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Soluzioni all’inquinamento plastica: Ocean Cleanup non si arrende 

“Wilson” torna in acqua dopo il primo fallimento. Obiettivo: ripulire l'enorme isola di spazzatura galleggiante nell'Oceano Pacifico

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Soluzioni inquinamento plastica: secondo tentativo per le braccia galleggianti inventante Boyan Slat

(Rinnovabili.it) – Trovare soluzioni efficaci al tema dell’inquinamento plastica in mare è divenuto un obiettivo preponderante per le politiche ambientali mondiali. Una parte dell’azione deve essere obbligatoriamente concentrata sul recupero della spazzatura riversata in acqua: solo nel Mediterraneo si stima che la plastica rappresenti il 95 per cento dei rifiuti diffusi in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge. Diretta conseguenza di questa contaminazione è che i macro detriti feriscono, e nel peggiore dei casi uccidono, gli animali marini, mentre quelli più piccoli (microplastiche) si sono già fatti silenziosamente spazio nella catena alimentare, arrivando fino ai nostri piatti.

Oggi sappiamo che senza un’efficace inversione di rotta, prima della metà del secolo i rifiuti plastici avranno superato per peso i pesci presenti in mare.

 

Esistono soluzioni concrete al problema dell’inquinamento plastica? Sì, ma quando il campo di battaglia è l’oceano, la sfida si molto più ardua. Lo sa bene Ocean Cleanup, progetto nato per ripulire la gigantesca isola di spazzatura galleggiante del Pacifico, nota come il Great Pacific Garbage PatchInventato dall’olandese Boyan Slat all’età di soli 16 anni, il sistema è stato lanciato in acqua, per la far operativa vera e propria lo scorso anno (leggi anche Stop plastica nel Pacifico: al via The Ocean Cleanup). Tuttavia, la barriera galleggiante anti inquinamento plastica, si è presto scontrata con le difficili condizioni oceaniche.

Il sistema, ribattezzato Wilson, si è rotto alla fine dello scorso anno a causa di onde e vento perdendo tutti i rifiuti catturati. Ma Ocean Cleanup non demorde ed è pronto a riprovarci.

 

 

“Speriamo che la natura non abbia troppe sorprese in serbo per noi questa volta”, ha scritto Slat. “Ad ogni modo, stiamo imparando molto da questa campagna.”

La struttura è da un gigantesco tubo a forma di C collegato ad una sorta di gonna che si estende per tre metri di profondità, in grado di fermare i rifiuti a partire da 1 cm di diametro senza disturbare la fauna marina.

Equipaggiato con luci ad energia solare, telecamere, sensori e antenne satellitari, il dispositivo è in grado di comunicare la propria posizione in tempo reale, consentendo ad una nave di supporto di ripescare la plastica raccolta e trasportarla sulla terraferma.

 

>>Leggi anche Le alternative alla plastica: ecco i materiali che premiano l’ecologia<<

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.