Direttiva rinnovabili, l’inerzia dei Ventotto ha avuto la meglio

La Commissione ITRE voterà domani un nuovo accordo di compromesso che potrebbe fissare l’obiettivo 2030 di energia rinnovabile del blocco al 35%

Direttiva rinnovabili
Il relatore José Blanco López (S&D)

 

Le ultime votazioni di Strasburgo sulla Direttiva rinnovabili REDII

È atteso per domani il voto di Strasburgo sul testo di compromesso per la nuova direttiva rinnovabili (REDII). La Commissione industria, ricerca ed energia (ITRE) – che ha la responsabilità principale del provvedimento all’interno dell’Europarlamento – dovrà esprimere domani la sua posizione ufficiale, in attesa che il Consiglio europeo adotti la propria all’inizio di dicembre. La posizione sui cui i deputati dell’ITRE sono chiamati a votare si è molto ammorbidita rispetto alla relazione iniziale.

 

Il gruppo continua a chiedere di alzare il target delle rinnovabili proposto dalla Commissione europea al 2030, ma perde decisamente di slancio e ambizione. In origine, la bozza di emendamento di elaborata dalla Commissione Industria con l’appoggio di quella per l’Ambiente (ENVI) proponeva un obiettivo di rinnovabili nei consumi finali europei del 45%. Ossia 18 punti percentuali in più rispetto alla proposta originale dell’esecutivo. Un impegno che, tuttavia non avrebbe mai trovato il consenso degli Stati membri. Il relatore principale, José Blanco López (S&D), ha dovuto pertanto limare il target e portare il tutto al 35%. “Ovviamente, avrei preferito vedere la mia proposta iniziale. Tuttavia, un processo negoziale ha come obiettivo quello cerca di raggiungere un’intesa con i gruppi politici”, ha spiegato l’eurodeputato.

 

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Ed è esattamente questa la posizione finale che dovrebbe uscire da Strasburgo; l’emendamento infatti ha il sostegno dal PPE di centro-destra, dai conservatori dell’ECR e dai liberali dell’ALDE. Rimangono profondamente scontenti i Verdi, che ad un giorno dalla votazione puntano il dito anche su un altro elemento critico della relazione del Gruppo S&D: la nuova direttiva rinnovabili non domanderà che vengano fissati obiettivi nazionali vincolanti (richiesta originariamente sostenuta sia dall’ITRE che dall’ENVI). O, più precisamente, saranno stabiliti target nazionali ma concedendo agli Stati membri un margine di manovra del 10% per valutare la loro attuazione.

 

E mentre la Commissione Europea annuncia d’essere disposta a riscrivere la bozza per passare dal 27 al 30%, il nuovo meccanismo di flessibilità, se applicato in maniera diffusa, potrebbe portare ad un target 2030 di appena 31,5% invece del 35. Una posizione che dovrebbe accontentare tutti durante i negoziati del trilogo, ma che porterebbe l’Europa lontano da quanto promesso con l’Accordo di Parigi. Come spiegano gli stessi Verdi europei, per contenere l’aumento di temperatura sotto i 2°C, l’energia pulita dovrebbe puntare ad un 38-40% per la fine del prossimo decennio.

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