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Sostanze tossiche: fuori norma 1 prodotto su 5 in UE

Su oltre 2400 oggetti analizzati nell’ultimo anno in tutta Europa, il 18% presenta livelli considerati eccessivi di sostanze pericolose per la salute. Dal piombo al cadmio, dal boro agli ftalati, sono soprattutto metalli e plastiche le parti con valori fuori norma. Il rapporto dell’Agenzia UE per le sostanze chimiche

Sostanze tossiche: fuori norma 1 prodotto su 5 in UE
Foto di Lala Azizli su Unsplash

Metà degli apparecchi elettrici controllati sfora i limiti consentiti per le sostanze tossiche

(Rinnovabili.it) – Dagli auricolari ai braccioli per bambini, dai tappetini da yoga a borse e cinture: quasi un prodotto su cinque in commercio in tutta Europa contiene livelli “eccessivi” di sostanze tossiche pericolose per la salute. È il risultato di un monitoraggio condotto dall’ECHA, l’Agenzia UE per le sostanze chimiche, in 26 paesi europei.

Degli oltre 2.400 prodotti in commercio analizzati dalle autorità nazionali competenti nell’ultimo anno, più di 400 non rispettano gli standard europei sull’impiego di sostanze tossiche. Alcune categorie di oggetti sono più a rischio. Soprattutto gli apparecchi elettronici. Tra livelli di piombo nelle saldature troppo elevati, ftalati nelle parti in plastica e cadmio nei circuiti elettronici, il 52% di questi device sfora i limiti imposti dai regolamenti UE in materia.

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Problemi frequenti anche con le attrezzature sportive. Il 18% dei prodotti analizzati è fuori legge per idrocarburi policiclici aromatici, ftalati e paraffine. Su percentuali simili anche i giocattoli, dalle paperelle per i bagnetti agli slime: il 16% dei prodotti eccede i livelli considerati sicuri per ftalati, mickel, boro, nitrosammine. Infine, il 15% degli articoli come borse, gioielli, cinture, scarpe e abbigliamento presenta valori troppo alti di piombo, cadmio e ftalati.

Chi sgarra di più? Sono soprattutto gli importatori e i negozi online – incluso Amazon – a presentare i tassi di sforamento più elevati, rispetto ai distributori e alle manifatture. E nella maggior parte dei casi, il responsabile non ritira volontariamente l’articolo incriminato: succede solo nel 39% dei casi. “Gli importatori e i mercati online hanno all’incirca lo stesso livello di non conformità, rispettivamente al 26% e al 23%. Distributori e produttori hanno registrato livelli di non conformità più bassi (13% e 9%)”, si legge nel rapporto. Per i prodotti per cui l’ECHA non è stata in grado di determinare il ruolo dell’azienda, il tasso di non conformità schizza al 66%.

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