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A Gucci il premio The Climate Action Award

Assegnato in occasione della cerimonia di premiazione dei CNMI Sustainable Fashion Awards 2022, il premio riconosce l’impegno di Gucci a sostegno dei programmi di agricoltura rigenerativa

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Photo by fabian jones on Unsplash

Una collaborazione che diventa simbolo del cambiamento in corso nel sistema moda e di una nuova visione della filiera produttiva che parte dalla terra: sono queste le ragioni alla base del premio The Climate Action Award attribuito a Gucci durante la cerimonia di consegna dei CNMI Sustainable Fashion Awards 2022, con cui si è chiusa la Milano Fashion Week SS2023.  

Organizzati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana in collaborazione con la Ethical Fashion Initiative (EFI) delle Nazioni Unite e con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Agenzia ICE e del Comune di Milano, i CNMI Sustainable Fashion Awards 2022 hanno premiato personalità e realtà virtuose che, nel mondo della moda italiana e internazionale, si sono distinte per l’impegno dedicato alla sostenibilità nella sua accezione più alta: per visione, innovazione, impegno per l’artigianato, riconoscimento delle differenze, economia circolare, diritti umani e giustizia sociale e lotta al cambiamento climatico.

Accanto alle due menzioni ricevute dalla Maison per Demetra/Gucci Off The Grid finalista nella categoria The Groundbreaker Award  e per CHIME FOR CHANGE finalista nella categoria The Philanthropy and Society Award, il premio The Climate Action Award  riconosce il  valore del percorso intrapreso da Gucci nell’ambito dell’agricoltura rigenerativa e premia il progetto NATIVA™ Regenerative Agriculture Program, avviato da Gucci in Uruguay in collaborazione con Chargeurs Luxury Fibers, uno dei maggiori trasformatori di lana nel mondo. Un progetto che vede coinvolti dieci aziende agricole, tra cui La Soledad, guidata da Gabriela Bordabehere.

Sfidando il pregiudizio che la pastorizia nella Pampa, patria dei leggendari Gaucho, sia un lavoro esclusivamente maschile, Gabriela ha preso le redini dell’azienda del marito all’età di quarant’anni, decisa a guidarla verso il futuro. Da allora, di anni ne sono passati quasi venti e La Soledad è diventata un’azienda modello, che esemplifica al meglio i benefici dell’agricoltura rigenerativa, non solo sul territorio ma anche sulla comunità. Un impegno, quello di Gabriela e de La Soledad, finora sconosciuto ai più, e che oggi sale sul palcoscenico internazionale grazie al prestigioso riconoscimento, ritirato da Gabriela stessa e dal Presidente e CEO di Gucci, Marco Bizzarri.

“Mi sento onorata di rappresentare gli agricoltori uruguaiani che si impegnano per guidare il cambiamento, soprattutto le donne. Questo è un riconoscimento del lavoro che svolgiamo ogni giorno, vivendo spesso in zone remote, lontano dalla famiglia, per proteggere le risorse del nostro territorio. Abbiamo ricevuto questa terra dai nostri antenati e allo stesso modo dobbiamo consegnarla ai nostri figli”. Gabriela Bordabehere, La Soledad.

Un impegno che per Gucci si traduce in impatti positivi sul territorio e sulle persone. Grazie alla collaborazione con Chargeurs Luxury Fibers, gli allevatori parte del progetto NATIVA™ Regenerative Agriculture Program ricevono un sostegno finanziario in questo fondamentale e delicato momento di transizione – mirato ad aumentare la biodiversità a beneficio dei suoli e del benessere degli animali; un sostegno che si estende positivamente sulle comunità rurali coinvolte nel progetto: oltre ai 150 lavoratori agricoli, le loro famiglie e le comunità circostanti, con un impatto diretto su 200 persone e indirettamente su 450. Le priorità sono l’accesso alla scuola, l’aumento dell’uso di fonti di energia rinnovabile e il sostegno alle donne della comunità rurale. A queste iniziative se ne aggiungono altre, come il programma di reintroduzione della foresta nativa nel paesaggio dell’azienda agricola – di cui farà parte anche La Soledad – e che darà casa a nuova fauna selvatica e a un programma di monitoraggio delle popolazioni di uccelli, uno dei punti di forza più importanti della ricca diversità animale dell’Uruguay. 

Grazie alla collaborazione di Chargeurs Luxury Fibers nel contesto del progetto NATIVA™ Regenerative Agriculture Program, Gucci diventa pioniere nel delineare un modo nuovo di allevare e gestire queste realtà che possa diventare uno standard di agricoltura rigenerativa per la produzione di materie prime da utilizzare nelle proprie collezioni – in questo caso la lana.  Con il progetto NATIVA™ Regenerative Agriculture – che si estende su un territorio di oltre 100.000 ettari – Gucci riceverà 50 tonnellate all’anno di lana a partire dal gennaio 2023 e per una durata iniziale di 4 anni. Queste quantità entreranno a far parte delle collezioni Gucci dalle prossime stagioni, contribuendo ad un incremento significativo di lana approvvigionata secondo criteri di sostenibilità, raggiungendo il 50% rispetto al 38% attuale.

Impegnata dal 2020 a finanziare progetti di agricoltura rigenerativa legati all’allevamento di bovini e ovini nei pascoli estesi e depauperati del Montana e della Patagonia, con questo progetto, Gucci fa così un passo in avanti andando a incidere direttamente nella propria filiera. Attraverso l’approccio nature-positive che contraddistingue la propria strategia di sostenibilità, la Maison si impegna a restituire alla natura, promuovendo pratiche agricole capaci di riportare biodiversità all’ambiente, salute ai suoli, benessere agli animali e con una ricaduta positiva sulle comunità locali.

Collaborando direttamente con i primi attori della filiera, che sono gli agricoltori, e i trasformatori, attraverso i progetti di agricoltura rigenerativa, Gucci investe in una tracciabilità che dà un nome e un volto a chi produce le materie prime. Dal momento della semina e del pascolo fino alla creazione di un tessuto c’è una conoscenza diretta di tutte le fasi della produzione. In questo modo Gucci fa sì che tutta la filiera si avvantaggi di un filato più sostenibile e rende i fornitori dei partner strategici.   

Un percorso quello intrapreso da Gucci, che si propone di supportare e finanziare progetti diversi con investimenti sia a livello internazionale, sia a livello nazionale, perché l’esigenza climatica non conosce confini.

In linea di continuità con questa visione del futuro delle filiere del lusso, in Italia, Gucci supporta la rinascita di realtà produttive che erano andate quasi completamente perdute. A 100 anni dalla sua fondazione, il legame con la tradizione si rafforza attraverso l’investimento sulla filiera della seta e del cotone con progetti pilota in Calabria, Puglia e Sicilia. Lo scopo di questo approccio è di far sì che la qualità e l’attenzione al dettaglio che contraddistingue le collezioni Gucci nasca già nel momento in cui viene piantato il seme nella terra grazie ai rapporti diretti con i protagonisti della filiera.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.