Quanto corre il riscaldamento globale sulle Alpi?

Uno studio del CNR calcola i dati per il periodo 1991-2020 e li confronta con gli altri trentenni di riferimento. Oggi le temperature minime e massime sull’arco alpino crescono di mezzo grado ogni 10 anni, mentre le medie sono aumentate di 0,9°C rispetto al 1961-1990. E entro il 2030 arriveranno a +1,5°C

Riscaldamento globale sulle Alpi: nuovi dati sull’aumento delle temperature
Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash

L’analisi conferma che le Alpi sono un hotspot del cambiamento climatico

(Rinnovabili.it) – Le temperature minime e massime sulle Alpi aumentano al ritmo di 0,5°C ogni 10 anni. Mentre l’incremento delle temperature medie è in piena accelerazione: rispetto ai valori del trentennio 1961-1990, le medie sono cresciute di 0,3°C nel 1971-2000, di 0,5°C nel 1981-2010, e di 0,9°C nel 1991-2020. I dati raccolti dal CNR e pubblicati sul Journal of Mountain Science a metà agosto confermano che il riscaldamento globale sulle Alpi corre più che altrove. A livello globale, la temperatura media oggi aumenta infatti di 0,16°C ogni decennio.

Se il tasso di emissioni di gas serra continuerà ai ritmi attuali, la media del periodo 2001-2030 arriverà a +1,5°C rispetto al trentennio di riferimento ’61-’90 (+0,6°C rispetto al 1991-2020). Con un valore medio che arriverà molto vicino allo zero: -0,2°C. Per arrivare a questi dati, gli autori dello studio, Guido Nigrelli e Marta Chiarle, hanno analizzato i dati di 23 stazioni meteorologiche sparse su tutto l’arco alpino e comprese tra i poco più di 1500 metri di quota di Davos e gli oltre 3500 metri di Jungfraujoch, entrambe località svizzere.

Minime e massime sono in rapida crescita soprattutto in estate e autunno. Il tasso decennale di aumento nei mesi estivi è, rispettivamente, di +0,5 e +0,7°C, mentre in autunno è di +0,6 e +0,7°C. Le medie annuali delle minime salgono di 4 decimali ogni 10 anni, le medie delle massime di 5 decimali. In calo, invece, i giorni in cui le massime non superano lo zero (icing days) e quelli in cui le minime restano sotto zero (frost days). Nel primo caso è la primavera la stagione che perde più giorni di gelo, mentre nel secondo sono l’estate e l’autunno. Un trend interessante è quello che riguarda i valori massimi delle temperature minime giornaliere: più si sale di quota, più crescono le anomalie.

Le cause regionali del riscaldamento globale sulle Alpi

Su scala regionale, la causa principale a cui lo studio attribuisce il riscaldamento globale sulle Alpi è una riduzione “drastica” dell’effetto albedo. Meno neve significa rocce e terra esposte, quindi una maggior quantità di radiazione solare trattenuta per via dei colori più scuri (la neve e il ghiaccio, più chiari, riflettono di più i raggi solari). Lo stesso meccanismo viene innescato dalla presenza di rocce e massi di origine glaciale, derivati dalla progressiva e inesorabile scomparsa dei ghiacciai.

Ma gioca un ruolo anche l’interferenza umana diretta, attraverso l’urbanizzazione a quote sempre più elevate avviata negli anni ’70, il maggior numero di impianti di riscaldamento in attività e le conseguenti isole di calore che si creano e incidono su un ambiente fragile come quello alpino.

Articolo precedenteScoperto un metodo ecologico per il riciclo del poliuretano 
Articolo successivoI 5 paesi con più auto elettriche vendute (in percentuale) nel 2023

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!