In chiusura della prima conferenza nazionale pubblichiamo il “Manifesto per il Clima”, che raccoglie i risultati della due giorni, ed un elenco delle 13 azioni proposte per combattere gli sconvolgimenti climatici
La 1° Conferenza Nazionale sul Clima si è chiusa con una serie di importanti conclusioni, fra le quali l’idea che è necessaria una “Nuova alleanza con la Natura” e che i mutamenti del clima costituiscono un problema nazionale. I modi e le azioni per ostacolarli devono essere una priorità nell’attività del Governo, il quale, fra l’altro, deve perfezionare le azioni di riduzione delle emissioni di gas serra e quelle relative all’adattamento sostenibile nelle politiche sociali, economiche, finanziarie, agricole e territoriali. Da queste azioni deve anche scaturire una forte spinta verso l’occupazione.
*MANIFESTO PER IL CLIMA*
*1.* In base ai risultati della Conferenza Nazionale, coerentemente con le strategie delineate in sede Nazioni Unite (in particolare la Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici– UNFCC) e con quelle delineate in sede di Unione Europea, è necessario sviluppare politiche concrete di mitigazione dei cambiamenti climatici rispettando gli impegni assunti e lavorando nelle opportune sedi internazionali per più significative riduzioni dell’emissione di gas climalteranti, avviando contestualmente iniziative concrete a favore del risparmio, dell’efficienza energetica e dell’utilizzo di fonti rinnovabili sostenibili.
Si deve, innanzitutto, attuare il protocollo di Kyoto entro il 2012 e, nell’ambito della prossima rinegoziazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, procedere alle ulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra indicate dall’Unione Europea, pari ad almeno il 20% entro il 2020 (che auspichiamo diventi del 30% come previsto dalla UE, nel quadro di un accordo globale) e al 60% entro il 2050, coerentemente con le indicazioni dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC).
*2.* È necessario coordinare le misure di mitigazione con quelle di adattamento al cambiamento climatico, integrando da subito queste ultime nelle politiche settoriali di sviluppo economico, nella legislazione e nei programmi di finanziamento delle grandi opere, prevedendo azioni immediate di adattamento che possono già oggi essere avviate in Italia, a partire dalle politiche riguardanti:
la protezione degli ecosistemi e della biodiversità (terrestre e marina)
la gestione del suolo e delle coste;
la gestione delle risorse idriche,
la tutela sanitaria della popolazione.
l’agricoltura e lo sviluppo rurale,
l’industria e l’energia,il turismo.
In questo contesto assumono priorità la concreta attuazione di alcuni strumenti normativi, tra i quali:
a) la Direttiva Quadro Acque 2000/60 (risorse idriche)
b) la Direttiva Habitat 92/43/CEE e Direttiva Uccelli 79/409/CEE (biodiversità)
c) la Convenzione Internazionale per la protezione delle Alpi
d) il sistema contabilità nazionale ambientale (legge delega) e il completamento del percorso di riforme delle norme sulla valutazione ambientale, soprattutto per quanto riguarda l’ integrazione della Valutazione Ambientale Strategica nei nuovi piani.
*3.* È necessaria la definizione immediata di un “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, che veda impegnato l’intero Governo, le istituzioni locali e territoriali e le parti sociali, connesso e integrato con l’avvio o la concreta implementazione dei due piani previsti dalle due grandi Convenzioni internazionali:
il Piano nazionale per la biodiversità, con particolare riferimento al ripristino ecologico e alla deframmentazione;
il Piano nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione;
Inoltre, in un’ottica di piena sostenibilità ambientale, il Piano dovrà comprendere le migliori strategie di intervento per:
la difesa del suolo;
la gestione integrata delle coste;
l’adattamento del turismo in Italia;
la gestione delle risorse idriche;
un programma nazionale di partecipazione, informazione, sensibilizzazione dei cittadini sui cambiamenti climatici.
La complessità del tema dei cambiamenti del clima e delle sue interconnessioni con gli aspetti di sviluppo socio-economico nazionale e con gli aspetti internazionali (legati alle politiche europee e all’attuazione delle direttive comunitarie, così come alle politiche extraeuropee e alle relazioni internazionali), richiede che il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici sia coerente con le strategie di mitigazione e le iniziative di ricerca sui cambiamenti climatici e la formazione.
L’esigenza di sviluppare strategie e piani di adattamento ai diversi livelli territoriali richiede la disponibilità, per le amministrazioni di tali ambiti, di dati, informazioni e documentazione, nonche’ la predisposizione di rapporti periodici sullo stato di attuazione delle iniziative. Per conseguire queste finalità è opportuno attribuire, sul modello tedesco, all’Agenzia per la Protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) le funzioni di centro di competenza sugli impatti e sull’ adattamento ai cambiamenti climatici.
*4.* Devono inoltre essere promosse iniziative per assistere i paesi in via di sviluppo nella programmazione e nella attuazione di piani di adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici anche al fine di prevenire squilibri sociali. Per favorire la sostenibilità nelle politiche di adattamento è opportuno proporre l’istituzione di un Fondo europeo di adattamento che possa supportare le iniziative di assistenza ai paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione a quelli del bacino mediterraneo.
*5.* Si auspica che gli impegni del governo italiano per integrare le logiche di adattamento ai cambiamenti climatici all’interno delle politiche generali e settoriali possano essere conseguiti entro un arco temporale di tre anni. Per monitorare i progressi, così come per adeguare le politiche al ritmo incalzante del mutamento climatico, si auspica la convocazione della Conferenza Nazionale sull’adattamento ai cambiamenti climatici con una cadenza che segua almeno quella dei rapporti dell’IPCC e che preveda sessioni di aggiornamento.
*LE PRIME 13 AZIONI PER L’ADATTAMENTO SOSTENIBILE*
*1)* Avviare una vasta opera di ricerca e conoscenza delle maggiori criticità connesse agli effetti del cambiamento climatico; impegnarsi nella preparazione di un rapporto annuale sul monitoraggio dei cambiamenti climatici e dei loro effetti sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sull’economia; coinvolgere in maniera vasta il mondo della ricerca e dell’università.
*2)* Confermare ed espandere il sistema di incentivi per il risparmio energetico nel settore residenziale; avviare un programma di sostegno per la bioedilizia, definendo normative che ne permettano lo sviluppo, con l’obiettivo di integrare le azioni di riduzione di gas serra con quelle di adattamento al clima che cambia.
*3)* Impegnarsi nell’incentivazione di nuove forme di consumo compatibile con le esigenze dell’adattamento climatico, a cominciare dalla promozione dell’etichettatura idrica di beni e prodotti.
*4)* Adeguare la gestione delle risorse idriche al cambiamento climatico. Avviare azioni volontarie di risparmio di acqua per l’agricoltura attraverso un patto con le organizzazioni agricole; evitare lo sfruttamento delle falde in prossimità delle zone umide di grande valore naturalistico; conservare l’acqua e distribuirla senza sprechi.
*5)* Rispondere all’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura. Difendere i prodotti tipici italiani, sostenendo l’agricoltura di qualità e l’agricoltura biologica, incentivando colture tradizionali resistenti alla minore disponibilità di acqua, sostenendo la coltivazione delle foreste manutenzione del territorio.
*6)* Mettere in sicurezza le coste italiane. Adeguare le regole urbanistiche sulla linea di costa, ripensare alle infrastrutture portuali, alle reti di trasporti, alla localizzazione di impianti di produzione di energia in relazione alla variazione della linea di costa; ripristinare le dune costiere e le zone umide.
*7)* Rispondere all’atteso aumento della frequenza e gravità degli eventi estremi sistemando e rimettendo in sicurezza le aree a maggior rischio idrogeologico. Applicare le norme di sicurezza per le costruzioni nelle zone di espansione dei fiumi e nelle aree a rischio frana e valanga, riforestare le aree a bassa copertura vegetale con l’obiettivo di mitigare gli effetti del riscaldamento climatico e di adattare il territorio ai rischi indotti (difesa suolo, desertificazione);
*8)* Provvedere a un’azione di gestione sostenibile delle risorse marine; avviare meccanismi per lo sviluppo della pesca sostenibile; mettendo a punto un piano di recupero della risorsa fiume, coordinando le azioni di salvaguardia dell’ecosistema e la gestione della risorsa idrica.
*9)* Pensare alla montagna: incoraggiare un turismo meno legato alle esigenze sciistiche, più consapevole del patrimonio naturalistico. Puntare alla riqualificazione delle aree sciistiche, sottoporre la realizzazione di nuove infrastrutture alla verifica della fattibilità e della convenienza economica.
*10)* Inserire nelle strategie sanitarie la variabile dei nuovi rischi collegati al clima sia per quanto riguarda la localizzazione che il funzionamento delle strutture sanitarie
*11)* Mettere a punto di un sistema ancora più efficiente di early warning meteoclimatico nelle aree a maggior rischio alluvioni e frane, per intervenire preventivamente là dove già si sa che le emergenze si produrranno
*12)* Aumentare il livello di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; lanciare iniziative di sensibilizzazione e partecipazione democratica con la realizzazione di un Climate Day, da effettuarsi nel giorno della ratifica del Protocollo di Kyoto (16 febbraio).
*13)* Realizzare forme di incentivi ambientali per il lavoro e le imprese anche in relazione alle nuove norme della contabilità ambientale.