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Ripristino degli ecosistemi, l’ONU premia sette esempi virtuosi di lotta al degrado

Il ripristino degli ecosistemi è possibile anche dove il degrado sembrava irrimediabile. FAO e UNEP hanno premiato sette iniziative realizzate in diverse aree del mondo che hanno raggiunto ottimi risultati e hanno obiettivi ancora più ambiziosi a vantaggio dell’ambiente e delle comunità locali. La dimostrazione concreta che la sostenibilità è un investimento e non un costo

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Immagine di vecstock su Freepik

Il premio World Restoration Flagships

Il ripristino degli ecosistemi è possibile. La FAO e l’UNEP (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) hanno premiato come World Restoration Flagships sette iniziative di ripristino degli ecosistemi, realizzate in Africa, America Latina, Mediterraneo e Sud-Est asiatico. Sette modelli virtuosi di recupero di aree naturali fortemente compromesse. Condizioni di degrado quasi assoluto dovuto a cause diverse che vanno dagli incendi alla siccità, dalla deforestazione all’inquinamento.

Il ripristino degli ecosistemi permette di ricevere il sostegno tecnico e finanziario delle Nazioni Unite per fare ulteriori passi avanti contro il degrado ambientale. I premi World Restoration Flagship rientrano tra le azioni di UN Decade on Ecosystem Restoration, istituito nel 2019 con una Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU.

L’obiettivo dell’iniziativa è prevenire, fermare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutti i continenti e in tutti gli oceani. Solo con ecosistemi sani potremo migliorare la sussistenza delle persone e nello stesso fermare la perdita di biodiversità e contrastare il cambiamento climatico.

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Ripristino degli ecosistemi e trasformazione dei sistemi agroalimentari

Il riconoscimento viene assegnato alle iniziative virtuose che realizzano gli impegni assunti per il ripristino degli ecosistemi. Impegni importanti e di valore globale: basti pensare che nel mondo i territori degradati occupano un miliardo di ettari, ovvero un’area più estesa della Cina. Le sette aree recuperate si estendono su circa 40 milioni di ettari (quasi 600 volte l’area di Nairobi) e possono creare circa 500mila posti di lavoro.

World Restoration Flagship è l’ennesima dimostrazione che la sostenibilità è un investimento e non un costo. Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP, ha sottolineato che «per troppo tempo lo sviluppo economico è avvenuto danneggiando l’ambiente. Oggi sono in atto impegni globali per ripristinare un ambiente sano. Queste iniziative dimostrano che le iniziative per il ripristino degli ecosistemi mettono al centro le comunità locali e creano posti di lavoro. Il cambiamento climatico crea crisi planetarie, dobbiamo intensificare gli sforzi per le azioni di ripristino».

Tanti sono i risultati che si possono raggiungere, come ha evidenziato QU DOngyu, direttore generale della FAO: «Il ripristino degli ecosistemi terrestri e acquatici è un passo cruciale nella trasformazione dei sistemi agroalimentari globali perché diventino più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili.È una soluzione a lungo termine nella lotta per sradicare la povertà, la fame e la malnutrizione, mentre affrontiamo la crescita della popolazione e c’è maggiore bisogno di alimenti, beni e servizi ecosistemici».

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Le sette World Restoration Flagship

Vediamo in sintesi le sette iniziative di ripristino degli ecosistemi

Fiume Indo

Lungo i 3.180 Km dell’Indo si svolge vita sociale, culturale ed economica dell’attuale Pakistan da oltre 5.000 anni.L’obiettivo dell’iniziativa Living Indus – che definisce l’Indo un’entità vivente titolare di propri diritti – è ripristinare 25 milioni di ettari di bacino idrografico entro il 2030, che comprende il 30% della superficie del Pakistan.

Riforestazione nelle Ande

Sotto la guida dell’organizzazione peruviana non profit ECOAN si sta attuando con successo un modello di riforestazione comunitaria che ha l’obiettivo ripristinare e far crescere 30 milioni di alberi entro il 2030 in un’area di circa 1 milione di ettari in Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela.

Le comunità locali potranno trarre numerosi vantaggi da questa iniziativa: pertanto, non solo lavoro e miglioramento della qualità di vita, ma anche protezione del territorio da ogni tipo di sfruttamento.

Mangrovie nello Sri Lanka

Nello Sri Lanka le foreste di mangrovie sono ecosistemi costieri che fanno da ponte tra biodiversità marina e terrestre. I mezzi di sostentamento delle comunità costiere dello Sri Lanka dipendono fortemente da questi ecosistemi, tuttavia i cambiamenti climatici e le attività umane minacciano la sopravvivenza di questo ecosistema.

Dal 2015 Sri Lanka Mangrove Regeneration Initiative ha ripristinato 500 ettari di mangrovie. Entro il 2030 dovrebbero diventare 10mila ettari, con benefici per 5mila famiglie e la creazione di 4mila nuovi posti di lavoro.

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Giungla del Terai tra India e Nepal

La giungla del Terai (5,10 milioni di ettari condivisi da India e Nepal) è uno degli habitat più critici al mondo. Qui tigri, elefanti e rinoceronti sono a rischio. L’iniziativa ha ripristinato di 66.800 ettari di foreste, alla protezione delle tigri, e ha migliorato la sussistenza di 500mila famiglie nepalesi. L’obiettivo è il ripristino di 350mila ettari entro il 2030.

Agricoltura in Africa

L’iniziativa Regreening Africa ha adattato le tecniche agroforestali alle esigenze degli agricoltori per ripristinare oltre 350.000 ettari in Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger, Ruanda, Senegal e Somalia. Entro il 2030, si dovrebbero ripristinare altri cinque milioni di ettari con benefici per oltre 600mila famiglie. Inoltre, stanno aumentando lo stoccaggio del carbonio, la resa dei raccolti e l’erba. Il suolo diventa più resistente e la fissazione dell’azoto agisce da fertilizzante naturale.

Agroforestazione in Africa

Il programma di Forest Garden, grazie a tecniche agroforestali innovative sostituisce le pratiche agricole insostenibili e il suolo si rigenera. Inoltre dà agli agricoltori formazione, forniture e attrezzature. Forest Garden ha ripristinato l’ecosistema di 41mila ettari, che entro il 2030 dovrebbero diventare 229mila con la creazione di 230mila posti di lavoro.