Gli OGM 2.0 saranno legali anche in Italia?

Entro marzo la Commissione europea dovrà dichiarare se gli OGM ottenuti con le nuove tecniche di ingegneria genetica vanno etichettati o meno

Gli OGM 2.0 saranno legali anche in Italia 3

 

(Rinnovabili.it) – I nuovi metodi di ingegnerizzazione delle piante sviluppati dalla ricerca sono ormai in grado di produrre degli OGM perfettamente legali anche per la normativa europea e italiana. Entro marzo, secondo quanto rivelato da Euractiv, la Commissione Ue completerà l’analisi legale. Dopodiché, proporrà se questi nuovi organismi dovranno finire sotto la direttiva 2001/18/ oppure saranno liberi di circolare nel mercato senza etichettatura. Prima di essere adottata dall’esecutivo, l’interpretazione giuridica sarà presentata agli Stati membri e alle parti interessate. Bruxelles pare propensa a facilitare l’armonizzazione degli approcci nei 28, con il rischio che questo si trasformi in un via libera per gli OGM 2.0. Tuttavia, l’ultima parola spetta alla Corte di giustizia europea, dalla quale verrà il parere definitivo e vincolante per l’interpretazione del diritto comunitario.

 

Le controverse colture vengono ottenute tramite le cosiddette new breeding techniques (NBTs), che comprendono:

Mutagenesi oligonucleotide diretta

Nucleasi a dito di zinco

Cisgenesi e intragenesi

Innesto

Agroinfiltrazione

Metilazione del DNA ed RNA dipendente

Selezione varietale inversa

Genomica sintetica

 

Secondo i sostenitori di queste tecnologie, non si tratterebbe di OGM, perché nessun DNA estraneo finisce nelle piante biotech. I contrari, invece, vedono in questo approccio solo un altro tentativo di far entrare dalla porta sul retro gli organismi geneticamente manipolati nei mercati europei.

Attualmente, non vi è alcun uso commerciale di NBTs. Tuttavia, molte organizzazioni in tutto il mondo li usano nella loro ricerca, e primi prodotti commerciali hanno già raggiunto il mercato, ad esempio in Nord America.

 

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Quella dei nuovi OGM è una delle sfide più importanti per la sicurezza alimentare del vecchio continente, che vede opposti la grande maggioranza dei cittadini e degli Stati membri alle grandi imprese multinazionali e le loro associazioni, affiancate da parte del settore della ricerca. Stando a quanto dichiarato dalla NBT Platform, una coalizione di pmi, grandi imprese e istituti di ricerca specializzati nel campo, il 46% della ricerca globale sulle nuove tecniche di ingegnerizzazinone viene prodotto in Europa. Guai, minacciano, se l’Unione europea dovesse un dare un parere negativo: tutte le aziende Ue, che investono tra il 10 e il 25% delle loro entrate in ricerca e sviluppo, dovrebbero traslocare queste attività all’estero.

Questo aut-aut ha come obiettivo costringere l’Ue a rinunciare alla tracciabilità dei prodotti derivati dalle nuove tecniche. Così, i prodotti potranno sfuggire alle valutazioni di impatto e all’etichettatura. Solo in questo modo sarà possibile superare le ritrosie dei milioni di consumatori europei, proprio nel momento in cui il TTIP, il più grande accordo commerciale della storia, è in fase negoziale tra Ue e Stati Uniti. L’etichettatura degli OGM in Europa è considerata, dagli americani, una barriera non tariffaria da eliminare per fluidificare gli scambi. Quale miglior occasione dunque, per Bruxelles, del parere sulle new breeding techniques per muovere i primi passi verso l’apertura di un canale di importazioni?

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