Rinnovabili • Emissioni oil&gas: 300 satelliti ci regalano i numeri veri

I furbetti globali delle emissioni oil&gas pizzicati da Al Gore

300 satelliti, 11.100 sensori, machine learning e intelligenza artificiale: con questi strumenti un progetto dell’ex vicepresidente di Bill Clinton rivela i dati sulle emissioni globali con il primo monitoraggio indipendente. L’inventario include tutti i settori che producono gas serra

Emissioni oil&gas: 300 satelliti ci regalano i numeri veri
Foto di Rebecca Humann da Pixabay

Quante sono davvero le emissioni oil&gas globali?

(Rinnovabili.it) – Il primo monitoraggio indipendente delle emissioni oil&gas rivela una verità amara. I maggiori inquinatori mondiali non hanno dichiarato i volumi reali negli ultimi 5 anni. Anzi, si sono tenuti ben al di sotto. Le emissioni reali degli idrocarburi potrebbero essere il doppio di quelle comunicate all’Onu, cioè la base di dati su cui vengono calcolati gli obiettivi climatici, il budget di carbonio che ci resta, e altri importanti indicatori della crisi climatica in corso.

A rivelarlo è Climate TRACE, un progetto guidato da Al Gore che si appoggia a circa 300 satelliti, telerilevamento, sensoristica avanzata (più di 11mila sensori), intelligenza artificiale e machine learning per compilare l’inventario più completo sulle emissioni globali di gas serra. Uno sforzo che “tappa i buchi” dei dati Onu, che vengono comunicati direttamente dagli Stati.

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Le discrepanze maggiori tra dati in mano all’UNFCCC, l’ente onusiano sul cambiamento climatico, e quelli forniti dai vari paesi, riguardano il settore delle emissioni oil&gas. Secondo il progetto di Al Gore, al conto potrebbero mancare 1,4 miliardi di tonnellate di CO2, cioè un volume pari a quello dichiarato ufficialmente. Non solo. Un altro miliardo di t di anidride carbonica non sarebbe stato mai conteggiato finora: è l’ammontare fantasma ascrivibile a quei paesi che non hanno l’obbligo di comunicare con regolarità le loro emissioni degli idrocarburi.

Ma ci sono dati significativi per la crisi climatica al di là delle sole emissioni oil&gas. La produzione di acciaio a livello globale, ad esempio, vale 13,1 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente tra il 2015 e il 2020, pari alle emissioni totali di Giappone e Regno Unito messe insieme nello stesso periodo. Il trasporto marittimo e l’aviazione insieme hanno emesso quasi 11 mld di t di CO2e: se fossero un paese sarebbero il 5° inquinatore mondiale. E i gas serra prodotti dalle navi sono cresciuti ben del 10% tra 2018 e 2020, molto più del previsto. Per di più, in quello che forse è il settore più lento nella decarbonizzazione.

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Altri aspetti sono piuttosto sottovalutati dalla diplomazia climatica ma sono centrali per contrastare il climate change in modo efficace. Come le emissioni originate dagli incendi: in Russia negli Stati Uniti sono più che raddoppiate dal 2015 a oggi e superano quelle “standard” di un paese come il Brasile.

Le emissioni del riso, invece sono decisamente più alte del previsto in molti paesi. Nell’occhio del ciclone soprattutto l’India: gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2016, ma oggi potrebbero anche essere il triplo.

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