ll progetto “Flora di Vetta” raccontato a Geo su Rai3

I botanici impegnati sul campo da luglio fino a inizio settembre 2022 hanno totalizzato oltre 14mila m. di dislivello e percorso centinaia di chilometri, partendo all’alba e fermandosi a dormire in rifugi di montagna o addirittura in bivacchi.

pale san martino dolomiti
Foto di Cristina Gottardi su Unsplash

Il progetto studia i cambiamenti della flora alle alte quote dovute al surriscaldamento globale

Sì è parlato delle montagne del Trentino recentemente a RAI 3 Geo, ospite la botanica Giulia Tomasi del Museo civico di Rovereto, che ha dialogato con Emanuele Biggi. Al centro della puntata, visibile ora su Raiplay, il progetto “Flora di Vetta”, avviato dal Museo in collaborazione con i parchi del Trentino, il Parco Naturale Adamello Brenta, il Parco Nazionale dello Stelvio-sezione trentina e il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, con il contributo della Provincia autonoma di Trento, per studiare i cambiamenti della flora alle alte quote dovute al surriscaldamento globale.

Il progetto richiede oltre alla competenza scientifica anche la tecnica alpinistica necessaria a raggiungere luoghi spesso impervi e fuori dai percorsi battuti: nell’estate 2022 sono state esplorate 13 vette trentine di diversa natura geologica all’interno dei tre Parchi, dai 2700 m sino ai 3757 m di quota della Cima del Cevedale, la più alta del Trentino. I botanici impegnati sul campo da luglio fino a inizio settembre 2022 hanno totalizzato oltre 14mila m. di dislivello e percorso centinaia di chilometri, partendo all’alba e fermandosi a dormire in rifugi di montagna o addirittura in bivacchi.

La puntata di Geo dedicata a questo progetto è disponibile su RaiPlay (al minuto 1.16 circa il  progetto) –> CLICCA QUI 

Sulle Alpi le piante tendono a spostarsi da sud verso nord e a salire a quote più elevate.  È un dato di fatto, testimoniato da chi le montagne le frequenta, e incontra paesaggi inediti rispetto al passato, ma anche dimostrato dagli studi e dalla ricerca scientifica. Questi “spostamenti” sono una risposta della flora al clima sempre più caldo: le piante scalano le montagne e le vette appaiono e appariranno sempre più “erbose”, anche a seguito della fusione dei ghiacciai che amplia il suolo libero e colonizzabile.
Gli ambienti di alta quota sono i più adatti per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla flora, perché sono quelli dove non entrano in gioco altri fattori di natura umana (gestione del territorio, urbanizzazione, pratiche agricole). Le vette delle montagne sono, per ora e per fortuna, poco o per nulla influenzate direttamente dall’uomo.

Ed è proprio per monitorare questi fenomeni che il Museo Civico ha avviato il progetto “Flora di Vetta”, in collaborazione con i parchi del Trentino, il Parco Naturale Adamello Brenta, il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, con il contributo della Provincia autonoma di Trento. I cambiamenti, come illustrato nella trasmissione di Rai 3, anche con splendide immagini, sono considerevoli.

Rispetto ai dati raccolti nel 2019 e pubblicati nel volume Flora del Trentino  , il monitoraggio 2022 ha evidenziato già 145 record altimetrici provinciali e alzato il limite altitudinale assoluto di quota per le piante in Trentino con i 3.598 m di Poa laxa su Punta Taviela.
Tra i record altimetrici troviamo Arnica montana trovata nel Parco Adamello Brenta sul versante sud Carè Alto a 3020, con un “salto” di 400 m rispetto al 2019, oppure Gentiana brentae (che al mondo cresce quasi solo sulle Dolomiti di Brenta) segnalata finora solo fino a 2650 m e individuata ora in vetta al Grostè (2900 m). Anche Saxifraga facchinii, specie endemica e rara, ha fatto registrare un balzo di 290 m rispetto ai dati precedentemente pubblicati, grazie al ritrovamento su Cima Vezzana nel Parco Paneveggio Pale di San Martino a 3190 m.
I dati complessivi saranno elaborati dall’Università di Padova con la quale è in atto una collaborazione, con l’obiettivo di pubblicare i risultati su una rivista scientifica di prestigio internazionale.

(testo e immagini: Museo civico di Rovereto)

(mp)

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