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“Food Innovation Hub”: innovazione nell’agroalimentare per sostegno filiera

Due giorni di incontri, con presentazioni dei prodotti sperimentali, definizione delle strategie a supporto del settore, cucina dal vivo e un confronto sugli scenari post-Covid nei mercati agroalimentari.

Foto di Massimiliano Olivi da Pixabay

Attivati laboratori di microinnovazione

 Presentati i risultati del programma regionale, gestito da Lazio Innova, con l’obiettivo di stimolare e supportare i processi d’innovazione e di diversificazione di mercato delle piccole e medie imprese del settore. Una due giorni di incontri, con presentazioni dei prodotti sperimentali, definizione delle strategie a supporto del settore, cucina dal vivo e un confronto sugli scenari post-Covid nei mercati agroalimentari. Lanciata la nuova call, aperta fino al 31 luglio.

Cerasa sabina pralinata, würstel nutraceutico con omega-3, pecorino affinato nelle vinacce, kombucha al tè verde e luppolo: sono solo alcuni dei 30 prototipi di prodotti agroalimentari, messi a punto con la prima call che ha attivato i laboratori di microinnovazione “Food Innovation Hub” della Regione Lazio e il cui esito è stato presentato questa mattina in diretta streaming sulla pagina Facebook regionale da Officine Farneto a Roma.

Il programma regionale, dedicato al Food innovativo, ha offerto alle imprese agroalimentari che hanno partecipato alla prima call un percorso di sperimentazione e di opportunità utile, non solo per definire nuove specialità alimentari da immettere sul mercato, ma anche per ottimizzare i propri sistemi di produzione e di commercializzazione e per progettare nuove soluzioni di economia circolare. Hanno partecipato alla prima giornata in programma il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, l’assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start-Up e Innovazione, Paolo Orneli, il presidente di Lazio Innova, Nicola Tasco, e il direttore generale di Agro Camera, Carlo Hausmann.

“Food Innvation Hub” si è avvalso del supporto dei tutor degli Spazi Attivi di Lazio Innova – in particolare delle sedi di Bracciano, dove è presente la “Digital Kitchen Lab”, e di Latina – il primo spazio collaborativo regionale dedicato alla food innovation. Un luogo attrezzato con postazioni e macchinari ad alta tecnologia, pensato per sperimentare e prototipare prodotti e nuove ricette.

Alla prima edizione dell’Avviso – che ha coinvolto 49 partner appartenenti al mondo della ricerca, dell’università e delle associazioni di categoria – hanno partecipato circa 1.000 imprese, per un totale di 76 idee presentate, 46 progetti sviluppati e, alla fine, 30 prototipi da lanciare sul mercato.

Durante la call, sono stati attivati 4 cantieri dell’innovazione agroalimentare relativamente ai settori «Bevande non alcoliche e birra artigianale» (12%), «Conserve alimentari» (38%), «Prodotti lattiero caseari e loro sostitutivi» (12%) e «Prodotti snack» (38%).

Per testare la validità dei progetti realizzati, è intervenuta la chef del ristorante stellato “La Parolina”, Iside De Cesare, che ha preparato un menù dedicato, avvalendosi di alcuni dei prodotti di “Food Innovation Hub”.

“Voglio ringraziare tutti gli attori che hanno contribuito a rendere concreto questo programma: un partenariato di altissimo livello e nuove opportunità di mercato per le nostre aziende in uno dei settori di eccellenza dell’economia regionale. Incoraggiare l’innovazione e la sostenibilità di chi opera nel settore agroalimentare è l’obiettivo che la Regione Lazio vuole perseguire e oggi è la dimostrazione che la strada intrapresa, per la ripartenza e per un futuro, è quella giusta”. Così ha commentato il vicepresidente Leodori.

Durante l’evento è stata lanciata la nuova call dell’Avviso che è attivo da oggi. È destinata alle micro imprese e Pmi del settore agroalimentare, anche in forma aggregata, che abbiano un’idea di nuove specialità alimentari o nuove modalità d’immissione sul mercato di specialità tradizionali, oppure che propongano un’innovazione del ciclo produttivo e che siano attive nell’artigianato alimentare, industria alimentare, commercializzazione con interesse alla produzione, preparazioni alimentari, centri di cottura, terzisti. Per partecipare c’è tempo fino al 31 luglio 2021, questo il link: http://www.lazioinnova.it/bandi-post/food-innovation-hub-migliora-la-tua-competitivita/

“Quello di Food Innovation Hub è un progetto a cui teniamo moltissimo, che promuove l’innovazione nel settore agroalimentare e che, stimolando creatività e talento, aiuta le nostre imprese a creare nuovi prodotti da portare sul mercato – ha dichiarato l’assessore Orneli – Alla luce degli importanti risultati della prima call, che ha già coinvolto 1000 aziende e ci permette di presentare adesso 30 nuove specialità alimentari, annunciamo la partenza, da oggi, della nuova edizione dell’avviso, per dare a nuove imprese e a nuovi talenti la possibilità di inventare, crescere, rispondere alle sfide del mercato e aprirsi alle opportunità dell’internazionalizzazione ”, ha concluso.

L’agroalimentare è un settore che nel Lazio conta circa 50mila imprese, con 70mila addetti, di cui oltre il 66% occupati nelle coltivazioni agricole e nella produzione di prodotti animali e servizi connessi, e il 29% al lavoro in industrie alimentari e delle bevande. L’indicatore positivo dell’export laziale nel comparto registra nel 2020 un valore complessivo di 1.147.360.492 €, che attesta il Lazio sostanzialmente ai livelli del 2019, nonostante la crisi della pandemia da Covid-19 e in crescita rispetto al 2018 (+65,5 mln €).

E proprio per approfondire quali sono le opportunità per il mercato agroalimentare e affrontare i nuovi scenari nel post-Covid, il programma di questa due giorni proseguirà venerdì 14 maggio alle 15:30, sempre in diretta streaming sulla pagina Facebook della Regione Lazio, con un confronto a cui parteciperà l’assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della filiera e della Cultura del cibo, Pari opportunità della Regione Lazio Enrica Onorati, assieme a un panel di esperti composto da: Denis Pantini, ‎responsabile Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma, Romualdo Lodovici, esperto analisi sensoriali, Kunvi, Stefano Zambon, esperto internazionale del mercato agrifood, Carlo Hausmann, direttore generale di Agro Camera e Mario Ciarla, presidente di Arsial.

Tutte le informazioni sul progetto e sulle modalità di partecipazione alla nuova call “Food Innovation Hub” sono disponibili su lazioinnova.it.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.