Rinnovabili • Sfruttamento fonti fossili: ormai è “incompatibile” con il target di 1,5°C

La strada per Parigi passa dalla chiusura anticipata del 75% dei giacimenti fossili attivi

Uno studio dell’università di Barcellona calcola quante emissioni genererebbe lo sfruttamento completo di tutti i giacimenti di petrolio, gas e carbone oggi in attività e di quelli noti ma non ancora messi in produzione. Si tratta di un volume 40 volte superiore a quello che ci permette il budget di carbonio per 1,5 gradi. E per rispettarlo bisogna chiudere in anticipo anche ¾ dei siti attivi oggi

Sfruttamento fonti fossili: ormai è “incompatibile” con il target di 1,5°C
Foto di David Thielen su Unsplash

Solo i giacimenti in produzione oggi genereranno 4 volte più emissioni di quelle che ci possiamo permettere

(Rinnovabili.it) – Per non sforare la soglia di 1,5 gradi bisogna bloccare immediatamente l’esplorazione di nuovi giacimenti fossili, evitare di concedere nuove licenze di sfruttamento, e chiudere in anticipo il 75% dei siti di petrolio, gas e carbone oggi in attività. Qualsiasi traiettoria diversa ci farà esaurire, e in fretta, il budget di carbonio rimasto, cioè la quantità di emissioni di CO2 che ci possiamo ancora permettere prima di oltrepassare il limite fissato con l’Accordo di Parigi. Lo sfruttamento delle fonti fossili è incompatibile con Parigi. Lo afferma uno studio pubblicato su Nature Communications che ha mappato ogni giacimento fossile noto e ne ha valutato l’impatto sul clima con una serie di criteri ambientali e sociali.

Un atlante delle priorità per fermare lo sfruttamento delle fonti fossili

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crediti: Nature COmmunications

Il risultato è un atlante globale delle fonti fossili che non possiamo sfruttare. La priorità nel bloccare lo sfruttamento delle fonti fossili è data ai giacimenti localizzati nelle aree socio-ambientali più sensibili del Pianeta. Aree naturali protette, aree prioritarie per la conservazione della biodiversità, quelle con alta densità di specie endemiche, ma anche le aree urbane e i territori delle popolazioni indigene in isolamento volontario.

Ma le “no-drill zones” non si limitano a queste aree. Lo studio, condotto dall’università di Barcellona ha calcolato quante emissioni di CO2 sarebbero generate dallo sfruttamento di tutte le fonti fossili note oggi e ha confrontato questo dato con il budget di carbonio che ci resta prima di superare gli 1,5 gradi, che uno studio di inizio 2023 fissava a 250 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq) per avere una probabilità di appena il 50% di rispettare Parigi. Un “tesoretto” che continuiamo a consumare al ritmo di circa 41 GtCO2eq l’anno. Ed esauriremo entro il 2028 se non invertiamo la rotta.

Bruciare tutte le fonti fossili conosciute oggi a livello mondiale – quindi senza contare quelle che potrebbero venir scoperte tramite nuove esplorazioni – significa immettere in atmosfera circa 10.000 GtCO2, calcolano gli autori. Una quantità 40 volte superiore al budget di carbonio per 1,5°C.

“Inoltre, la combustione delle riserve nei giacimenti di petrolio e gas e miniere di carbone attualmente in produzione o in costruzione emetterà 936 GtCO2, quattro volte di più del budget di carbonio rimanente, notano gli autori.