grande rincorsa dei green jobs, che si affermano in buona parte del mondo. Anche in Italia. A fine 2020 i posti di lavoro verdi nel Belpaese erano più di 3,1 milioni (su 25,5 mln di occupati totali). E i nuovi assunti in mansioni legate alla sostenibilità sono stati una fetta importante: più di un terzo (il 37,5%) dei contratti attivati in quell’anno.

Da allora l’importanza dei green jobs non ha fatto altro che crescere. Siamo su una traiettoria che ci deve portare a tagliare del 55% le emissioni di gas serra entro la fine del decennio per centrare l’obiettivo net-zero nel 2050. I target del Piano nazionale integrato energia clima (PNIEC) richiedono per lo meno 60GW di nuova capacità rinnovabile installata in 8 anni, a fronte dei 32GW eolici e fotovoltaici in funzione oggi. E la torsione verde del Belpaese e dell’Europa richiede di applicare in ogni ambito criteri di sostenibilità.

Un esempio recente è quello di Enel che ha affittato un’area all’interno della Centrale di Montalto di Castro, oltre 30.000 metri quadri non più utilizzati per le attività energetiche dell’impianto, all’azienda Comal che produce tracker nelle vicinanze della centrale. La disponibilità delle nuove aree permetterà a Comal di incrementare le attività ed impegnare fino a 70 lavoratori addizionali nei giorni di maggior produzione. Un esempio di come la riconversione delle centrali termoelettriche in nuovi poli energetici integrati possa generare nuove potenziali opportunità per i territori. 

Un’occhiata ai green jobs del futuro

Quello dei mestieri della sostenibilità è un campo in rapidissima evoluzione. Il settore ha un alto tasso di innovazione e non può fare a meno di una conoscenza digitale approfondita. Intelligenza artificiale e blockchain, nuove frontiere dell’automazione e realtà aumentata, Internet of Things (IoT) sono solo alcune delle competenze che saranno sempre più richieste dai green jobs. 

Pensiamo all’esempio più iconico, un parco fotovoltaico. La trasformazione digitale permette di puntare sempre più sulla manutenzione predittiva: i sensori indicano anomalie e permettono di intervenire prima che si verifichi il danno. L’impiego dell’intelligenza artificiale consente un monitoraggio in tempo reale che non si limita ai guasti ma rileva anche eventuali inefficienze. L’IoT nella versione applicata all’industria permette di schierare e di mettere in rete droni e robot che ispezionano l’impianto, con più precisione e in meno tempo. 

Dai droni agli occhiali intelligenti

Queste non sono le soluzioni di domani, sono già applicate oggi. Un player come Enel Green Power (EGP), azienda leader in Italia e nel mondo per quanto riguarda le rinnovabili, ad esempio, le impiega quotidianamente nelle sue attività. Molti dipendenti EGP hanno conseguito la patente da pilota di drone per operare sulla manutenzione degli impianti. I droni equipaggiati con opportune attrezzature realizzano delle termografie aeree, i cui dati vengono “macinati” da algoritmi di intelligenza artificiale realizzati appositamente dai data scientist, per ottenere indicazioni precise sulla natura del problema e l’esatta localizzazione del pannello difettoso. Una soluzione che diventa davvero imprescindibile per gestire i grandi impianti. 

Un altro strumento gestionale ad alto tasso di innovazione e sempre più diffuso a supporto dei green jobs è quello degli smart glasses. EGP impiega gli occhiali a realtà aumentata per connettere i tecnici sul campo con gli specialisti collegati dall’altra parte del mondo che li guidano nella risoluzione dei guasti. E per mettere a disposizione dei tecnici stessi una maggiore quantità di informazioni. Ma dagli occhiali intelligenti scaturiscono anche altri vantaggi. Sono usati per le esercitazioni, realizzate in un ambiente virtuale e quindi sicuro. Un po’ come l’addestramento di un pilota d’aereo.

Un falso mito sui posti di lavoro verdi

La centralità dell’innovazione tecnologica per i green jobs potrebbe farli apparire come un territorio nel quale si possono muovere soltanto degli ingegneri. La realtà è molto diversa. Ma certe idee preconcette sono capaci di plasmare profondamente la percezione. Basti pensare che un sondaggio fatto dal World Economic Forum nel 2021 a livello globale ha rivelato che quasi metà dei giovani è convinto di non avere le competenze necessarie per trovare un lavoro dignitoso nei prossimi 5-10 anni. 

E accanto alle abilità in campo scientifico ed ingegneristico, il WEF suggerisce che quelle più ricercate per i lavori verdi nel prossimo futuro saranno architettura e pianificazione, le conoscenze in ambito agricolo, quelle in ambito economico con prospettiva sistemica, e skill nel campo della giustizia ambientale che uniscano diritti umani e diritti ecologici. Il fattore tecnologico, quindi, è una componente importante dei green jobs, ma non è affatto l’unica. Basti pensare ai profili che possono servire a una grande azienda che operi nel campo delle rinnovabili: oltre a ingegneri, chimici, elettrotecnici, per fare alcuni esempi, servono anche esperti di comunicazione, persone con competenze in ambito giuridico per monitorare gli aspetti normativi, scienziati sociali, climatologi, biologi.

Uno sguardo nuovo

Professioni molto diverse tra loro, ma con un elemento che le accomuna sostanzialmente tutte: le competenze digitali. È uno dei driver principali dietro le stime che ipotizzano che 4 lavoratori su 10 nei prossimi anni dovranno seguire percorsi di riqualificazione per tenere il passo dell’espansione della quota green jobs nel mercato del lavoro. E a maggior ragione è uno dei pilastri su cui si deve basare un percorso formativo che guardi al domani. 

In quest’ottica, oltre alle iniziative statali, sono le stesse aziende impegnate nella transizione energetica a promuovere dei percorsi ad hoc. In Italia, ad esempio, Enel ha da poco lanciato il Programma “Energie per Crescere” in collaborazione con il centro di formazione Elis, per inserire nel mondo del lavoro circa 5.500 giovani entro i prossimi 2 anni come tecnici della rete. Sempre insieme a Elis, Enel gestisce il progetto School4Life in cui coinvolge 800 studenti con due obiettivi intrecciati: orientarli con un percorso educativo verso i lavori verdi e le materie STEM, e contrastare l’abbandono scolastico puntando sul coinvolgimento dei ragazzi all’insegna della sperimentazione e del “learning by doing”.

Quale che sia la specializzazione, i percorsi formativi orientati ai green jobs permettono di sviluppare uno sguardo nuovo, più aderente al futuro. L’abbraccio tra educazione e sostenibilità genera consapevolezza e aiuta a leggere meglio la realtà. Ad esempio, per sfatare false credenze e fattoidi sulla transizione, da “le rinnovabili da sole non bastano” a “le fer rubano spazio all’agricoltura”. Così emerge il valore intrinseco che possiedono i lavori verdi: vivere la transizione energetica da protagonisti, facendo parte di una missione più grande. 

 Scopri i progetti sostenibili di Enel Green Power su https://www.enelgreenpower.com/it

In collaborazione con Enel Green Power

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