Comunità energetiche e autoconsumo collettivo, la transizione energetica dal basso

Le nuove forme di autoconsumo diffuso che stanno nascendo in Italia, possono portare vantaggi economici, ambientali e sociali mettendo i cittadini al centro della transizione energetica. Lo dimostrano esperienze innovative come il progetto pilota EvoNaRse. L’iniziativa, realizzata a Napoli da Plenitude (Eni) e la sua controllata Evolvere, farà da test per la realizzazione di un modello replicabile a livello nazionale

Comunità energetiche plenitude
Il progetto EvoNaRse avviato da Plenitude e dalla sua controllata Evolvere

Comunità Energetica Rinnovabile (CER) e gruppi di autoconsumo collettivo (AUC), i nuovi strumenti della democrazia energetica

(Rinnovabili.it) – Possono ridurre i costi dell’energia, sostenere la decarbonizzazione e aiutare il sistema energetico nazionale a rendersi più resiliente e indipendente dall’estero, senza lasciare nessuno indietro. Parliamo delle comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo collettivo, “strumenti” nati per aprire agli utenti finali i mercati elettrici, senza discriminazioni e ostacoli amministrativi, premiando la condivisione energetica su piccola scala. 

Ma come mostrano i primi progetti attuati in Italia, i vantaggi delle nuove forme di autoconsumo diffuso vanno ben oltre la questione energetica, offrendo anche benefici ambientali e sociali. Questi nuovi modelli di “democrazia” contribuiscono a far crescere la quota di energia pulita, riducendo le emissioni climalteranti. Permettono di aggregare le filiere locali di progettisti, installatori e manutentori, lasciando il valore aggiunto sul territorio. E possono diventare fornitori di servizi ancillari, come i grandi impianti energetici centralizzati, contrastare la povertà energetica, e divenire veicolo di cultura. Grandi opportunità forse ancora non pienamente conosciute dagli italiani.

La transizione energetica è un diritto 

Era il 2016 la Commissione europea sancì, per la prima volta, il diritto di tutti i cittadini ad auto-generare, accumulare e auto-consumare energia da fonti rinnovabili partecipando attivamente al mercato energetico. O, per dirlo in altre parole, di vestire a pieno i panni degli “energy citizens” contribuendo dal basso alla transizione ecologica e al percorso verso le zero emissioni nette. Un diritto messo nero su bianco grazie alla Direttiva comunitaria 2001/2018 “sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”, meglio conosciuta come RED II. Gli articoli 21 e 22 del provvedimento non solo riconoscono formalmente l’esistenza di forme di condivisione energetica sul territorio basate su collaborazione tra prosumer (produttore e autoconsumatore) e semplici consumatori ma chiedono espressamente agli Stati membri di adottare misure che le favoriscano e incentivino.

Tra AUC e CER, la normativa italiana

Prima ancora di recepire la Direttiva UE nella sua interezza, l’Italia ha aperto le porte a progetti di comunità energetiche rinnovabili (CER) ed autoconsumo collettivo (AUC) attraverso il Milleproroghe 2020 (D.L. del 30 dicembre 2019, n.162, convertito nella Legge 28 febbraio 2020, n.8). Il decreto ha inaugurato una fase sperimentale concedendo per la prima volta ai consumatori italiani la possibilità di entrare a far parte delle due nuove configurazioni di autoconsumo diffuso e prevedendo una valorizzazione dell’energia condivisa.

La normativa si è evoluta con il recepimento vero e proprio della RED II. Attraverso il Decreto legislativo dell’8 novembre 2021, n. 199, e successivi provvedimenti nel 2022 il Governo italiano e ARERA hanno reso più organica la disciplina in materia di autoconsumo, rimuovendo alcuni paletti tecnici inseriti nella fase sperimentale, come ad esempio il basso limite di potenza per gli impianti installati (passando da 200 kW a 1 MW) o il ristretto perimetro di aggregazione.

Le forme dell’autoconsumo diffuso 

Quando si parla di autoconsumo è facile perdersi. Oggi esistono, infatti, diverse configurazioni che potrebbero accedere alla tariffa incentivante erogata  dal GSE. L’Autorità per l’Energia (ARERA) ha pubblicato a fine dicembre 2022 il TIAD, il testo integrato che disciplina le modalità di regolazione dell’autoconsumo diffuso. Nel dettaglio il provvedimento definisce le differenze tecniche e amministrative tra: comunità energetiche rinnovabili, comunità energetiche dei cittadini, gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente e autoconsumatori individuali a distanza, direttamente connessi tra loro o collegati dalla rete di distribuzione. Non solo. Il TIAD semplifica le procedure operative per la costituzione e la gestione delle varie configurazioni possibili e definisce le modalità di calcolo dell’energia elettrica condivisa (oraria e mensile). 

I vantaggi economici delle comunità energetiche

L’ultima tessera del puzzle è costituita dal Decreto Ministeriale attuativo, ossia l’atto a cui spetta il compito di disciplinare gli incentivi per le diverse configurazioni dell’autoconsumo, nuovi fattori di correzione compreso. Il testo è attualmente in consultazione pubblica ma, una volta approvato e firmato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (ex Transizione Ecologica), renderà completamente operative le novità del Dlgs RED II. 

In attesa del provvedimento oggi l’energia condivisa viene valorizzata per un periodo di 20 anni, con una tariffa incentivante di base di 100 euro al MWh nel caso in cui l’impianto di produzione faccia parte di una configurazione di autoconsumo collettivo; e di 110 euro al MWh nel caso in cui l’impianto faccia parte di una Comunità energetica rinnovabile. A ciò si associa la restituzione di alcune componenti tariffarie in bolletta per il minor utilizzo della rete elettrica (circa 9 euro/MWh). I contributi economici sono ovviamente alternativi al meccanismo di scambio sul posto ma lasciano la porta aperta alla possibilità di sfruttare le detrazioni fiscali.

Progetto EvoNaRse, quando l’autoconsumo collettivo è smart

I gruppi di autoconsumo collettivo rappresentano oggi una delle proposte più interessanti non solo per approcciarsi alle rinnovabili su scala domestica e abbracciare la transizione energetica, ma anche per far fronte comune al caro energia. A differenza delle comunità energetiche rinnovabili, questa configurazione si realizza tipicamente nello stesso stabile. Più precisamente si definisce “Gruppo di autoconsumatori che agiscono collettivamente” un gruppo di almeno un prosumer (condominio) e un consumatore di energia rinnovabile che operino insieme in virtù di un accordo privato, localizzati nello stesso edificio. 

Per capire come funzioni nella pratica e quali vantaggi comportino basta osservare l’esperienza di EvoNaRse. Di cosa si tratta? Del progetto pilota di autoconsumo collettivo avviato a Napoli da Plenitude e dalla sua controllata Evolvere con partecipazione di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico). L’iniziativa è partita ufficialmente nel 2021 coinvolgendo un condominio composto da trenta unità abitative e due piccoli esercizi commerciali situati al piano terra. 

Nello stabile la società ha realizzato un impianto fotovoltaico da 10 kWp sul tetto e un sistema di accumulo a batterie da 5 kW/12 kWh nei locali tecnici. L’energia generata dai pannelli solari è impiegata direttamente (o tramite accumulo) per alimentare in via prioritaria i servizi comuni. La produzione residua è destinata invece alla condivisione con i condomìni che hanno aderito al progetto. In base alle nuove norme, infatti, l’energia non immediatamente consumata ma immessa in rete, può essere considerata “condivisa” quando l’operazione avviene contemporaneamente al prelievo dalla rete da parte dei singoli condòmini. Ed è proprio su tale quota che viene riconosciuto l’incentivo ventennale. Infine, tutta l’energia prodotta dal generatore fotovoltaico e immessa in rete, viene ritirata ai prezzi di mercato.

Uno degli aspetti più interessanti di EvoNaRse è la soluzione integrata per il monitoraggio in tempo reale dell’energia; quella prodotta dai moduli fotovoltaici sul tetto, quella accumulata nelle batterie e quella consumata da ciascun utente. Tutti i POD (i punti di prelievo condominiali e residenziali) sono corredati di un dispositivo di misura Chain2 full che permette di ottenere i dati precisi su produzione e consumi. Le informazioni sono quindi comunicate alla piattaforma informatica di Evolvere attraverso l’home gateway manager  Eugenio. Eugenio è un ecosistema aperto e scalabile che permette di ottimizzare i consumi e migliorare il comfort, rendendo le abitazioni più intelligenti. La piattaforma informativa è invece basata sul cloud che permette di calcolare l’energia condivisa e l’ammontare dell’incentivo, ripartendo i profitti i tra i condomini. Non solo. Il sistema è anche in grado di calcolare indici di performance, effettuare stime di producibilità, valutare l’adozione di programmi demand response e ottimizzare il funzionamento dei condizionatori e delle pompe di calore.

Comunità energetiche, il know how di Plenitude al servizio di un nuovo modello di consumo

Il progetto EvoNaRse ha consentito di validare sia la parte tecnologica sia un  nuovo modello energetico mettendo a punto un approccio a 360° fortemente orientato all’innovazione. Insieme alla sua controllate, Plenitude mira a promuovere e sviluppare l’autoconsumo diffuso, offrendo un servizio completo di progettazione, installazione, avvio e gestione, che renda gli utenti protagonisti. L’ecosistema digitale che accompagna il modello permette infatti ad ogni singolo partecipante di verificare in tempo reale l’andamento della comunità e i suoi benefici, diventando protagonista attivo della transizione ecologica.  

In collaborazione con Plenitude

Articolo precedenteAl via il progetto RE-SKIN del PoliMI: 4 case smart per dimostrare che l’efficientamento è realtà
Articolo successivoRigassificatore Piombino, associazioni e sindacati sulle barricate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!