Tre scenari per il mercato delle compensazioni di carbonio nel 2050

Rispetto a oggi i prezzi possono crescere anche di 50 volte. La differenza più corposa la fa il tipo di offset che saranno ammessi: tutti, inclusi quelli che evitano emissioni, oppure solo quelli che prevedono la rimozione di CO2

Carbon offset: il programma ETS della California è gonfiato
Foto di Andreas Riedelmeier da Pixabay

Lo studio di BNEF sulle prospettive dei carbon offset

(Rinnovabili.it) – Un mercato da 550 miliardi di dollari al 2050 che può aiutare la transizione ecologica o invischiare il pianeta ancora di più nella crisi climatica. A seconda di come sarà calibrato, potrà diventare un semplice – e inutile – maquillage verde con prezzi più bassi di 50 dollari la tonnellata, oppure aiutare a ridurre le emissioni di CO2 con valori attorno ai 120 $/t. Con i carbon offset sempre più al centro delle strategie internazionali di contrasto del climate change, BloombergNEF anticipa gli scenari possibili delle compensazioni di carbonio da oggi alla metà del secolo.

Cosa determinerà i prezzi? Da un lato la disponibilità delle quote, quindi quali progetti e interventi valgono come compensazioni di carbonio. Dall’altro il profilo e il numero di chi le vuole (o deve) comprare. “Se tutti i tipi di compensazioni dovessero continuare ad essere permessi, compresi quelli che evitano le emissioni che altrimenti si verificherebbero [invece di rimuoverle, ndr], il mercato sarà sovraccaricato di crediti in gran parte senza valore”, nota BNEF. Limitando il mercato solo agli offset che “rimuovono, immagazzinano o sequestrano il carbonio, ci sarà un’offerta insufficiente per tenere il passo con la domanda, causando significativi aumenti di prezzo a breve termine e danneggiando la liquidità. Se il mercato si evolve per aiutare principalmente i paesi a raggiungere i loro obiettivi climatici piuttosto che le aziende – una possibilità delineata al COP26 – attenuerà questo deficit di fornitura”.

Tre gli scenari possibili. In quello chiamato “mercato volontario”, il panorama degli offset resta molto simile a quello di oggi. Mancano regole e l’offerta è 4 volte maggiore della domanda nel 2030, e ancora il 30% più alta a metà secolo. I prezzi arrivano rispettivamente a 11 e 47$/t, coprendo circa il 10% delle emissioni globali di oggi (5,2GtCO2e nel 2050).

Lo scenario Science Based Target Initiative (SBTI) – dal nome dell’iniziativa che oggi lo sponsorizza – mette un limite alle compensazioni di carbonio, aprendo solo a riforestazione e tecnologie emergenti come la cattura diretta dall’aria (Direct air capture, DAC), cioè gli offset che sottraggono CO2 invece di evitare emissioni. La stretta nel breve termine è drastica e fa schizzare i prezzi anche a 224$/t, e la scarsità continua anche nel 2050 benché ridotta. A metà secolo si assesteranno a 120 dollari per tonnellata.

“Questi prezzi allevierebbero le preoccupazioni sulla qualità degli offset e potrebbero anche spingere le aziende a concentrarsi di più sulla riduzione delle proprie emissioni lorde, dato che gli offset sarebbero troppo costosi”, argomenta BNEF. “Tuttavia, questo scenario sottolinea quanto terribile potrebbe diventare il deficit di fornitura in un mondo di sola rimozione”.

Il terzo scenario è un ibrido dei primi due: un’evoluzione graduale dalla realtà volontaria di oggi a un mercato degli offset popolato solo di compensazioni per rimozione di CO2, e per gli Stati più che per le aziende. Uno sviluppo che richiede un mercato globale, più o meno come quello del carbonio previsto dall’Accordo di Parigi e approvato alla COP26. In questo scenario i prezzi arrivano a 48$/t nel 2030, schizzano a 217$/t negli anni ’30 per poi assestarsi a 99$/t a metà secolo.

“Mentre il risultato di prezzo dello scenario ibrido è più ideale per tutte le parti coinvolte, presuppone alcuni importanti sviluppi del mercato nei prossimi anni ed è ancora un salto poco piacevole dai prezzi di oggi”, che battono intorno a 2,5$/t.

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