Plastica, il Mediterraneo è serbatoio d’Europa. Italia tra i peggiori

Più del 70% de rifiuti marini del Mediterraneo è depositato nei fondali italiani e il 77% è costituito da plastica. La situazione – grave – varia da area ad area e in base alle zone monitorate

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Foto di Monica Volpin da Pixabay

L’Italia è secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa e terzo tra quelli che ne disperdono in mare.

(Rinnovabili.it) – Degli 8 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare, il 7% tocca alle acque del Mediterraneo, la cui concentrazione di rifiuti è pari (e superiore nel caso delle microplastiche) a quella delle cosiddette “isole di plastica”. Peggiore tra i Paesi che vi si affacciano è l’Italia, che da una parte sconta la maggiore estensione costiera nel Mediterraneo e, dall’altra, contribuisce all’inquinamento in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa e terzo tra quelli che ne disperdono in mare.

 

Nel dettaglio, più del 70% dei rifiuti marini del Mediterraneo è depositato nei fondali italiani e il 77% è costituito da plastica. La situazione – grave – varia da area ad area e in base alle zone monitorate: con 786 oggetti rivenuti e un peso complessivo superiore ai 670 kg, il Mare di Sicilia si conferma tra le discariche sottomarine più grandi del Paese, mentre nei fondali rocciosi dai 20 ai 500 m di profondità le concentrazioni più alte di rifiuti sul fondo si rilevano nel Mar Ligure (1500 oggetti per ogni ettaro) e nel golfo di Napoli (1200 oggetti per ogni ettaro). Questi i dati emersi dalle attività condotte dall’Ispra e dal Sistema per la protezione dell’Ambiente SNPA nell’ambito del progetto europeo MEDSEALITTER negli anni 2017 e 2018 in riferimento alla densità dei macrorifuti galleggianti in alto mare, vicino la fascia costiera e alla foce dei fiumi.

 

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I numeri lasciano poco spazio alle interpretazioni: se le foci dei fiumi rappresentano per densità il maggior quantitativo di rifiuti galleggianti (più di 1000 oggetti per km2), la situazione non migliora sulle coste, sulle spiagge e in mare aperto. In riferimento ai fondali italiani, nella regione Adriatico-Ionica la media degli scarti rinvenuti supera infatti i 300 rifiuti ogni km2, dei quali l’86% è plastica, in particolare usa e getta, come imballaggi industriali e alimentari, borse e bottiglie di plastica. L’area costiera a sud del delta del Po (983 rifiuti al km2), quella settentrionale (910 rifiuti al km2) e meridionale (829 rifiuti al km2) di Corfù e le acque di fronte a Dubrovnik (559 rifiuti al km2) sono le località adriatiche – ioniche con la maggiore densità di rifiuti in fondo al mare. E la situazione non migliora salendo in superficie: le quantità di macroplastiche rinvenute raggiungono una densità media che oscilla all’incirca tra i 2 e i 5 oggetti flottanti per km2, mentre la densità media delle microplastiche, ossia particelle più piccole di 5 mm, è compresa tra 93 mila e le 204 mila microparticelle per km2.

 

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Ad oggi, dei 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno in Europa, cioè dal secondo produttore mondiale dopo la Cina, solo un terzo è riciclato, mentre il 50% in paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna finisce ancora in discarica. Secondo il report 2019 di WWF, gli oltre 200 milioni di turisti che ogni anno visitano il Mediterraneo generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica, mentre i paesi mediterranei che disperdono più plastica nel Mare Nostrum sono la Turchia (144 tonnellate/giorno), la Spagna (126), l’Italia (90), l’Egitto (77) e la Francia (66).

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