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Progetto FiberEUse: Le vecchie pale eoliche diventano vasche da bagno

Il Politecnico di Milano coordina un nuovo progetto che permetterà di riciclare i materiali compositi delle pale eoliche in prodotti di arredamento.

pale eoliche
Una delle pale eoliche prodotte dalla MHI Vestas

 

Come riciclare le pale eoliche giunte a fine vita

(Rinnovabili.it) – L’economia circolare incontra l’industria del vento e dà vita a “FiberEUse”, progetto per riciclare  vecchie pale eoliche in nuovi prodotti di arredamento. Negli ultimi due decenni lo sfruttamento dell’energia del vento è cresciuto velocemente, soprattutto in Europa. Ora tocca fare i conti con le prime generazioni di aerogeneratori la cui vita utile è ormai agli sgoccioli.

 

Mentre gli operatori si preparato al repowering degli impianti, quindi alla sostituzione dei componenti vecchi con elementi nuovi e più efficienti, cresce l’esigenza di gestire al meglio i “rifiuti” della filiera e in particolare le pale eoliche. Tuttavia, se gran parte della turbina (fondazioni, torre, generatore, ecc…) è realizzata in materiali facili da recuperare come il calcestruzzo, l’acciaio o il rame, per il rotore la faccenda si complica. Le pale eoliche sono costituite da materiali compositi costituiti da polimeri, resine e fibre di vetro e di carbonio come rinforzi.

Separare questi materiali e recuperali significa ad oggi adottare processi complicati ed energivori, che sono ben lungi dall’essere redditizi. Quindi, sebbene processi come la macinazione meccanica e la pirolisi abbiano raggiunto un Livello di Maturità Tecnologica piuttosto elevato, il conferimento in discarica dei compositi è una pratica ancora molto diffusa.

 

È in questo contesto che si inserisce FiberEUse (Large scale demonstration of new circular economy value-chains based on the reuse of end-of-life fiber reinforced composites). Il progetto coordinato da Marcello Colledani del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano con la collaborazione di Stefano Turri del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, si è dato 4 anni di tempo per capire come riciclare i compositi migliorando la redditività del processo. Nel dettaglio il progetto studierà come recuperare questi materiali da pale e componenti aeronautici obsoleti per ottenere prodotti di arredamento e sportivi attraverso l’utilizzo della stampa 3D e di tecniche a basso impatto ambientale.

 

“Il riciclo dei materiali compositi è una sfida impegnativa ma il cui impatto sociale ed economico avrà ricadute significative”, si legge nella nota stampa che accompagna il lancio del progetto. Solo “in Europa entro il 2020 si ritireranno circa 50.000 tonnellate di compositi da pale eoliche a fine vita”.

L’iniziativa riunisce un gruppo di lavoro internazionale composto da 21 partner europei (Italia, Austria, Francia, Finlandia, Germania, Regno Unito, Spagna) tra cui 14 imprese, 2 associazioni industriali, 3 Università e 3 Centri di ricerca e ha ricevuto un finanziamento di 9,8 milioni di euro dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.