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Il possibile effetto Trump può disintegrare i progressi nella politica energetica USA

Secondo Wood Mackenzie, l’eventuale elezione del candidato repubblicano vanificherebbe la politica energetica USA per la transizione

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Foto di Darren Halstead su Unsplash

La prossima presidenza potrebbe ridurre gli investimenti della politica energetica USA per le rinnovabili

Sulla strada tra gli Stati Uniti e la posizione di leadership internazionale nel campo delle energie rinnovabili c’è l’ostacolo Trump. Se sarà il candidato repubblicano a vincere le elezioni 2024, la politica energetica USA per la transizione potrebbe subire un contraccolpo.

Secondo Wood Mackenzie, una vittoria di Trump potrebbe mandare in macerie i risultati dell’Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA) del 2021 e l’Inflation Reduction Act (IRA) del 2022. Queste misure hanno catapultato gli Stati Uniti verso una posizione di primo piano nella decarbonizzazione. Ma ora sono a rischio.

Il rapporto della società, intitolato “Hitting the Brakes: how the US energy transition could slow down”, evidenzia come una nuova amministrazione repubblicana potrebbe ridurre gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Questo potrebbe ritardare il picco della domanda di combustibili fossili e ostacolare gli obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine.

David Brown, direttore della ricerca sulla transizione energetica di Wood Mackenzie, sottolinea che “gli investimenti nell’offerta a basse emissioni di carbonio devono essere effettuati nel breve termine per realizzare obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine”. In uno scenario di transizione ritardata, le emissioni di carbonio degli Stati Uniti potrebbero aumentare, rendendo difficile raggiungere lo zero netto.

Secondo il rapporto, una presidenza Trump potrebbe non abolire l’IRA, ma potrebbe emettere ordini esecutivi per abbandonare l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2035. Inoltre, potrebbe modificare i regolamenti sui crediti d’imposta per favorire l’idrogeno blu. Anche la spesa pubblica potrebbe essere limitata a causa dell’onere del debito pubblico, con il rapporto debito/PIL previsto al 155% entro il 2050.

Lo scenario di transizione ritardata prevede un calo di 1.000 miliardi di dollari negli investimenti energetici rispetto alla baseline. Dati che influenzerebbero negativamente tecnologie emergenti come la cattura e stoccaggio del carbonio e l’idrogeno a basse emissioni. La domanda di gas naturale potrebbe aumentare di 170 milioni di metri cubi al giorno rispetto al previsto, mentre il picco della domanda di combustibili fossili verrebbe posticipato di circa 10 anni.

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