L’Italia e altri 6 paesi UE contro i nuovi standard Euro 7

Roma firma un documento congiunto con Francia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia in cui si oppone all’entrata in vigore di nuove norme sulle emissioni per auto e furgoni

Standard Euro 7: l’Italia e altri 6 paesi UE dicono no
Foto di Nik su Unsplash

I 7 paesi hanno abbastanza peso da bloccare l’adozione degli standard Euro 7 a Bruxelles

(Rinnovabili.it) – I nuovi limiti di emissioni per auto e furgoni sono da cestinare. L’industria dell’auto spenderebbe soldi inutilmente, mentre potrebbe impiegare queste risorse per veicoli a zero emissioni. Lo sostengono 7 paesi europei, tra cui l’Italia, in una presa di posizione durissima contro i nuovi standard Euro 7.

“Ci opponiamo a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di gas di scarico (compresi nuovi requisiti per i test o nuovi limiti di emissione) per auto e furgoni”, si legge in un documento visto da Reuters e firmato da Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Una pattuglia abbastanza numerosa (e popolosa) da costituire una maggioranza di blocco: cioè da far naufragare i prossimi negoziati sugli standard Euro 7 tra Consiglio ed Europarlamento.  

La strada tortuosa verso gli standard Euro 7

Dopo il tira e molla sul phase out delle auto endotermiche entro il 2035 andato in scena tra gennaio e marzo di quest’anno, la decarbonizzazione dei trasporti su gomma in Europa sta per attraversare un nuovo momento di passione. Ma se per l’addio ai veicoli diesel e benzina i critici chiedevano dei semplici cambiamenti, e hanno infatti ottenuto l’ok anche ai carburanti elettrici (che funzionano con i motori tradizionali), sugli standard Euro 7 la posizione è ancora più dura.

In realtà le critiche erano iniziate già in fase di preparazione della proposta da parte della Commissione. Che aveva teso l’orecchio alle case automobilistiche. Rispetto alla prima bozza, il testo presentato lo scorso novembre aveva già limato gli aspetti più spigolosi, abbassando di molto i limiti per le principali categorie di inquinanti e, in alcuni casi, lasciandoli identici a quelli in vigore oggi con gli Euro 6d.

Se la politica inizia a incrociare le lame su questo tema – con la transizione dei trasporti che è diventato un argomento molto importante in alcune agende interne, inclusa quella italiana – l’industria dell’auto rincara la dose e paventa costi di produzione molto più alti. Rispetto alle previsioni di Bruxelles, sostiene uno studio di Frontier Economics fatto circolare dall’Acea, l’associazione di categoria dell’automotive europeo, i costi da sostenere se entrassero in vigore gli standard Euro 7 sarebbero da 4 a 10 volte maggiori.

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