Rinnovabili • giovani agricoltori

Per i giovani agricoltori innovazione fa rima con sostenibilità

I giovani agricoltori sono favorevoli all’utilizzo delle tecnologie di evoluzione assistita, ovvero le biotecnologie più evolute e sostenibili da utilizzare in agricoltura. Ovvero come migliorare la qualità e la produzione rispettando l’ambiente

giovani agricoltori
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di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Giovani agricoltori, giovani innovatori. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Giovani Agricoltori (promosso da Edagricole e dalla rivista “Terra e Vita”) svolta in collaborazione con Bayer, il 70% dei giovani agricoltori è favorevole all’utilizzo delle Tea, le tecnologie di evoluzione assistita ovvero le biotecnologie più evolute e sostenibili da utilizzare in agricoltura. Il 45% dei giovani agricoltori già utilizza sistemi di agricoltura digitale con un duplice obiettivo: migliorare sia la qualità che la sostenibilità della produzione

I dati dell’indagine, elaborati da Nomisma, rimandano l’immagine di giovani imprenditori agricoli «competenti, interconnessi e aperti all’innovazione» che vogliono muoversi in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, secondo le strategie Biodiversity 2030 e Farm to Fork. Quali migliori destinatari del Next Generation EU? L’indagine dimostra anche che è proprio l’innovazione tecnologica il fattore che più pesa nel rinnovamento generazionale in agricoltura. 

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Bisogna tuttavia considerare il panorama dell’agricoltura nel suo complesso. Come ha dichiarato Francesco Mastrandrea, leader di Anga che rappresenta i giovani di Confagricoltura, «i giovani sono il futuro dell’agricoltura, ma il loro contributo sarà determinante solo se a crescere sarà tutta l’agricoltura e l’intero sistema Paese». Le infrastrutture di telecomunicazione costituiscono la base del cambiamento, un punto su cui Anga insiste in modo particolare perché non si può parlare di digitalizzazione e di agricoltura 4.0 se non c’è connessione su tutto il territorio, quindi anche nelle aree interne: connettere le aree interne è sinonimo di nuova occupazione e di ostacolo all’abbandono del territorio, ma anche della possibilità di raggiungere nuovi mercati. 

Pur se profondamente innovatori (come nel caso delle fattorie verticali o degli insetti per uso alimentare), i giovani agricoltori restano contrari al cibo prodotto in laboratorio a tutto vantaggio di un rapporto irrinunciabile fra la terra e l’alimentazione.

Un premio per innovatori sostenibili

Il premio #L’agricolturaègiovane è stato assegnato a dodici giovani agricoltori selezionati tra 2.000 candidati di tutta Italia. Alcuni hanno deciso di puntare sull’agricoltura con preferenza netta per il biologico, altri hanno preso le redini dell’azienda di famiglia e anche in questo caso non hanno avuto dubbi nel riconvertirla al biologico, ma per tutti il denominatore comune è l’innovazione per la sostenibilità. Due di essi hanno ricevuto la menzione speciale: Sofia Michieli di Crespino (Rovigo) e Gaetano Rago che conduce l’azienda di famiglia Rago nella Piana del Sele (Salerno). Sofia, titolare dell’azienda agricola Michieli dalla produzione diversificata, ha introdotto un sistema di canaline mobili “up and down” per la coltivazione nelle serre che consente di risparmiare suolo, aumentare la produzione e far lavorare gli addetti in piedi. In azienda si pratica la lotta integrata, si punta alla distribuzione con filiera corta, si tutela il benessere dei lavoratori. Sofia ha ricevuto la menzione speciale per aver dato concretezza alla sostenibilità.

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L’azienda di Gaetano è specializzata nella coltivazione e trasformazione di insalate di I e IV gamma: per dare un’idea, la sua azienda è la prima esportatrice di rucola in Europa. Gaetano ha ricevuto la menzione speciale per la forte propensione all’innovazione che si traduce in informatizzazione di processo e valorizzazione delle vocazioni di un territorio che, nonostante sia penalizzato dall’arretratezza delle infrastrutture e della logistica, punta allo sviluppo e alla competitività.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
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Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
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Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.