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Carbone: impatti dell’estrazione su salute e ambiente

Dai roghi alla subsidenza, dalle malattie polmonari alle morti per crollo delle miniere, fino alla contaminazione dell’acqua. Così, ancora oggi, si muore di carbone

Carbone tutti gli impatti dell’estrazione

 

(Rinnovabili.it) – L’estrazione del carbone, primo passo del ciclo di vita di uno dei combustibili fossili più inquinanti e climalteranti, si porta dietro una serie di effetti a catena sull’ambiente: dalla deforestazione al rilascio di una quantità di materiali tossici e metalli pesanti sul suolo e nell’acqua. Il processo lascia segni che restano per decenni anche dopo che lo sfruttamento è terminato.

Il carbone, se non si seguono procedure di massima sicurezza, si può anche incendiare. I roghi di origine antropica possono bruciare per secoli, rilasciando cenere e fumo carico di gas serra e sostanze chimiche tossiche. L’estrazione provoca inoltre fuoriuscite di metano, 20 volte più climalterante della CO2. Senza contare gli effetti diretti sulla salute: a causa dell’inalazione di polveri di carbone, dilaga nei minatori e nelle comunità limitrofe l’antracosi, detta anche malattia del polmone nero. I minatori muoiono a migliaia anche per i tanti incidenti in miniera: solo negli Stati Uniti, si stima che oltre 1.200 persone all’anno muoia di antracosi. La situazione nei Paesi in via di sviluppo è nettamente più grave. Tassi più alti del normale, presso le miniere, sono stati riscontrati anche per quanto riguarda malattie cardiopolmonari, ostruzioni croniche dei polmoni, ipertensione e malattie renali.

L’estrazione del carbone è causa degli esodi di intere comunità, scacciate dalle proprie terre dall’espansione delle miniere, dagli incendi, dai cedimenti del terreno dalla contaminazione dell’acqua potabile.

 

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Miniere a cielo aperto

Esistono due modi di estrarre carbone: da miniere a cielo aperto o nel sottosuolo. Il primo metodo prevede di raschiare la superficie di ampie aree collinari o montane, per liberare il carbone sepolto pochi metri sotto terra. In alcuni casi, la punta delle montagne viene letteralmente fatta sparire, lasciando cicatrici permanenti sul territorio. Il 40% circa delle miniere di carbone nel mondo vengono scavate con questa tecnica, che richiede meno lavoro e produce più materia prima rispetto a quelle sotterranee.

 

Gli impatti sono molteplici:

 

distruzione del paesaggio, delle foreste, degli habitat della fauna selvatica, erosione del suolo e riduzione dei terreni agricoli.

inquinamento delle acque di fiume quando la pioggia cade sugli scavi, lavando via parte dei sedimenti. Conseguente morìa di pesci e della vita vegetale nelle valli, ma anche accumulo di residui nel letto dei corsi d’acqua che provoca inondazioni.

– rischio di contaminazione chimica delle acque sotterranee quando i minerali penetrano nelle falde freatiche.

inquinamento acustico e sollevamento di polveri nocive durante i lavori.

 

Si tratta di danni irreparabili, che affliggono i territori per sempre. I tentativi di reimpianto dopo la deforestazione hanno una percentuale di successo intorno al 10-30%.

 

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Miniere sotterranee

La maggior parte del carbone mondiale è ottenuto tramite l’estrazione da miniere sotterranee. Nonostante si consideri questa soluzione meno distruttiva rispetto alle miniere a cielo aperto, è innegabile che essa provochi comunque danni estesi all’ambiente. Durante gli scavi, spesso vengono lasciati pilastri di carbone o strutture di supporto a sostenere il suolo sopra la testa dei minatori e delle macchine operatrici. Quando il processo si conclude, le colonne vengono abbattute e la miniera lasciata collassare. Questo effetto provoca depressioni del terreno, dando vita al fenomeno della subsidenza, che coinvolge gli edifici. Ma gli effetti non si fermano qui, e comprendono

 

morte di migliaia di persone ogni anno, che rimangono sepolte dal crollo

– produzione di enormi quantità di materiali di risulta (terra e rocce) da smaltire in superficie, che diventano tossici quando entrano in contatto con aria e acqua

mutamento dei flussi idrici sotterranei e dei corsi d’acqua, con conseguente inquinamento e impossibilità di riutilizzare la risorsa per irrigazione o distribuzione alle comunità

generazione di gas serra durante il processo, in particolare di metano. La maggior parte del metano emesso dalle attività di estrazione del carbone è imputabile alle miniere sotterranee.

 

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I roghi di carbone

Quello dei roghi di carbone è un problema diffuso in diversi Paesi, tra cui Cina, Russia, Stati Uniti, Indonesia, Australia e Sud Africa. Spesso divampano per cause antropiche: in Indonesia, ad esempio, gli stessi fuochi che vengono utilizzati per distruggere ampi tratti di foresta pluviale hanno dato avvio ad oltre 300 roghi di carbone dal 1980.

Questi fuochi sotterranei possono ardere per secoli, riempiendo l’atmosfera di fumo carico di monossido di carbonio (CO), biossido di carbonio (CO2), metano (CH4), biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx) e di altri gas, così come spargere nell’aria ceneri nocive che filtrano dalle aperture nel terreno.

 

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