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Siglato il nuovo accordo di programma sul trattamento dei RAEE

Il nuovo documento sottoscritto dal Centro di Coordinamento RAEE, ASSORAEE, Assorecuperi e Assofermet permetteràalla filiera un miglioramento complessivo della qualità del trattamento dei RAEE domestici

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È stato sottoscritto il nuovo Accordo di programma sul Trattamento adeguato dei RAEE tra il Centro di Coordinamento RAEE, ASSORAEE, Assorecuperi e Assofermet, le associazioni che rappresentano le aziende che gestiscono gli impianti di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) a livello nazionale. L’Accordo e i suoi contenuti sono resi disponibili per la consultazione da parte di tutti gli interessati e l’adesione resta aperta a tutte le associazioni degli operatori del trattamento che ne condividono il contenuto e intendano sottoscriverlo in futuro.

Il documento, firmato dalle parti ai sensi dell’art. 33 comma 5 lettera g) del Decreto Legislativo 49/2014, rappresenta un aggiornamento del documento sottoscritto nel 2016 con lo scopo di assicurare adeguati ed omogenei livelli di trattamento e qualificazione delle aziende del settore del trattamento dei RAEE domestici, tramite l’accreditamento delle stesse aziende presso il Centro di Coordinamento RAEE, sulla base di uno specifico audit condotto da verificatori terzi. 

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Il nuovo Accordoè stato elaborato tenendo conto delle esperienze maturate nella sua gestione negli ultimi quattro anni per consentirne un’applicazione più dinamica oltre che permettere alla filiera un miglioramento complessivo della qualità del trattamento dei RAEE domestici.

In particolare, il documento si è focalizzato sulla riformulazione e innovazione di cinque ambiti specifici.

1.Verifiche

Le verifiche in impianto saranno più frequenti ed ancor più focalizzate sulle performance di avvenuto trattamento.

La qualità dei processi sarà monitorata in maniera più costante, già dagli operatori, tramite l’implementazione di una serie di reportistiche e sistemi di monitoraggio sottoposti a controlli periodici.

2.Certificazione

Gli impianti di trattamento potranno ottenere certificazioni di trattamento anche solo per alcune specifiche categorie di AEE presenti nei Raggruppamenti RAEE.

3.Controlli

Le logiche che guidano i controlli sono state sviluppate nell’ottica di continuare a garantire elevate performance di trattamento e di offrire una maggior trasparenza e garanzia sulla effettiva e adeguata gestione dei flussi di RAEE, in particolare per quei volumi non trattati negli impianti di prima destinazione.

4.Mercato

Il nuovo Accordo è strutturato in maniera da poter essere agevolmente aggiornato, per poter rispondere alla variazione della tipologia di RAEE raccolti e così da favorire l’apertura del mercato a nuovi impianti, in particolare se specializzati su specifiche categorie di AEE.

5.Durata della certificazione

La durata della certificazione degli impianti viene portata a due anni, con una verifica di mantenimento “intermedia” e continui controlli sui sistemi di monitoraggio. Le verifiche sono sempre condotte da Enti di Certificazione terzi. 

Attualmente sono ancora in corso le attività per portare a piena applicazione i lavori. L’entrata in vigore del nuovo Accordo è prevista 30 giorni dalla pubblicazione dei documenti tecnici che accompagnano l’Accordo. 

Il nuovo Accordo si pone in continuità con quello precedente ed è stato rinnovato all’insegna di una filosofia dell’innovazione che reputiamo indispensabile e fondante di tutta l’attività di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici” commenta Bruno Rebolini, Presidente del Centro di Coordinamento RAEE. “L’obiettivo perseguito è il miglioramento ulteriore della qualità di trattamento dei RAEE che tiene conto anche delle costanti innovazioni tecnologiche e della variazione nella composizione dei raggruppamenti RAEE, dettata dall’evoluzione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Affinché questo avvenga e per gestire un sistema di certificazione corretto e che assicuri un trattamento adeguato, la collaborazione tra Centro di Coordinamento RAEE e associazioni degli impianti è quanto mai indispensabile e fondamentale. L’Accordo e i suoi contenuti tecnici sono una concreta e coerente risposta alle esigenze di un adeguato trattamento dei RAEE. 

L’Accordo e i suoi contenuti tecnici sono il frutto del lavoro congiunto degli attori della filiera e rappresentano una reale e opportuna risposta alle esigenze di un adeguato trattamento dei RAEE”. 

Giuseppe Piardi, presidente ASSORAEE:

“ASSORAEE considera con grande favore la sottoscrizione del nuovo Accordo sul Trattamento. L’Associazione ha contribuito attivamente alla sua definizione al fine di migliorare, alla luce del progresso tecnologico, la qualità del trattamento dei RAEE, l’operatività degli impianti e i rapporti tra i soggetti coinvolti. Con questo Accordo il settore del trattamento dei RAEE si allinea ai vertici europei rispetto a efficienza ed efficacia della qualità di trattamento, rafforzando i risultati già ottimi rispetto agli obiettivi di recupero e riciclo dei RAEE fissati dalla normativa.

L’Accordo definisce inoltre un quadro chiaro e trasparente nel quale gli impianti di trattamento si troveranno ad operare nei prossimi anni, consentendo agli stessi di programmare, considerata la natura industriale del settore, gli investimenti necessari al rispetto degli elevati standard previsti nell’Accordo”.

Tiziano Brembilla, presidente Assorecuperi:

“Grazie al nuovo accordo, il sistema RAEE prosegue e approfondisce l’esperienza virtuosa di autocontrollo preventivo e continuativo, eseguito su base volontaria con competenze tecniche specifiche e aggiornate costantemente con l’evoluzione tecnologica. Assorecuperi ringrazia tutti gli associati che hanno lavorato e contribuito a questa nuova specifica tecnica che ha richiesto un grande impegno in termini di tempo e di competenza”.

Paolo Pozzato e Cinzia Vezzosi, presidenti Assofermet:

Con grande soddisfazione Assofermet ha contribuito all’elaborazione del nuovo Accordo di programma sul Trattamento adeguato deiRAEE domestici, aggiornato nei suoi contenuti, grazie alla fattiva collaborazione del Centro di Coordinamento RAEE e di tutte le associazioni di settore.

L’Accordo è un importante strumento che permette di tracciare e normare la filiera del recupero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, dando nuova vita ai materiali recuperati e identificando un virtuosismo ecologico che ricopre trasversalmente diverse filiere unite dal comun denominatore dell’efficacia e dell’efficienza nel riciclo e recupero, in aderenza alle migliori pratiche disponibili di trattamento.

Anche con il contributo di Assofermet si è raggiunto un importante obiettivo per tutta la categoria”.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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