La Gran Bretagna vuole salvare Parigi con il mercato volontario del carbonio

Lanciata ieri la Voluntary Carbon Markets Integrity Initiative: i promotori vogliono mettere ordine tra i mercati volontari del carbonio e garantire più trasparenza ed efficacia a questi strumenti unilaterali in mano alle aziende per contrastare il riscaldamento globale

Mercato volontario del carbonio: gli UK lanciano l’iniziativa globale
Foto di NASTER da Pixabay

L’iniziativa globale per il mercato volontario del carbonio è appoggiata anche dagli USA

(Rinnovabili.it) – Più trasparenza ma anche regole certe per un settore che dovrebbe crescere molto rapidamente nei prossimi anni. È l’obiettivo della Voluntary Carbon Markets Integrity Initiative (VCMI), un’iniziativa globale per mettere ordine e facilitare la diffusione del mercato volontario del carbonio.

Il mercato volontario del carbonio è uno strumento utilizzato dalle aziende che vogliono certificare il proprio impegno nel contrasto al cambiamento climatico anche se non sono comprese in nessuno dei sistemi ETS in vigore. Si basa sulla compensazione delle emissioni prodotte realizzata tramite progetti specifici, ad esempio la riforestazione.

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Questi mercati del carbonio hanno diversi aspetti controversi, dall’efficacia reale alla babele di iniziative e strumenti che utilizzano metriche e indicatori diversi, rendendo così più complesso capire l’impatto reale sul contrasto al cambiamento climatico. Un’altra critica che viene mossa spesso ai mercati volontari del carbonio riguarda proprio l’aggettivo che li accompagna: tutto viene lasciato all’iniziativa dell’azienda senza alcun vincolo sul livello degli obiettivi. Ciò nonostante ergono questo strumento è fortemente sponsorizzato ai massimi livelli della diplomazia climatica, a partire dalla Gran Bretagna organizzatrice della COP26.

Non deve quindi sorprendere che la VCMI sia sponsorizzata dalla Gran Bretagna e dalla Children’s Investment Fund Foundation con il sostegno di diversi governi tra cui gli Stati Uniti. “Non esiste una definizione ampiamente concordata di net-zero a livello di entità aziendale”, spiegano i promotori. Che non nascondono una “diffusa confusione legata alla discrepanza nel loro calcolo e comunicazione” per gli impegni aziendali sul clima.

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L’obiettivo dell’iniziativa, quindi, è lanciare uno schema di categorizzazione “per l’uso volontario dei crediti di carbonio” per garantire che le parti interessate “possano facilmente comprendere l’impatto climatico delle azioni di un’azienda”. Secondo alcuni calcoli, il giro di crediti mobilitati dai mercati volontari del carbonio dovrà crescere di 15 volte per raggiungere gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi, e potrebbe valere fino a 50 miliardi di dollari entro il 2030.

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