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Decarbonizzare il riscaldamento: non basta riqualificare gli edifici, serve un cambio di rotta

Riscaldamento e raffrescamento rappresentano la metà del consumo energetico finale dell'UE. Secondo il report EEA affiancando ad una riqualificazione termica dell'involucro l'uso di energia rinnovabile ed efficientando i processi saremo in grado di abbattere le emissioni entro il 2030

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L’EEA fa il punto della situazione nel report “Decarbonizzare il riscaldamento e il raffreddamento: un imperativo climatico”

(Rinnovabili.it) – Riqualificare un edificio rendendolo efficiente nell’involucro e nel risparmio di per sé non è sufficiente se vogliamo davvero puntare alle emissioni zero del settore entro il 2050. Tutte le strategie di riqualificazione energetica devono affiancarsi ad interventi per decarbonizzare il riscaldamento ed il raffrescamento, per arrivare ad abbandonare completamente le fossili quale fonte di energia primaria. Un recente report dell’EEA, Agenzia Europea per l’Ambiente, ha provato ad affrontare la questione puntando i riflettori sull’integrazione possibile tra fonti rinnovabili, elettrificazione ed edificio.

Secondo l’Agenzia nel 2020 quasi l’80% di tutto il consumo domestico ha riguardato il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua calda. Oltre la metà di questa energia è fornita sistemi di riscaldamento diretti ad alta temperatura che briciano combustibili fossili, in particolare gas (39%), petrolio (15%) e carbone (4%).

Nonostante i progressi degli ultimi anni, il connubio energia rinnovabile-edificio è ancora poco valorizzato: meno di un quarto dell’energia finale utilizzata per il riscaldamento ed il raffrescamento nell’UE proviene da fonti rinnovabili. Ormai abbiamo appreso che essendo gli edifici responsabili di più di due quinti (42%) dell’energia finale impiegata da tutti i settori dell’UE, diventano anche maggiori responsabili delle emissioni di gas serra.

La biomassa solida: in testa alla classifica dei combustibili per riscaldamento

Soprattutto nei paesi del nord Europa, la biomassa rappresenta il combustibile principale per il riscaldamento. Tuttavia pensare di sostituire i combustibili fossili con la biomassa per decarbonizzare il riscaldamento di tutta Europa sarebbe ovviamente un’azione controproducente che produrrebbe implicazioni indesiderate a lungo tempo sia sull’ambiente interno che sul clima. Come sottolineato dal report EEA, la percentuale maggiore di questa biomassa è stata utilizzata dalle singole famiglie nelle stufe domestiche, con importanti possibili conseguenze che si estendono all’esposizione umana agli inquinanti atmosferici (EEA, 2019) e agli impatti sul sequestro di carbonio del suolo e sulla biodiversità.

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Ecco perchè diventa essenziale implementare localmente le fonti energetiche rinnovabili e sostenibili investendo nell’innovazione di sistemi quali le pompe di calore, i collettori solari termici, la cogenerazione, ma anche i sitemi di teleriscaldamento o teleraffreswcamento

Il ruolo cruciale delle Politiche europee

Il report dell’EEA “Decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento: un imperativo climatico” chiude in bellezza, toccando il tema essenziale per determinare o meno il raggiungimento degli obiettivi: le politiche europee e degli Stati Membri.

La revisione della Direttiva UE “Case Green” si muove in questa direzione, così come le richieste agli Stati Membri di implementare di almeno 1,1 punti percentuale l’anno l’utilizzo di fonti rinnovabili per il raffrescamento ed il riscaldamento. Solo combinando strategie di efficientamento dell’involucro all’elettrificazione del sistema, garantendo una copertura quasi totale dei consumi con fonti rinnovabili e sistemi di cogenerazione, “sarà possibile mettere in atto strategie di decarbonizzazione di successo” .

Il successo dipende dalla capacità delle autorità competenti di guidare elevati tassi di isolamento, retrofit di energia profonda e azioni di ristrutturazione circolare in tutti gli edifici e di costruire edifici a emissioni zero”, sottolinea il report.

La valutazione dunque va fatta a monte di tutto, considerando le implementazioni che un sistema più efficiente e decarbonizzato può avere sulla società, non solo sulla qualità della vita delle persone, ma anche sulla riduzione della povertà energetica, sui benefici economici e sanitari. L’EEA, così come molti altri esperi di settore, suggeriscono un intervento circoscritto dando priorità a soluzioni di quartiere che coinvolgano gli abitanti in maniera attiva come consumatori, ma anche come produttori di energia grazie alle fonti rinnovabili installate sugli edifici ad esempio.

Superare il problema della rigidità del sistema

Puntiamo ad edifici elettrificati capaci di produrre elettricità, ma le reti attualmente esistenti di fatto non sono pronte per un sistema di questo tipo. Siamo abituati ad un sistema in grado di fornire energia in qualsiasi momento, cosa impossibile se pensiamo di passare alle sole fonti rinnovabili che, per natura, sono flessibili e sensibili a picchi di produzione e cali fisiologici dovuti alle condizioni meteo.

A questo punto si inseriscono le tecnologie digitali intelligenti. Un impianto di gestione dei consumi di un edificio smart non solo ridurrà la domanda energetica quando non necessaria, ma se direttamente collegato con i fornitori di energia, sarà anche in grado di spostare il carico energetico a seconda della convenienza e della qualità dell’energia prodotta in quel determinato momento.

Su questo capitolo si aprono infinite possibilità in parte già sperimentate da alcune comunità locali. Ad esempio l’utilizzo dei veicoli elettrici interni all’abitazione come vere e proprie batterie a disposizione della casa. O ancora sfruttare gli edifici stessi come una sistema di stoccaggio dell’energia, “vendendo” questa possibilità all rete. Creare una convenienza economica agli abitanti dell’edificio di per sé è un incentivo alla riqualificazione ed alla decarbonizzazione del riscaldamento o del raffrescamento.

Il prossimo passo dunque dovrà andare nella direzione di una regolamentazione che sblocchi il potenziale degli edifici smart, garantendo una indispensabile sicurezza digitale, ma anche un maggiore snellimento delle procedure.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili.it scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.