Rinnovabili • Corporate Social Responsability

Corporate Social Responsability, ecco perché ogni azienda dovrebbe applicarla

La CSR di un'azienda corrisponde all'impegno sociale che la PMI assume nei confronti della società, intesa sia come impatto ambientale che verso la comunità. 

Corporate Social Responsability
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Sempre più spesso negli ultimi anni si sente parlare della Corporate Social Responsability, ma non tutti ne comprendono appieno il significato e come si applica in un contesto aziendale.
Come possiamo definire quindi la Corporate Social Responsability?

Prima di tutto bisogna ricordare che l’Art. 41 della Costituzione Italiana sancisce il diritto alla libera iniziativa economica privata a patto che questa non vada a ledere l’integrità sociale.

La CSR di un’azienda corrisponde all’impegno sociale che la PMI assume nei confronti della società, intesa sia come impatto ambientale che verso la comunità. 

Ogni attività commerciale, di fatto, prende qualcosa dal contesto in cui è inserita e sfrutta le risorse che ne fanno parte, che siano esse materie prime o semplicemente forza lavoro, energia, qualsiasi cosa possa tornare utile a mandare avanti lo stesso business. Portando avanti progetti di Corporate Social Responsability, l’impresa dimostra un senso di “cittadinanzaattiva e partecipe rispetto al contesto in cui è inserita, che può essere locale o mondiale, con l’intenzione di contribuire a ridurre l’impatto negativo della sua attività sulla società e l’ambiente e, al tempo stesso, promuovere iniziative virtuose.

Ne sono un esempio molto esplicativo le iniziative di volontariato, la raccolta fondi per un progetto benefico, ma anche il riciclo di rifiuti o forme di approvvigionamento di energia alternative, intraprese dalle aziende.

Oggi, più che in passato, adottare strategie di CSR nell’impresa è fondamentale, perché aumenta la percezione positiva che i consumatori hanno del suo operato e contribuisce a migliorare l’immagine dell’azienda agli occhi del pubblico.

In virtù di quest’ultimo aspetto, di solito, le iniziative di CSR avviate dalle imprese sono parte integrante delle loro strategie di marketing e comunicazione, proprio perché impattano direttamente sulla reputazione aziendale, che l’impresa si costruisce dinanzi ai suoi stakeholders.

In altri casi la missione di responsabilità sociale è parte integrante della mission aziendale, come accade in tutte quelle attività che ad esempio portano avanti una linea produttiva green o sono impegnate esclusivamente nel riciclo di materiali già sfruttati.

A prescindere da queste ultime situazioni, in un momento storico in cui l’impegno attivo verso il rispetto dell’ambiente e dei diritti umani è sotto i riflettori, ogni PMI è chiamata ad assumere il suo ruolo e portare avanti un operato specifico di Corporate Social Responsability

Ma in che modo può farlo?

Anche i piccoli gesti fanno la differenza

Come ogni attività intrapresa da un’azienda, anche le iniziative di CSR comportano un investimento economico. Questo si può manifestare sotto forma di stanziamento di risorse già in possesso dell’azienda, nei suoi capitali ad esempio, come anche sotto forma di rinuncia a parte dei guadagni incassati, perché magari stanziati ad associazioni o organizzazioni terze impegnate in attività benefiche.

In un caso o nell’altro, le imprese che predispongono una strategia di CSR devono comunque prevedere un budget specifico. Chiaramente ogni PMI può avviare progetti diversi in base alle diverse possibilità finanziarie. Non servono necessariamente grandi azioni o iniziative di grande portata per impattare positivamente sulla società in cui opera un’azienda. A volte, basta semplicemente orientare specifiche scelte, dimostrando sensibilità e attenzione verso i grandi temi del rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.

Ciò che conta è riuscire a comunicarlo in maniera efficace, così che tutti possano vedere le azioni virtuose intraprese dall’azienda. Un esempio molto banale potrebbe essere l’impiego di adesivi pubblicitari ecologici o vegani, che rispettano l’ambiente senza inquinare, come anche l’impiego di carta riciclata sui materiali pubblicitari stampati.

In tal senso si persegue il doppio obiettivo di trasmettere i messaggi che l’azienda invia al pubblico, attraverso gli strumenti della sua immagine integrata e, allo stesso tempo, dimostrare attenzione verso l’ambiente nella scelta dei materiali di supporto.

Nei casi in cui il budget da stanziare sia sostanzioso, invece, si possono anche avviare iniziative di più ampio respiro, come raccolte fondi, sovvenzioni di fondazioni o associazioni, progetti di promozione sociale, eventi, qualunque iniziativa che coinvolga direttamente i propri stakeholders e abbia un impatto più incisivo sull’immagine aziendale e la percezione del suo pubblico.

Quando la CSR diventa fondamentale in una strategia di risk management 

Ogni azienda che ha un livello di esposizione sociale elevato dovrebbe prevedere una strategia che si traduce in specifiche iniziative di comunicazione volte a riparare o prevenire scandali o incidenti che possono coinvolgere l’azienda e minare la sua reputazione.

Le iniziative di CSR diventano, in questo senso, parte integrante di una strategia di risk management, poiché sono finalizzate a riequilibrare proprio queste situazioni che mettono a repentaglio l’immagine aziendale, con interventi che migliorano l’eco sociale dell’attività aziendale.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
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Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
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Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.