Rinnovabili • Produzione di rame: nel 2035 mancheranno 10 Mt l’anno per la transizione energetica

Energia, Assosistema Confindustria e lavanderie Industriali venete: “A rischio servizi a sanita’ e turismo”

L’obiettivo dell’incontro è stato fare il punto della situazione per un settore particolarmente colpito dalla crisi energetica per un comparto che in Veneto conta circa 80 imprese, oltre 2.000 addetti, 70 per cento dei quali sono donne e oltre il 90 per cento con contratto a tempo indeterminato.

Produzione di rame: nel 2035 mancheranno 10 Mt l’anno per la transizione energetica
Foto di Łukasz Klepaczewski da Pixabay

Incontro con l’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia

L’Assessore regionale allo sviluppo economico ed energia, su delega del Presidente della Regione, ha incontrato a palazzo Balbi a Venezia i rappresentanti di Assosistema Confindustria e del settore delle lavanderie industriali. L’obiettivo dell’incontro è stato fare il punto della situazione per un settore particolarmente colpito dalla crisi energetica per un comparto che in Veneto conta circa 80 imprese, oltre 2.000 addetti, 70 per cento dei quali sono donne e oltre il 90 per cento con contratto a tempo indeterminato.

“Prendo atto che come in molti altri casi purtroppo la situazione oggi è drammatica – ha sottolineato l’Assessore regionale nell’occasione – la Regione si è sempre impegnata e continuerà ad essere portavoce delle criticità del settore presso i competenti tavoli interregionali e nazionali, come ad esempio in sede di Conferenza Stato-Regioni. Vogliamo mettere maggiormente in luce la situazione di un settore che, pur ricoprendo un ruolo chiave nel contesto economico e sociale, risente di una minore visibilità rispetto ad altri settori più tradizionalmente legati alle problematiche energetiche”.

Per capire meglio la questione va detto che i codici Ateco che identificano le attività delle lavanderie industriali non sono oggi contemplati tra quelli che, le varie normative in vigore, identificano come settori energivori. Ciò è dovuto al fatto che fino al 2019 l’incidenza del costo del gas sul totale dei costi di produzione era minoritaria.

 Oggi la situazione, come emerso dai rappresentanti di settore, è radicalmente cambiata. L’incidenza a bilancio del costo del gas metano, necessario alla produzione del vapore necessario allo svolgimento dell’attività, è passata dal 4% del 2019 al 25% dell’esercizio in corso. La marginalità per le imprese, che nel 2019 si attestava in media attorno al 7%, sta facendo registrare medie negative del -14%, con punte, in alcuni casi, del -30%.

Soffermandosi sul mese di luglio, del resto, sono stati evidenziati i seguenti dati:

– un aumento del prezzo medio del gas metano del +658% rispetto al 2019, del +1055% rispetto al 2020 e del +134% (dato provvisorio) rispetto al 2021;

– un aumento del prezzo medio dell’energia elettrica del +431% rispetto al 2019, del +615% rispetto al 2020 e del +122% (dato provvisorio) rispetto al 2021;

– un aumento del prezzo medio delle sostanze chimiche e dei detergenti del +94% rispetto al 2019, del +102% rispetto al 2020 e del +36% (dato provvisorio) rispetto al 2021;

– un aumento del prezzo medio dei prodotti tessili del +95% rispetto al 2019, del +115% rispetto al 2020 e del +57% (dato provvisorio) rispetto al 2021.

Il settore delle lavanderie industriali è organizzato secondo due “filiere” principali: la prima è costituita dalle imprese operanti nel comparto turistico-alberghiero, la seconda è rappresentata dalle imprese attive in ambito sanitario-ospedaliero. Entrambe risentono degli esponenziali incrementi di costo e risultato indispensabili per i rispettivi comparti: basti pensare alla sanificazione della biancheria delle strutture sanitarie, delle sale operatorie o delle strutture alberghiere.

A fronte di tale situazione, i rappresentanti del settore hanno chiesto alla Regione interventi urgenti di carattere finanziario, volti a scongiurare la risoluzione dei contratti, la cessazione delle attività e il conseguente blocco di servizi che, nel quadro del sistema sia economico che sanitario, ricoprono un ruolo di essenzialità.

“Ho garantito il nostro impegno ad agire presso le opportune sedi, evidenziando la difficoltà di questo settore con pesanti ripercussioni sull’indotto e su settori delicati e strategici come sanità e turismo – ha concluso l’Assessore regionale allo sviluppo economico –. Solamente lo Stato dispone delle risorse e degli strumenti normativi per intervenire, dal punto di vista finanziario e legislativo, in tale ambito e noi faremo la nostra parte per arrivare ad una soluzione più rapidamente possibile. È necessario mettere un tetto al prezzo del gas e rinegoziare il PNRR. Non possiamo permetterci di perdere nessuna impresa a causa di questa situazione”.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.