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Australia: la mega miniera di carbone avrà accesso illimitato all’acqua

Gli ambientalisti temono l'impatto sulle acque sotterranee e accusano il governo del Queensland di riservare al colosso minerario indiano Adani un trattamento speciale

Australia: la mega miniera di carbone avrà accesso illimitato all’acqua

 

(Rinnovabili.it) – Una concessione di 60 anni per prelevare tutta l’acqua di cui avrà bisogno, senza limite alcuno. Questo l’ultimo regalo concesso dall’Australia alla mega miniera di carbone Carmichael, nell’entroterra del Queensland. La cava, in mano al colosso minerario indiano Adani, aveva già sulle spalle parecchie preoccupazioni ambientali.

Con un’estensione prevista di oltre 200 chilometri quadrati, la miniera più grande dell’Australia minaccia direttamente suolo, acqua e atmosfera. A regime dovrebbe estrarre circa 60 milioni di tonnellate l’anno di carbone termico che, per ammissione della stessa Adani, significano il rilascio di oltre 200 milioni di tonnellate di CO2 durante i 60 anni di vita previsti (report indipendenti hanno rivisto al rialzo queste cifre).

 

Ma l’aspetto più preoccupante è sicuramente quello legato alla sicurezza idrica. La licenza, firmata in questi giorni da un rappresentante del governo del Queensland, concede alla compagnia di prelevare fino al 2077, acqua dalla zona di formazione (o in prossimità) del fiume Betts Creek per le operazioni di drenaggio, riconoscendo che ciò avrà “un impatto sui livelli delle acque sotterranee”. Impatto che non si esaurirà con la chiusura della miniera.

 

Australia: la mega miniera di carbone avrà accesso illimitato all’acqua

 

Di quanta acqua stiamo parlando? Difficile dirlo: nella dichiarazione d’impatto ambientale supplementare (SEIS) si parla di una domanda nell’ordine 26 milioni di litri al giorno, e di circa 355 miliardi durante l’intera vita, ma è probabile che la cifra venga superata. E la concessione non mette limiti alle attività di prelievo, ma chiede solamente ad Adani di monitorare gli effetti e provvedere con accordi di risarcimento in caso di danni.

Si tratta, come molti ambientalisti hanno sottolineato, di una sorta di “trattamento di favore” da momento che il progetto è stato esentato da qualsiasi misura d’esame normalmente prevista dal Water Act.

 

“Ci sono ovviamente gravi implicazioni, se si ricorre all’acqua di falda, allora non sarà disponibile per altri usi più sostenibili o a lungo termine”, commenta Jo-Anne Bragg, a.d. e procuratore legale dell’Environment Defenders Office Queensland. “Questo significherebbe conseguenze irreversibili”. 

Documenti visionati dal Sydney Morning Herald suggeriscono la sete della mega miniera di carbone potrebbe essere anche più grande: mostrano infatti un progetto parallelo – soprannominato “North Galilee Water Scheme” – con cui si starebbe cercando di costruire una diga di raccolta sul vicino fiume Suttor.

 

Prima di ricevere le concessioni governative, Adani ha aspettato quasi sei anni. Se anni in cui si sono susseguite valutazioni di impatto ambientale e cause legali intentate da ambientalisti e dalle tribù aborigene locali. La zona è un habitat naturale per alcuni animali protetti come l’emù e l’echidna, e alberi sacri per la cultura dei Wangan e degli Jagalingou. Il progetto prevede anche una massiccia espansione del porto di Abbot Point antistante la Grande Barriera Corallina. Ciò comporterà il dragaggio dei fondali, minacciando direttamente un ecosistema oggi già in piena sofferenza.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.