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Pronti per il mercato gli OLED low cost arrotolabili

Presentati i risultati di TREASORES, progetto nato per sviluppare tecnologie in grado di ridurre drasticamente i costi di produzione dei dispositivi elettronici organici

Pronti per il mercato gli OLED low cost arrotolabili

(Rinnovabili.i) – Ci sono voluti tre anni di intensi lavori ma finalmente gli OLED, i diodi organici a emissione di luce, possono essere prodotti su larga scala in maniera economica e attraverso la tradizionale stampa roll-to-roll (la stessa per intenderci con cui vengono prodotti i giornali). Il merito al progetto europeo TREASORES, composto da esperti di aziende e istituiti di ricerca provenienti da 5 Stati membri dell’UE.

 

Avviato formalmente a novembre 2012, TREASORES mirava a sviluppare tecnologie in grado di ridurre drasticamente i costi di produzione dei dispositivi elettronici organici, come le celle solari in plastica e pannelli di illuminazione a LED.  Il risultato è stato ben sette domande di brevetto, una dozzina di pubblicazioni peer-reviewed e soprattutto una pellicola luminosa estremamente flessibile e realizzata con materiali low cost. Nel dettaglio, il progetto ha sviluppato e scalato i processi di produzione per diversi nuovi elettrodi e materiali protettivi trasparenti da utilizzare nella prossima generazione dell’optoelettronica flessibile. Tre di questi elettrodi, che utilizzano contemporaneamente nanotubi di carbonio, fibre metalliche o argento sottile sono già in produzione commerciale, o dovrebberlo essere da quest’anno.

 

I nuovi elettrodi sono stati testati con diversi tipi di dispositivi optoelettronici con rotoli di oltre 100 metri di lunghezza, e sono risultati essere particolarmente adatti per le sorgenti luminose di nuova generazione (OLED) e per le celle solari. La sfida principale che i ricercatori hanno dovuto affrontare è stata quella di rendere la barriera protettiva e gli elettrodi estremamente piatti, lisci e puliti, dal momento che anche piccole irregolarità superficiali o particelle di polvere possono rovinare la resa del dispositivo o portare a una breve “vita luminosa”. Il lavoro è stato un successo, come conferma Frank Nüesch del Federal Laboratories for Materials Science and Technology (Empa) della Svizzera, capo progetto: “Sono davvero impaziente di vedere i primi prodotti commerciali realizzati con questi materiali a partire da quest’anno”.