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Cosa aspettarsi nel 2024 sulle politiche per l’economia circolare

In questi due anni UE e ONU hanno investito nella progettazione di politiche per l’economia circolare. Il prossimo anno ci dirà se funzionano

politiche per l'economia circolare
Foto di Matt Seymour su Unsplash

Dal Trattato sulla plastica al piano d’azione europeo, le politiche per l’economia circolare sono sempre più centrali

(Rinnovabili.it) – Negoziati globali ed europei, nuovi investimenti e tecnologie. Il 2023 è stato un anno denso per quanto riguarda le politiche per l’economia circolare. Ormai, possiamo definirle un settore di primo piano per diverse ragioni: la transizione ecologica, la stabilità geopolitica, l’apertura di nuovi spazi economici. Molto resta da fare, e per avere un’idea di come andrà il 2024, occorre seguire alcuni filoni intrecciati, da cui discenderà il futuro del riciclo e – in una certa misura – anche dell’ambiente in cui viviamo.

Un anno chiave per il Trattato globale sulla plastica

Il 2024 sarà l’anno dell’approvazione del Plastic Treaty, un Trattato mondiale che prenda di petto il problema dell’inquinamento da plastica. I negoziati, cominciati nel 2022 in ambito ONU, con circa 175 paesi coinvolti. Anche se c’è un ampio consenso sulla necessità di uno strumento di diritto internazionale per contrastare la proliferazione dei rifiuti plastici, restano importanti divergenze su cosa dovrebbe contenere il testo. I paesi più progressisti e le organizzazioni della società civile chiedono che si concentri sulla riduzione della produzione di plastica, con obiettivi chiari e misurabili. I paesi industrializzati e le imprese spingono invece per potenziare il riciclo, ma senza toccare la quantità di plastica prodotta. Il problema è che anche potenziando le infrastrutture per il trattamento dei polimeri derivati dal petrolio, oggi siamo soltanto al 9% della plastica riciclata. La produzione invece è raddoppiata in 20 anni e, secondo l’ OCSE, nel 2019 ne sono state prodotte complessivamente 460 milioni di tonnellate. Nonostante la crescente consapevolezza del problema, in assenza di interventi drastici la produzione potrebbe triplicare nuovamente entro il 2060.

L’UE chiude il pacchetto economia circolare?

Con le elezioni alle porte, l’Unione Europea sta spingendo sull’acceleratore per portare a casa tutte le norme proposte durante il mandato della Commissione Von der Leyen. Il Parlamento UE, primo ad andare al voto tra il 6 e il 9 giugno, ha in mano importanti dossier da questo punto di vista. Stesso discorso lato stati membri, dove i ministri competenti sono impegnati nella ricerca di posizioni condivise per chiudere i negoziati. 

Nel marzo 2022, la Commissione ha pubblicato il primo pacchetto di misure per accelerare la transizione verso un’economia circolare, nell’ambito del Piano d’azione per l’economia circolare. Le proposte includono il potenziamento dei prodotti sostenibili, la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde, la revisione del regolamento sui prodotti da costruzione e una strategia sui tessili sostenibili. A novembre dello stesso anno, l’esecutivo ha proposto un nuovo regolamento sugli imballaggi. L’idea è migliorarne la progettazione, dotarli di etichettatura chiara e incentivare il riutilizzo e il riciclo. La proposta include anche una transizione verso plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili.

Recentemente, i Ministri dell’Ambiente del blocco hanno trovato un accordo sulle misure e gli obiettivi del regolamento sul packaging. Nel negoziato, hanno vinto i paesi che cercavano – come l’Italia – di non investire sul riutilizzo ma solo sul riciclo. Le correzioni approvate dai 27 dovranno essere finalizzate poi da una plenaria del Parlamento UE nel 2024. La finestra temporale è stretta, ma c’è margine per arrivare in fondo.

Italia, il PNRR sarà la svolta?

Il nostro paese ha visto peggiorare alcuni indicatori del riciclo, ma rimane ai vertici della graduatoria europea. In parte questo è accaduto per il cambio delle metriche con cui si calcolano i rifiuti riciclati. Sono state eliminate alcune scappatoie nei conteggi che gonfiavano i numeri. 

Molto dipenderà da come saranno spesi i fondi del Piano di ripresa e resilienza italiano, che prevede misure per migliorare l’economia circolare con investimenti per 2,1 miliardi. Di questi 1,5 sono destinati alla realizzazione e ammodernamento degli  impianti di gestione rifiuti, mentre 600 milioni finanziano specifici progetti nell’ambito delle filiere strategiche per l’economia circolare.
Molto rimane da fare. Il tasso di riciclo è al 48,6%, vicino all’obiettivo europeo del 50% al 2030. Ma la raccolta delle bottiglie in PET è al 68%, lontana dal 77% previsto per fine decennio. Per quanto riguarda i RAEE, le cose vanno ancora peggio. Il tasso di riciclo si attesta al 34%, quando l’obiettivo era del 65%… nel 2019. Il nostro tallone d’Achille, poi, sono le materie prime critiche. Un problema diffuso, ma che impone soluzioni rapide

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