Rinnovabili • Rinaturalizzazione: studio UK, in 10 anni aumentano resa e biodiversità

Grazie al Bando Bioclima ricadute su 8 habitat e oltre 70 specie

Ammessi e finanziati 12 progetti, per un contributo regionale totale pari a circa 3,5 milioni di euro. A queste risorse si aggiungeranno 1,5 milioni di cofinanziamento da aziende private e circa 600 mila euro provenienti da finanziamenti pubblici esterni al bando.

Rinaturalizzazione: studio UK, in 10 anni aumentano resa e biodiversità
Foto di Gerhard da Pixabay

Assegnati 5,6 milioni di euro. Cattaneo: risorse strategiche per la sostenibilità ambientale.

È stata approvata da Regione Lombardia la graduatoria dei progetti candidati sul Bando Bioclima: ammessi e finanziati 12 progetti, per un contributo regionale totale pari a circa 3,5 milioni di euro. A queste risorse si aggiungeranno 1,5 milioni di cofinanziamento da aziende private e circa 600 mila euro provenienti da finanziamenti pubblici esterni al bando. Peraltro questa compartecipazione permette la nascita della più grande partnership pubblico-privata per la conservazione della biodiversità e la valorizzazione dei servizi ecosistemici certificati, mai realizzata in Europa.

“Attraverso questo bando – afferma l’assessore all’Ambiente e clima Raffaele Cattaneo – Regione Lombardia ha voluto fornire uno strumento in grado di valorizzare il capitale naturale e salvaguardare la biodiversità, favorendo in particolare lo sviluppo dell’ambiente in ottica di sostenibilità e di tutela del territorio. Stiamo infatti investendo decine di milioni di euro per la tutela della biodiversità, che rappresenta uno degli strumenti chiave della strategia di sostenibilità ambientale”.

Miglioramento di circa 270 ettari di boschi esistenti

Grazie alle risorse mobilitate da Regione Lombardia e dai soggetti privati interessati al co-finanziamento, congiuntamente si stima il miglioramento di circa 270 ettari di boschi esistenti e la creazione di oltre 18 ettari di nuove superfici arborate con la messa a dimora di almeno 66.000 piante.

Il bando, nato dal progetto LIFE Gestire 2020, era rivolto agli enti gestori di foreste e aree protette e prevedeva la candidatura di progetti finanziati al 70% da Regione Lombardia e al 30% da fonti private (cofinanziamento pubblico-privato). È stato fornito anche un sostegno durante la fase istruttoria. Agli enti interessati è stato infatti messo a disposizione un servizio di assistenza tecnica erogato grazie al contributo di Fondazione Cariplo, dallo spin-off dell’Università di Padova Etifor. Il servizio di assistenza ha facilitato la candidatura di ben 17 progetti, 12 dei quali risultano vincitori, supportando i candidati durante la progettazione degli interventi legati alla misurazione, la verifica indipendente e la valorizzazione dei servizi ecosistemici. Ugualmente durante l’attività di reperimento del co-finanziamento.

Conservazione della biodiversità, contrasto al cambiamento climatico, valorizzazione dei servizi ecosistemici: sono i tre temi chiave del bando ‘Biodiversità e Clima’. Il tutto merito di una formula innovativa che permette a enti pubblici e privati di lavorare insieme massimizzando i risultati degli investimenti.

L’impatto positivo su habitat e specie faunistiche

Per prima cosa l’iniziativa coinvolgerà 8 habitat di interesse europeo (i più rappresentati sono le foreste ripariali dei grandi fiumi e i prati aridi). Similmente, il bando favorirà, attraverso gli interventi forestali e di rinforzo previsti nei progetti, più di 70 specie faunistiche. I progetti vincitori avranno nel dettaglio impatti su: anfibi (come la rana di Lataste e il tritone crestato), rettili, mammiferi (soprattutto chirotteri di interesse forestale), artropodi (come il gambero di fiume), insetti (degradatori del legno e impollinatori) e uccelli. È proprio quest’ultima la classe più rappresentata con 40 specie da tutelare, tra le quali ad esempio ricordiamo il gallo cedrone, il succiacapre e l’averla piccola.

I 12 progetti vincitori, grazie anche alla consulenza del team di Etifor incaricato dalla Fondazione Cariplo di gestire il
servizio di assistenza tecnica, aumenteranno le connessioni ecologiche arricchendo e diversificando così il mosaico ambientale. Verranno infatti realizzati interventi di: creazione di nuove superfici (es. superfici arbustive e arboree, siepi, prati permanenti, aree umide, etc), ripristino di superfici esistenti, recupero degli schianti in aree forestali danneggiate da eventi meteorici, eliminazione delle specie esotiche invasive e arricchimento delle specie dove necessario.

I progetti vincitori saranno presenti all’interno del portale wownature.eu che permetterà inoltre a chiunque lo desideri di partecipare attivamente e sponsorizzare questi progetti innovativi. Per ulteriori dettagli visitare la pagina
www.wownature.eu/aziende/bioclima/.

In sintesi i progetti finanziati dal bando, suddivisi per provincia

Brescia

Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, ‘Una riserva naturale al servizio della comunità’, rigenerazione ecologica tramite interventi mirati alla forestazione e conservazione della biodiversità generando resilienza climatica del tessuto socio-economico del territorio;

Brescia, Cremona

Parco Regionale Oglio Nord, ‘Progetto di riqualificazione forestale e miglioramento degli habitat igrofili per l’avifauna acquatica nel bosco della Marisca’;

Como

Parco Regionale Spina Verde, ‘Spina Verde 2.0 dal vincolo ai servizi ecosistemici’;

Cremona, Mantova

Parco Regionale Oglio Sud, ‘Bioclima Oglio Sud’, Interventi di conservazione della biodiversità e valorizzazione dei servizi ecosistemici;

Cremona

Comune Martignana di Po, ‘Ciclovia Ven-To’;

Parco Regionale del Serio, ‘Foreste e anfibi nel Parco del Serio’;

Lodi

Parco Regionale Adda Sud, ‘Più sei piccolo e più conti’. La piccola fauna alata protagonista di monitoraggi ambientali e servizi ecosistemici da valorizzare. BioClima per il Parco Adda Sud;

Mantova

Comune Canneto sull’Oglio, ‘Implementazione della biodiversità della lanca di Gerre Gavazzi’;

Milano, Varese

Parco Lombardo della Valle del Ticino, ‘Progetto bioclima-tic Foreste, zone umide e agroecosistemi per il clima e la biodiversità nel Parco del Ticino’;

Sondrio

Parco Regionale Orobie Valtellinesi, ‘Interventi di miglioramento ambientale e dello stato di conservazione di habitat forestali idonei al gallo cedrone per salvaguardare la biodiversità, la funzionalità dei servizi ecosistemici e la loro valorizzazione economica’;

Comune Val Masino, ‘Val di Mello Climate Change: gestione sostenibile di una riserva naturale’;

Varese

Parco Regionale Campo dei Fiori, ‘CdForNATURE’.

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Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

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Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

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Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

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La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.