Il futuro delle FER dipenderà da vari fattori: dalla disponibilità e dal costo delle fonti fossili alle previsioni sui bisogni energetici. La ricetta? Vera innovazione e non affrettate "novità"
Il futuro delle fonti energetiche rinnovabili dipenderà da vari fattori su cui si possono già oggi avere alcune informazioni: la disponibilità di fonti energetiche fossili, il prezzo delle fonti fossili, il “costo” delle nocività ambientali associate alla produzione di energia e, infine, ma più importante di tutto, la previsione di quanta energia e di quale forma di energia avranno bisogno l’Italia, l’Europa e l’intero mondo negli orizzonti di tempo prima indicati. La risposta a quest’ultima domanda, a sua volta, presuppone delle ragionevoli previsioni su quali merci e servizi saranno necessari per una popolazione che ha raggiunto (proprio in questi giorni) i sette miliardi di persone.
“Rinnovabili” che non sono soltanto pannelli o pale eoliche, ma anche innovazione nel campo delle tecnologie agricole e forestali — non dimentichiamo che la biomassa che si forma sui continenti (di cui quella alimentare ed economica è soltanto il cinque percento) ha un “contenuto energetico” di 10.000 exajoule all’anno, rispetto ai 500 esajoule all’anno “contenuti” nelle energie “commerciali”— e nell’uso delle altre forme in cui l’energia del Sole si manifesta sulle terre emerse e negli oceani.
Di innovazione, parlo, e non di affrettate “novità”, troppo spesso presentate per attirare i titoli dei giornali promettendo mirabolanti successi, in cui qualche allocco spende soldi privati e più spesso pubblici con altrettanto rapide delusioni. Una innovazione, che nasce dal duro lavoro nei laboratori e nelle industrie e si traduce in “cose utili per l’uomo”, richiede uno scrutinio tecnico-scientifico per separare illusioni e realtà, il che a sua volta richiede una vera cultura tecnico-scientifico nei governanti e nel pubblico (che è poi quello che paga col proprio salario successi ed errori). Quante cose “occorrerebbero” !
Questo quotidiano, nella sua veste e contenuti rinnovati, potrà avere un ruolo fondamentale proprio nella diffusione di una cultura tecnico-scientifica e della cultura del “fare le cose utili”. Qualcuno dei lettori forse ricorderà il film “Pretty woman”; una prostituta, la bella e brava Julia Roberts, fa innamorare un grande finanziere di successo che si vanta di comprare imprese in difficoltà e di svenderle a pezzi, anche a costo di licenziare i lavoratori (proprio come avviene oggi nel mondo). Ad un certo punto la ragazza chiede al finanziere: “Ma tu non hai mai costruito niente ?”. La risposta è “no”. La favoletta vuole che, per amore, alla fine il finanziere compri un cantiere navale in crisi non per svenderlo, facendo soldi, ma per costruire anche lui ”molte, belle e grandi navi”.
Forse anche noi abbiamo bisogno di rimetterci a costruire molte, belle e grandi cose utili, nelle fabbriche e nei campi, e in questo processo le fonti energetiche e le materie “rinnovabili” sono destinate ad avere un ruolo centrale.