Rinnovabili • Cattura diretta dall’aria di CO2: vanadio rivoluzionario

Un pizzico di vanadio rivoluziona la cattura diretta dall’aria di CO2

Molecola più selettiva nel legarsi all’anidride carbonica rispetto ad altre soluzioni impiegate finora, questo elemento di transizione permette di usare temperature relativamente basse (200°C) per innescare il rilascio della CO2 e far ripartire il ciclo di cattura

Cattura diretta dall’aria di CO2: vanadio rivoluzionario
Di Alchemist-hp (pse-mendelejew.de). – Opera propria, FAL, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14948517

L’elemento di transizione è al centro di una ricerca della Oregon State University

(Rinnovabili.it) – Uno dei problemi principali delle tecnologie di cattura diretta dall’aria di CO2 (Direct Air Capture, DAC) è trovare delle molecole abbastanza sensibili da legarsi all’anidride carbonica, ma anche sufficientemente selettive affinché si leghino solo alla CO2 e non anche ad altre molecole in atmosfera. Da questo fattore dipende l’efficacia della DAC, e di conseguenza i suoi costi.

I tentativi sperimentali in questi anni si sono concentrati su soluzioni molto diverse: dall’idrossido di sodio all’idrossido di potassio, alle soluzioni acquose di ammine, a membrane semiporose preparate chimicamente, a sorbenti ibridi basati su ammine e resine. Sulle ammine si basa, ad esempio, il più grande impianto DAC in funzione al mondo, Orca, situato in Islanda. Un sistema di ventole incanala l’aria su una rete a stato solido funzionalizzata con gruppi amminici, che catturano l’anidride carbonica dall’aria. Quando questo materiale assorbente è saturo, la camera in cui si trova si chiude e si riscalda fino a 100°C, innescando il rilascio della CO2 che viene successivamente raccolta per lo stoccaggio.

Orca ha un potenziale dichiarato di 4.000 t/CO2/anno. Ma quali potrebbero essere le potenzialità di un sistema per la cattura diretta dall’aria di CO2 basato su una molecola più efficiente? È cercando la risposta a questa domanda che un gruppo di scienziati dell’Oregon State University hanno individuato un candidato molto promettente: il vanadio.

Il vanadio per una cattura diretta dall’aria di CO2 più efficiente

Tra i vari elementi di transizione che il team di scienziati ha testato, il perossido di vanadio è quello che ha dato risultati più soddisfacenti. “Una sfida con la cattura diretta dell’aria è trovare molecole o materiali che siano sufficientemente selettivi, o altre reazioni con molecole d’aria più abbondanti, come le reazioni con l’acqua, supereranno la reazione con la CO2”, spiegano gli autori. Questo è il vantaggio principale assicurato dal perossido di vanadio. Poiché ha carica negativa, gli scienziati lo hanno bilanciato con cationi alcalini di potassio, rubidio e cesio.

Poi c’è un punto di forza legato alla temperatura necessaria per il rilascio della CO2 catturata. Quella assicurata dal vanadio è relativamente bassa, a circa 200°C. Significativamente di meno dei circa 700 gradi necessari per il rilascio quando si impiegano molecole basate su potassio, litio o sodio. “Essere in grado di rilasciare nuovamente la CO2 catturata consente il riutilizzo dei materiali di cattura del carbonio, e minore è la temperatura richiesta per farlo, minore è l’energia necessaria e minore è il costo”, sottolineano gli autori della ricerca, che è pubblicata su Chemical Science.

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