Rinnovabili • Crisi climatica: OMM, il climate change è quasi “fuori controllo”

OMM, la crisi climatica è senza precedenti: i dati degli ultimi 10 anni

È la criosfera a mostrare i segni più evidenti del climate change. I principali indicatori della crisi climatica sono in accelerazione. L’impatto del cambiamento climatico è aumentato “drasticamente” negli anni ’10. Il nuovo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale

Crisi climatica: OMM, il climate change è quasi “fuori controllo”
Foto di Victor Serban su Unsplash

Il documento di sintesi sulla crisi climatica è stato pubblicato durante la Cop28 di Dubai

(Rinnovabili.it) – Il tasso e l’impatto del cambiamento climatico sono aumentati “drasticamente” durante gli anni ’10. Tra il 2011 e il 2020, praticamente tutti gli indicatori della crisi climatica hanno raggiunto livelli preoccupanti. Dalla temperatura media globale allo stato di salute dei ghiacciai, passando per l’acidificazione degli oceani, l’aumento del livello dei mari, la fusione dello scudo glaciale dell’Antartide. È soprattutto ciò che è accaduto nelle regioni polari a far suonare l’allarme: qui il climate change ha avuto impatti devastanti. Lo afferma l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), pubblicato ieri in concomitanza con la Cop28 di Dubai.

La crisi climatica e la criosfera

È la criosfera – l’insieme degli ecosistemi e dei biomi ghiacciati del Pianeta – a mostrare i graffi più evidenti dell’accelerazione della crisi climatica. Nell’ultimo decennio, i ghiacciai in alta montagna si sono assottigliati al ritmo di 1 metro l’anno, un valore senza precedenti. Mettendo a rischio le risorse idriche da cui dipendono miliardi di persone.

La calotta glaciale continentale antartica ha perso quasi il 75% di ghiaccio in più tra il 2011 e il 2020 rispetto al periodo 2001-2010. Uno sviluppo “inquietante”, secondo l’OMM, per il futuro innalzamento del livello del mare. Che metterà a repentaglio l’esistenza delle regioni e degli stati costieri più bassi. Allo stesso tempo, l’estensione del ghiaccio marino nell’Artico ha proseguito la tendenza alla riduzione registrata negli ultimi decenni. Il minimo medio stagionale del 2011-2020 è stato il 30% inferiore alla media storica.

I dati relativi a Groenlandia e Antartide sono particolarmente significativi. Insieme, i due maggiori serbatoi di acqua dolce del Pianeta contengono 29,5 milioni di m3 di acqua. Durante il decennio 2011-2020, la Groenlandia ha perso massa ad un tasso medio di 251 miliardi di tonnellate (Gt) l’anno, con un nuovo record di perdita di massa di 444 Gt nel 2019. L’Antartide ha perso ghiaccio ad un tasso medio di 143 Gt l’anno, con più di tre quarti di questa perdita di massa proveniente dall’Antartide occidentale.

Rispetto al decennio precedente (2001-2010), si tratta di “un aumento del 38% delle perdite di ghiaccio dalla Groenlandia e dall’Antartide messe insieme”, dato che “conferma l’aumento sostenuto della perdita di massa della calotta glaciale rispetto agli anni ’90 (1992-2000), quando Groenlandia e Antartide le perdite di ghiaccio ammontarono a sole 84 Gt l’anno”.

Un decennio climate change record

Gli altri principali indicatori della crisi climatica non dipingono uno scenario migliore. La crescita del tasso di aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera è quasi raddoppiata dalle 1,5 parti per milione (ppm) l’anno degli anni ’90 alle 2,4 ppm l’anno del decennio 2011-2020.

La temperatura media globale per il periodo 2011-2020 è stata di 1,10 ± 0,12°C superiore alla media del periodo 1850-1900. Un’accelerazione che l’OMM definisce “allarmante”. Le maggiori anomalie positive del decennio, in luoghi con più di 2°C sopra la media del periodo 1981-2010, si sono verificate nell’Artico. I tassi di riscaldamento degli oceani mostrano un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni. Quelli relativi alla parte più superficiale della colonna d’acqua, lo strato di profondità 0-2000 m, hanno raggiunto tassi di 1,0 ± 0,1 Wm2 nel periodo 2006-2020, rispetto a 0,6 ± 0,1 Wm2 nell’intero periodo 1971-2020. Sempre negli ultimi 10 anni, in media il 60% della superficie dell’oceano ha subito ondate di calore marino in un dato anno, con il picco più alto del 65% nel 2016. Quasi raddoppiato il tasso di aumento del livello dei mari, arrivato a 4,5 mm l’anno rispetto ai 2,9 mm del 2001-2010.

“Ogni decennio a partire dagli anni ’90 è stato più caldo del precedente e non vediamo alcun segno immediato di un’inversione di tendenza. Stiamo perdendo la corsa per salvare i nostri ghiacciai e le nostre calotte glaciali in scioglimento”, ha affermato il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas. “Ciò è inequivocabilmente causato dalle emissioni di gas serra derivanti dalle attività umane. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra come priorità assoluta per il pianeta, al fine di evitare che il cambiamento climatico sfugga al controllo”, ha aggiunto.

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