Senza accesso equo alla terra l’agricoltura non è sostenibile: la proposta di Via Campesina

L’ECVC propone misure contro l’accaparramento fondiario e per il ricambio generazionale in agricoltura

Accesso equo alla terra: la proposta di direttiva UE di Via Campesina
Foto di Chris Ensminger su Unsplash

L’ECVC propone misure contro l’accaparramento fondiario e per il ricambio generazionale in agricoltura

(Rinnovabili.it) – Un tetto alle superfici agricole che possono essere coltivate da una sola azienda. La creazione di banche della terra pubblica. Interventi prioritari per giovani agricoltori e progetti di agro-ecologia. E un regolamento sui trasferimenti dei diritti d’uso delle terre agricole. Sono i capisaldi della proposta di “Direttiva sui terreni agricoli” presentata ieri a Bruxelles dal Coordinamento europeo della Via Campesina (ECVC). Un documento, quello recapitato ai vertici UE, che unisce l’attenzione per l’accesso equo alla terra con regole che garantiscono un suo uso più sostenibile.

“Non esiste un quadro europeo per la governance della terra, ma molte politiche europee hanno un impatto sul prezzo della terra, sulle sue condizioni o sulla sua distribuzione, a partire dalla PAC [la Politica agricola comune, ndr] e dall’assegnazione di sussidi in base al numero di ettari”, nota l’ECVC. “Abbiamo analizzato lo stato dei terreni agricoli e le misure concrete per garantire la realizzazione del diritto alla terra e abbiamo presentato una proposta di direttiva completa”.

La proposta poggia su un assunto fondamentale: per attuare politiche fondiarie eque, democratiche e sostenibili è imperativo garantire un accesso equo alla terra. Senza il quale, gli agricoltori non possono produrre cibo di buona qualità per la popolazione. Da questo punto di vista, la situazione in Europa è tutt’altro che ideale.

I due vizi capitali dell’agricoltura europea

Oggi il 60% e più dei suoli europei è degradato. E l’agricoltura non contribuisce davvero a ripristinarli. Anzi. La scarsa performance ecologica ha due radici.

Una sta nell’accaparramento delle terre, una realtà sempre più marcata nel vecchio continente. Già nel 2013, in Europa, il 3,1% delle aziende agricole controllava il 52,2% della terra. Mentre il 76,2% delle aziende ne coltivava appena l’11,2%. La sperequazione di questi dati si traduce, concretamente, nel predominio di un modello di sfruttamento intensivo e spesso non sostenibile del territorio e delle risorse ecosistemiche.

La seconda radice parte dalla PAC e dal modo di distribuzione dei suoi fondi. Per fare solo un esempio a noi vicino: in Italia, il 20% delle aziende agricole riceve l’80% dei sussidi PAC e controlla il 75% della superficie agricola. Il fatto che queste ultime due percentuali siano simili non è un caso: l’UE distribuisce i sussidi in basse alla quantità di terra posseduta, mentre fattori come l’uso di pratiche sostenibili conta molto meno.

Accesso equo alla terra come soluzione

Di fronte a questa situazione, l’insieme di misure proposte da Via Campesina costituisce uno “standard minimo” per garantire che le contromisure necessarie siano attuate: combattere la concentrazione fondiaria e il land grabbing, promuovere l’agro-ecologia e favorire il ricambio generazionale.

Per Tove Sundström, membro del Comitato di coordinamento ECVC, l’accesso equo alla terra “è un diritto” e garantire questo diritto “è necessario per il futuro dell’agricoltura europea. Deve essere una priorità nelle politiche agricole nazionali ed europee”. “Questa direttiva è anche uno strumento per chiedere e sostenere le necessarie riforme fondiarie a livello locale e nazionale”, spiega Antonio Onorati dell’organizzazione contadina italiana ARI. “È uno strumento che, soprattutto, ci permetterà di garantire il rinnovamento generazionale di cui abbiamo profondamente bisogno”.

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